Polemiche Busto Arsizio Film Festival: il punto di vista del pubblico milanese
Quando si legge delle enormi traversie che deve affrontare un festival culturale arrivato a 15 edizioni, nato in una città di provincia e capace di essersi esteso non solo nei comuni circostanti, ma anche a Milano e Roma, il tutto contando sulla presenza dei protagonisti nazionali e internazionali più accreditati del panorama culturale mondiale, è un dolore per tutti. E la sensazione è quella di una grande occasione sprecata in primis, e soprattutto, per il grande pubblico.
Ciò a cui si fa riferimento sono gli ostacoli che stanno travolgendo, in questi giorni, il BAFF: il Busto Arsizio Film Festival, nato nel 2003 dall’estro e dalle mille fatiche (è il caso di dirlo), di Alessandro Munari (nella foto), infaticabile presidente della rassegna e che, non a caso, deve ai suoi natali proprio a Busto, assieme a Gabriele Tosi e altri.
LA LITE – Negli ultimi tre giorni, le polemiche sono divampate a colpi di interviste: al centro, un accesissimo scontro telefonico avvenuto tra il presidente Munari e il sindaco di Busto Arsizio, Emanuele Antonelli, a seguito delle dichiarazioni rilasciate da quest’ultimo la scorsa domenica, e lo slittamento di diversi pagamenti ancora dovuti per l’edizione 2017 della rassegna. Da qui, la totale incertezza relativa agli impegni di spesa legati anche all’edizione 2018 della manifestazione: “Le promesse si ripetono, di fatto l’amministrazione è inadempiente”, ha dichiarato Munari, che riferendosi ai tanti fornitori che aspettano ancora di essere pagati, ha spiegato che “prima di impegnarci in un’altra edizione vogliamo garanzie economiche”.
– Nel dibattito è stata coinvolta anche Manuela Maffioli, assessore alla cultura di Busto Arsizio; Maffioli ha confermato sulla Prealpina le pesanti difficoltà economiche dell’amministrazione: “Che anche l’amministrazione di Busto Arsizio non navighi nell’oro non è un mistero” – ha dichiarato Maffioli. Tuttavia, l’assessore ha anche precisato che “Da qui a dire che si va a chiudere un appuntamento importante per la programmazione culturale, non mi risulta: nessuno lo ha detto né pensato”.
TOTALE MANCANZA DI CERTEZZE – Molte parole da parte dell’amministrazione, dunque, ma il presidente Munari vuole che sul tavolo vengano portate certezze.
– La macchina organizzativa del BAFF, infatti, che culmina nella settimana del Festival, è in moto 365 giorni all’anno grazie non soltanto al suo infaticabile presidente, ma anche a una rete di circa 50 collaboratori, molti dei quali ragazzi e ragazze, che danno fondo alle proprie energie verso rimborsi spese minimali, e rispetto ai quali sono ormai in attesa da mesi: “Ho fatto una riunione con la squadra pochi giorni fa – ha spiegato Munari –, ma il morale è sempre più basso, e mandare avanti le cose in questo modo è impossibile.
– E le conseguenze, in tal senso, già si sono abbattute poiché, in questo stato di totale mancanza di certezza, Munari si è trovato costretto ad annullare la presentazione del BAFF 2018 che, venerdì 3 novembre 2017, avrebbe dovuto tenersi niente meno che alla Festa del Cinema di Roma: “Un punto di arrivo” – ha specificato Munari, che attraverso all’eccellenza del BAFF e dell’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni del quale è fondatore (un’accademia del cinema divenuta fiore all’occhiello del territorio bustocco, e che al momento ospita circa 70 allievi), è riuscito a far diventare Busto Arsizio un protagonista consolidato all’interno di realtà come la già citata Festa del Cinema di Roma (dove il BAFF avrebbe dovuto presenziare per il terzo anno consecutivo) e de La Milanesiana, gloriosa manifestazione culturale e vanto della capitale, invece, meneghina.
UNA MANCATA OCCASIONE, ANCHE PER IL PUBBLICO MILANESE – Al netto delle polemiche e di come questa brutta storia sarà (ci auguriamo nel migliore dei modi) risolta, il clima che si respira al momento è di grande delusione. Non solo per i cittadini bustocchi, dove la rassegna porta un indotto di massima importanza ogni anno, ma anche per il pubblico milanese, dove in particolare durante la scorsa edizione del BAFF si erano svolti decine di eventi presso lo spazio MiMat di Via Morozzo della Rocca e allo storico cinema Mexico di via Savona (sempre al cinema Mexico, inoltre, nel 2015 Steve Della Casa, direttore artistico del BAFF, aveva intervistato il premio Oscar Gabriele Salvatores, durante un incontro pubblico all’interno del palinsesto della Milanesiana).
