Il quattordicesimo Dalai Lama, Tenzin Gyatso, è atteso a Milano giovedì 20 ottobre 2016, quando alle 8,30 sbarcherà a Malpensa. E la polemica è già scoppiata.
La giornata del Dalai Lama sarà fitta: dopo il saluto del Sindaco Sala, che lo accoglierà all’aeroporto, alle 10,00 incontrerà il cardinale Angelo Scola presso il palazzo arcivescovile di piazza Fontana, mentre alle 11,30 presenzierà alla conferenza agli Arcomboldi “Etica e consapevolezza in un mondo globale”, riservata agli studenti e anche punto d’incontro per un presidio di protesta già annunciato dalla comunità cinese. E qui sta il punto.
IL DISAPPUNTO DELLA COMUNITÀ CINESE – È stata, infatti, la stessa Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese a esprimere tutto il proprio rammarico circa il conferimento della cittadinanza onoraria al Dalai Lama, sostenendo che “Il quattordicesimo Dalai Lama non è una figura puramente religiosa, ma è un politico in esilio che da anni si presenta in veste religiosa nello svolgimento delle attività’ separatiste contro la Cina”.
LA FERITA AI SENTIMENTI DEL POPOLO CINESE – “Il fatto che il Consiglio Comunale di Milano, le altre Istituzioni e persone siano presenti con connivenza alla visita del Dalai Lama a Milano e conferiscano a lui la Cittadinanza Onoraria – prosegue la nota diramata dall’Ambasciata –, ha ferito gravemente i sentimenti del popolo cinese. Tutto ciò ha un impatto negativo sui rapporti bilaterali e sulle cooperazioni tra le regioni dei due Paesi. La Cina, con i suoi Rappresentanti Istituzionali, esprime forte rimostranza e ferma opposizione”.
LA COMUNITÀ CINESE MILANESE: QUESTO CONFERIMENTO È UNO SBAGLIO – Dura anche la comunità cinese meneghina, che ha comunicato che “quella dell’attribuzione della cittadinanza onoraria al Dalai Lama è un’iniziativa che riteniamo sbagliata e che offende decine di migliaia di cittadini cino-milanesi, perché non tiene conto dell’effettiva realtà storica e attuale del rapporto tra la Cina e la regione del Tibet e presenta la figura del Dalai Lama non semplicemente come esponente religioso ma come capo di uno stato che in realtà non esiste”.
LA TENSIONE, TRA DETTO E NON DETTO – La sede diplomatica cinese a Roma ha inoltre sottolineato che “negli ultimi decenni grazie alle politiche agevolate e gli aiuti finanziari del Governo Centrale, alla dinamica amministrazione del Governo Regionale e ai grandi contributi compiuti dal popolo residente, di ogni etnia, della Regione Autonoma del Tibet, si sono ottenuti splendidi successi nello sviluppo economico-sociale, nel miglioramento della vita, nelle opere pubbliche. Sono aumentati gli sforzi economici per promuovere ulteriormente la cultura, l’istruzione, la religione e la tutela ambientale. Il popolo di ogni etnia, dell’area tibetana, percepisce i tangibili benefici che non hanno precedenti nella storia della regione; tali benefici sono i frutti della prosperità e della stabilità. Negli ultimi anni, le cooperazioni sino-italiane di vari settori stanno vivendo un ottimo momento. L’Italia è diventata uno dei maggiori destinatari degli investimenti cinesi in Europa, gli scambi nei campi dell’economia, della scienza e tecnologia, della cultura sono sempre più attivi e intensi, dimostrandosi la vitalità energetica delle cooperazioni bilaterali sostenuti dai mutui interessi.
– “Negli anni a venire – hanno aggiunto –, si vedranno ancora più potenzialità negli scambi del commercio e degli investimenti, nei coordinamenti e collegamenti delle strategie di sviluppo rispettive, nelle cooperazioni sotto il quadro dell’iniziativa di One Belt One Road. Speriamo che le parti interessate possano prendere in severa considerazione dei rapporti bilaterali, e impegnarsi in modo positivo della promozione dell’amicizia e della cooperazione tra i due paesi”.
(foto: Gorup de Besanez)