Esenzioni Area C Milano malati cronici, la bufala del Comune, intervista di Cronacamilano
Era l’11 gennaio 2012, a distanza di 5 giorni dal varo di Area C, quando il Comune pubblicava sul suo sito istituzionale una notizia che non lasciava adito a dubbi: Esenzioni di Area C per tutti i pazienti cronici in cura negli ospedali milanesi.
LA NOTIZIA PUBBLICATA SUL SITO DEL COMUNE: I MALATI CRONICI NON PAGHERANNO AREA C – Nel dettaglio, la notizia divulgata da Palazzo Marino recitava:
1) “Oggi sono state definiti anche altri casi di esenzione. Ai malati cronici sono state riconosciute l’esenzione dal pagamento di Area C e la deroga a circolare con motorizzazioni vietate (equiparando la loro condizione a quella dei disabili) per sottoporsi a cure.
2) Sia nel caso in cui le strutture siano situate all’interno della Cerchia dei Bastioni, sia nel caso in cui il malato sia residente in Area C e rientri dopo aver effettuato la cura in strutture situate nel resto della città.
3) Esenzione e deroga sono previste anche per gli spostamenti che il malato cronico dovrà effettuare per raggiungere il luogo di lavoro, stante l’impossibilità, dovuta alla sua patologia, di utilizzare il mezzo pubblico”
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L’INTERVISTA A UNA PAZIENTE CRONICA DEL FATEBENEFRATELLI – A distanza di 2 mesi dall’inizio del provvedimento, CronacaMilano si è recata all’ospedale Fatebenefratelli per intervistare i pazienti cronici dell’ospedale, e capire se l’esenzione c’è o non c’è.
– Parlando di Fatebenefratelli, il primo problema è che, per raggiungerlo, non si può esentarsi dal pagamento del ticket, poiché la struttura sorge proprio all’interno del confine delineato dalle telecamere.
– Detto questo, abbiamo intervistato la signora Alessandra (nome fittizio): 72 anni, reduce da un linfoma scoperto nel 2010 e affetta da circa 20 anni una rara sindrome autoimmunitaria.
– “Nel 2010 sono stata ricoverata nel reparto di pneumologia del Fatebenefratelli per una presunta polmonite – inizia a spiegarci la signora Alessandra. – Purtroppo, dopo le analisi, i medici hanno scoperto che si trattava di un tumore ai polmoni. Pertanto, sono stata spostata nel reparto di oncologia dell’ospedale, dove sono rimasta per due mesi a causa di varie complicazioni.”
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I CICLI DI CHEMIOTERAPIA E LE COMPLICAZIONI CHE HANNO RESO NECESSARIE NUOVE VISITE FUORI DAL CALENDARIO PREVISTO – “Ho sostenuto il primo ciclo di chemioterapia in ospedale, al termine di due mesi di ricovero; dopodiché sono stata dimessa”, prosegue Alessandra.
– “Generalmente – ci spiega la signora, – i cicli di chemio sono programmati a 25 giorni di distanza uno dall’altro, ma sovente capita che il paziente necessiti di visite intermedie per la nascita di complicazioni dovute all’assunzione dei farmaci, come le crisi di rigetto e la febbre alta. Alcuni farmaci da assumere durante la terapia domiciliare, infatti, sono molto delicati, poiché agiscono direttamente sul midollo spinale e, quindi, possono provocare forti squilibri nell’organismo. Io ho dovuto più volte tornare dalla mia dottoressa, che dopo avermi visitata mi ha dovuto integrare subito la cura con ulteriori farmaci. All’epoca, comunque, non c’era Area C, e in termini prettamente economici le ulteriori visite non avevano comportato il pagamento di alcun balzello viabilistico”.
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TERMINATA LA TERAPIA SALVAVITA, I PAZIENTI SONO COSTANTEMENTE MONITORATI DAI MEDICI. E L’ESENZIONE? – Attualmente, dopo un anno di chemioterapie Alessandra, come tutti gli altri pazienti cronici, si sottopone a regolari controlli nel reparto oncologico dell’ospedale, ma non solo.