– E quella che sembra sempre più una mancata occasione per tutti, non finisce qui, poiché il sistema cinema realizzato da Munari e dalla sua squadra aveva raccolto grande successo anche alla recente riapertura del cinema Anteo, stringendo quindi ulteriori e ancora più stretti contatti con Milano. In tale occasione, infatti, Alessandro Munari e la direttrice didattica dell’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni, Minnie Ferrara, avevano sottolineato «il valore di ogni nuovo progetto che nasce in ambito culturale, soprattutto quando lo scopo è quello di moltiplicare l’offerta e coinvolgere nuovi pubblici. Il Cinema Anteo – aveva proseguito Munari – ha sempre dedicato molta attenzione alle sinergie, anche con le scuole e questo rinnovamento, nella struttura e nelle intenzioni, è un’occasione importante per attivare una collaborazione con l’Istituto Antonioni”.
– Inoltre, sarebbe troppo lungo riportare l’intero elenco delle personalità che il BAFF ha saputo, creandosi un’identità di massima qualità e riconoscibilità anche all’estero, portare sul proprio palco in queste 15 edizioni di attività. Solo per ricordarne alcune, quindi, menzioneremo Umberto Eco, Francis Ford Coppola, Mario Monicelli, Claudia Cardinale, Ferzan Ozpetek, Peter Fonda e Faye Daneway. “Una delle giornate più commoventi di tutta la storia del Festival – aggiunge Munari – fu quella dell’intervento di Michelangelo Antonioni”, ma il presidente ricorda anche “la straordinaria lectio magistralis che tenne Umberto Eco nel 2010, quando sul palcoscenico del BAFF ebbe una reunion con Murray Abraham (il “Bernardo Guy” del Nome della Rosa). Ma ancora tanto – continua il presidente Munari – si potrebbe dire di Dino Risi, Lizzani, Montaldo, Pupi Avati, Luciano Emmer, Giancarlo Giannini, Ursula Andress, John Savage, Sergio Castellitto, Laura Morante, Roy Scheider, Maria Schneider, Carlo Verdone (ospite d’onore dell’ultima edizione, nda), Veronica Pivetti, Elisabetta Sgarbi e tantissimi altri ancora.
– Il tutto senza dimenticare che, per l’edizione del BAFF 2018, “Sono già in programmazione 4 documentari importantissimi per la visibilità di Busto Arsizio”, dichiara ancora Munari, e che “senza la certezza dei fondi verranno annullati: uno su Malpensa, come aeroporto della città di Busto (e in merito al quale Munari si è già speso contattando Sea, Alitalia e Volandia, nonché l’Istituto Luce e la Rai, nda); uno sul centenario della Pro Patria; uno sul velo club e, in particolare, Fausto Coppi in qualità di suo primo tesserato; infine un documentario sulla nascita della TV commerciale che trovò il proprio alveo, ancora una volta, a Busto, con interviste a Fedele Confalonieri, Galliani e Silvio Berlusconi”.
LIETO FINE (E NUOVI MECENATI) CERCASI – Alla luce di tutto ciò, è inevitabile auspicare che il sindaco di Busto Arsizio, Emanuele Antonelli, riesca a dirimere questa mortificante bagarre, e sappia fornire al più presto tutte le certezze concrete necessarie al BAFF, e alla realizzazione della sua edizione 2018.
– “Ho sempre stimato il sindaco, lo ritengo persona seria e preparata – ha stemperato il presidente Munari, disposto a cerare insieme soluzioni collaborative efficaci, volte a salvaguardare una manifestazione che negli ultimi 15 anni è cresciuta sempre più sul territorio, portata avanti in nome dell’amore per la cultura quale valore indispensabile per tutti (la fittissima programmazione del BAFF, infatti, propone da sempre solo ed esclusivamente attività gratuite e con accesso libero per tutti).
– In attesa, il presidente Munari lancia un appello per trovare nuovi mecenati che vogliano sostenere il BAFF, “Ho sempre ritenuto importante aprirsi al territorio – ha spiegato in merito Munari –, soprattutto a realtà con una storia di passione per il cinema come Legnano e Gallarate. Ora allargo lo sguardo, mi rivolgo alle forze positive ed economiche. Se qualcuno volesse aiutarci, potrebbe sostenere eventi dedicati, il che dà soddisfazione. Non posso e non voglio essere – ha concluso il presidente Alessandro Munari – l’unico e ultimo mecenate di questa città”.
Valentina Pirovano