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Vigili del Fuoco di Milano, la visita di CronacaMilano alla sala operativa del Comando Provinciale di via Messina

Sala Operativa Vigili Del Fuoco Milano-5Era il 1° febbraio, anno di grazia 1812, quando 83 intrepidi, tra ufficiali e pompieri, su ordine dell’allora imperatore dei francesi e re d’Italia, Napoleone Bonaparte, davano vita al primo Corpo cittadino di «Sapeurs Pompiers». Agli Zappatori Pompieri, come li chiamavamo alle nostre latitudini, venne destinato come prima sede l’ex convento di S. Eustorgio, luogo che sarebbe stato, tuttavia, solo il primo di una lunga serie di alloggiamenti. Sono passati 201 anni da allora e sono cambiate le sedi, migliaia e migliaia di uomini si sono succeduti, l’Italia s’è fatta unita. Ma il coraggio, l’abnegazione e il senso del dovere dei pompieri – o meglio, i Vigili del Fuoco, come stabilì una legge apposita che nel 1938 ne cambiò il nome – sono rimasti immutati. L’istituzione dei Vigili del Fuoco – la più amata dagli italiani, secondo un sondaggio Istat – rappresenta per tutti un punto di riferimento imprescindibile ogni qualvolta si parla di soccorso e sicurezza. Noi di Cronacamilano.it abbiamo avuto l’onore e il piacere di trascorrere due ore in compagnia di questi «eroi moderni». proprio nel loro quartier generale di via Messina 35.
L’attuale sede del 52° Comando provinciale è stata inaugurata il 13 maggio 1956. Una costruzione sicuramente all’avanguardia per quei tempi e che la Provincia, finanziatrice dell’opera, aveva presentato come, non solo la più moderna ed efficiente d’Europa, ma del mondo intero.
Varcata la soglia d’ingresso, ad attenderci c’è il dottor Vittorio Di Giacomo, responsabile dei rapporti con la stampa. A colpire subito sono le dimensioni della struttura che, con i numerosi corpi di cui è costituita, è davvero imponente. Ma niente se considerato che al Comando provinciale fanno capo in città «altri quattro distaccamenti: il Distaccamento cittadino “Benedetto Marcello”, il “Cuoco”, il “Darwin” e il “Sardegna”, a cui vanno a sommarsi anche gli altri sette presenti sul territorio provinciale, dieci distaccamenti di volontari, il nucleo sommozzatori e il distaccamento aeroportuale di Linate», sottolinea Di Giacomo.
Sono numeri che garantiscono al Comando di Milano il secondo posto in Italia, dietro solamente alla capitale, in quanto a grandezza. E semmai ce ne fossero, i dubbi svaniscono quando all’interno del cortile delle «partenze» si indugia con lo sguardo sull’imponente dispiegamento di automezzi rosso fiammante, tutti ordinatamente posteggiati. «È da qui che ogni giorno partono gli automezzi – prosegue la nostra guida -. Tutto è strutturato affinché, in un minuto dall’allarme, gli automezzi sfreccino via verso la propria destinazione».
Esiste anche un altro cortile, un po’ più nascosto, ed è quello dedicato alle «manovre». Qui, oltre ad essere parcheggiati tutti quei mezzi che non trovano spazio in autorimessa, a catturare lo sguardo è il cosiddetto «Castello di manovra». Si tratta di un alto edificio grigio, privo di finestre, che svetta al centro dell’ampio cortile e che tutte le mattine diventa il fulcro vitale dell’attività addestrativa dei pompieri: la scala italiana, la scala a ganci, il salto nel telo e tutte le manovre antincendio. Poi, a qualche decina di metri di distanza, si trova l’edificio dedicato al magazzino e al vettovagliamento, proprio a fianco della grande rimessa che ospita l’attrezzatissima officina, vanto di tutto il Comando. Nel cortile di «manovra» ogni mattina vengono assegnati gli incarichi ai circa 170-180 vigili operativi della giornata che, su turni di 12 ore (dalle 8 alle 20 e dalle 20 alle 8), garantiscono alla città, e non solo, un soccorso 24 ore su 24.