– “La mia dottoressa, dato il mio quadro clinico, mi cura ‘a sei mani’ con una immunologa e un pneumologo. Questo – specifica Alessandra – significa che devo continuare a recarmi in ospedale non solo per i controlli oncologici, ma anche per gli esami ai polmoni, gli esami del sangue, le radiografie, le ecografie e il monitoraggio costante al sistema immunitario, moltiplicando gli accessi sotto le telecamere di Area C.
– “Inoltre – prosegue la signora, – poiché i miei polmoni, purtroppo, non saranno mai più sani al 100%, devo anche frequentare sedute cicliche di ginnastica respiratoria, necessaria per aiutare il mio apparato a funzionare correttamente.
– “Solo la ginnastica respiratoria è costituita da 10 sedute da ripetere periodicamente – continua a spiegare Alessandra. – “Per questo, oltre a recarmi in ospedale dall’oncologa, dall’immunologa e dal pneumologo, mio marito deve accompagnarmi anche alle 10 sedute, con cadenza di 3 volte alla settimana, di ginnastica respiratoria.”
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LA RICHIESTA DELL’ESENZIONE: LA DEROGA E’ STATA CONCESSA? – “Purtroppo, quando mia figlia si è recata all’ufficio Area C per ritirare l’apposito modulo, abbiamo ricevuto l’amara scoperta – spiega ancora la signora Alessandra.
– “A differenza di quanto promesso dal Comune a tutti i malati cronici, infatti, la deroga è concessa soltanto ai pazienti che si recano in ospedale per sottoporsi al farmaco salvavita, come la chemio o la dialisi. Addirittura – specifica la signora – mi hanno detto che nella domanda avrei dovuto allegare il calendario completo delle sedute della chemioterapia programmate dall’ospedale, contro ad ogni criterio di privacy verso il paziente, e creando una impossibilità anche rispetto alle visite urgenti intermedie o agli eventuali spostamenti di seduta dovuti ad imprevisti, non da ultimo dei medici.
– “Nel mio caso, comunque, poiché ho finito le chemio, anche se devo comunque tornare in ospedale fino a 3 volte alla settimana, non ho diritto a nessuna esenzione. E devo pagare fino a 50 euro al mese per continuare le miei terapie”.
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PISAPIA E MARAN HANNO IDEA DI COSA SIANO I CONTROLLI DOPO AVER AVUTO UN TUMORE? “E’ uno scandalo – si sfoga la signora Alessandra – costringere tante persone a pagare per sottoporsi alle cure necessarie per non tornare indietro una volta aver sconfitto malattie mortali come una tumore.
– “Ciò che sembra, è che il Sindaco Pisapia e il suo Assessore alla Viabilità, Pier Francesco Maran – aggiunge Alessandra – non abbiano idea di cosa comporti aver avuto un tumore, e stiano giocando con la vita di tante persone che hanno guardato in faccia la morte.
– “L’universo di cure, visite, esami e terapie che si spalanca ad un paziente dopo aver cessato i cicli di chiemoterapia, è di una vastità enorme – conclude la signora. – Aver promesso l’esenzione dal pagamento è stata solo una bufala: la realtà è chi è un paziente cronico continua a pagare per curarsi, sottoponendosi non solo “all’ingiustizia” insita nell’essere stato colpito da una malattia (nel mio caso, oltre al tumore, anche una sindrome rara che ho da 20 anni), ma anche a quella di pagare un pedaggio per ricevere le cure che il Comune, falsamente, aveva promesso sarebbero state garantite a tutti. Senza alcun pedaggio per raggiungere l’ospedale”.
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SCRIVETECI – Come sempre, CronacaMilano esorta tutti i lettori ad esprimere la propria opinione sul tema in questione e a comunicarci la propria esperienza.
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V.P.