Le domande per accedere alla pensione, utilizzando le regole per l’ape sociale e per i lavoratori precoci, sono state 65.972 ma di queste solo 20.957 sono state accolte, mentre altre 44.306 sono state respinte. Quelle residue sono ancora in fase istruttoria. Solo una persona su tre, tra quelle che hanno provato a utilizzare le procedure speciali, hanno ottenuto una risposta positiva. I dati sono stati forniti dalla direttrice generale dell’Inps, Gabriella Di Michele, nel corso dell’audizione in commissione Lavoro alla Camera.
Nel dettaglio, solo una domanda su tre dell’ape sociale è stata accolta, mentre il 64,9% delle richieste è stato respinto. Peggio è andata per chi ha provato ad andare in pensione come lavoratore precoce: solo il 28% ce l’ha fatta, mentre il 70,1% ha avuto una risposta negativa e la quota restante è in attesa che termini la fase istruttoria.
Le domande che interessano l’ape sociale sono 39.721 di cui 13.601 sono state accolte e 25.895 respinte, mentre 425 sono in fase d’istruttoria per carenza di documentazione. Per i lavoratori precoci, invece, in totale sono arrivate 26.251 domande di cui 7.356 sono state accolte e 18.411 respinte, mentre 484 sono in fase d’istruttoria.
Il direttore generale dell’Inps, Gabriella Di Michele, in audizione nella commissione Lavoro della Camera, ha proposto di estendere la platea dell’Ape, rendendone più facile l’accesso ai disoccupati e alle persone che svolgono lavori gravosi. Attualmente, anche riesaminando le domande ”alla luce delle più favorevoli interpretazioni, la platea dei soggetti di cui può essere accolta la domanda sarà sempre abbastanza esigua rispetto a budget a disposizione, che continua a essere abbastanza nutrito”, spiega il dg. Quindi, essendo una sperimentazione avviata nel 2017, si propone di perfezionare lo strumento a partire dal prossimo anno. L’Inps chiede, inoltre, una ”semplificazione dei documenti da allegare mediante utilizzo più esteso dell’autocertificazione”. E si propone, per i lavoratori disoccupati, ”una semplificazione dei requisiti d’accesso anche al fine di rendere più agevole la verifica sulla base delle banche dati disponibili”. Infine Di Michele chiede la possibilità di ”valutare l’accesso all’ape sociale in qualsiasi caso di cessazione del rapporto di lavoro e, quindi, anche a tempo determinato e non solo in caso di licenziamento”.
(fonte: adnkronos.com)