La nostra visita prosegue addentrandoci in quello che è il cuore pulsante e centro nevralgico del Comando: la Sala operativa. Maglietta polo ignifuga bordeaux, pantaloni neri con rifrangenti, tutti seduti alle loro postazioni numerate dotate di computer: sono i sei vigili presenti in sala e addetti all’azione di monitoraggio dei vari interventi, più o meno urgenti, da effettuare. «Oltre ai computer abbiamo anche tre grossi video che ci consentono di sorvegliare, in concomitanza con il personale Atm della metropolitana, tutte quelle situazioni che possono richiedere il nostro intervento», ci informa Claudio Borgato, responsabile Emergenze.
Un numero, 17.946, fa capolino da uno dei tanti monitor presenti nella stanza. «Sta ad indicare la quantità di interventi che abbiamo effettuato da inizio anno fino ad oggi (31 agosto 2013, ndr) – a parlare questa volta è Alessandro Re, il capo squadra in turno -. Il che significa che in un anno i Vigili del Fuoco del Comando effettuano circa 30.000 interventi sul territorio di competenza». La loro tipologia è la più disparata: a seconda delle stagioni si passa dagli incendi, agli alberi caduti e che ad esempio ostacolano il flusso dei Navigli; dalle fughe di gas, ai tentati suicidi; ma anche infortuni in casa, incidenti stradali, ferroviari, catastrofi aeree e, non ultimo, gli incidenti causati da sostanze chimiche pericolose o radioattive. C’è solo l’imbarazzo della scelta tra le tante sciagure che possono stravolgere una normale giornata di vita quotidiana.
In più, non mancano anche le azioni di soccorso in favore degli animali. A tal proposito, incontriamo Maria Letizia Mira d’Ercole, del Nucleo Saf (Speleo Alpino Fluviale), vale a dire tra i Vigili del Fuoco addestrati ad operare in ambienti urbani ed extra urbani impervi – che si tratti di grotte, falesie, forre o tralicci, grattacieli, viadotti – mediante l’applicazione di tecniche di derivazione speleo-alpinistiche e fluviali, come veri e propri scalatori. Maria Letizia è appena rientrata, insieme con un collega, da un intervento di salvataggio di un gattino, rimasto incastrato accidentalmente in un’anta di una finestra, ai piani alti di un condominio. «Sono una delle quattro presenze femminili del Comando provinciale – ci racconta la bella vigilessa, con un passato nella nazionale militare di pallavolo -. L’esame di idoneità fisico per le donne è molto duro, poiché vengono richiesti gli stessi risultati conseguiti dagli uomini. Pertanto, lo sforzo e l’impegno profuso da una donna, per le naturali differenze fisiche tra i due sessi, diventa anche superiore rispetto a quello di un candidato maschio. I rapporti con i colleghi, comunque, sono sempre di massima stima e rispetto reciproci».
Gli aneddoti, i racconti, le imprese potrebbero essere innumerevoli e non basterebbero pagine e pagine per elencarli tutti. L’orgoglio e la soddisfazione sono evidenti su tutti i volti che abbiamo incontrato, o anche semplicemente incrociato, durante il nostro breve viaggio in questo interessantissimo mondo. Ne usciamo con la consapevolezza che quello del Vigile del Fuoco non sia solo un mestiere, ma una sorta di vocazione, un’attitudine che spinge taluni uomini e donne ad adoperarsi senza requie per la sicurezza altrui. Con un’unica, ferma convinzione: quella nel lavoro di squadra, nello spirito di gruppo, posto al di sopra di ogni cosa.
Il 27 luglio 2013 è ricorso il 20° anniversario della strage di via Palestro, dove tre di questi valorosi ragazzi – Stefano Picerno, 36 anni; Carlo La Catena, 25; Sergio Pasotto, 34  persero la vita per un attentato terroristico. Il ricordo va a loro, al loro sacrificio, alla loro abnegazione. Alla loro memoria.

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Salvatore Patella

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