Morto Antonio Manganelli, a Milano spuntano scritte ingiuriose contro il Capo della Polizia scomparso a 62 anni
Neanche 24 ore dalla morte di Antonio Manganelli, 62 anni, nominato capo della Polizia dal Consiglio dei ministri il 25 giugno 2007, e sui muri di Milano, nel cuore della notte, compaiono scritte ingiuriose nei suoi confronti.
Frasi vigliacche, ciniche, barbare, senza scusante alcuna, e i cui autori si sono guardati bene dallo scrivere alla luce del giorno, sotto gli occhi di tutti.
Tanto per citarne qualcuna: “+ Manganelli morti! + sbirri morti”; “Manganelli uno di meno!“; “Manganelli speriamo che abbia sofferto!“; “Sbirri merde! Manganelli era ora!”; “Pagherete caro, pagherete tutto!”; “Più Manganelli stesi“. E via di questo tono.
Il deprecabile gesto è stato compiuto sui muri delle vie Pomposa (angolo via Ravenna), via Mompiani, piazzale Ferrara e via dei Cinquecento, al quartiere Corvetto.
Inoltre, si tratta proprio della zona dove, lo scorso sabato, si è conclusa la manifestazione dei centri sociali per commemorare il decennale della morte di Davide Cesare, noto nell’ambiente con il nome di “Dax”, appartenente al centro sociale Orso, e accoltellato nella notte tra il 16 e il 17 marzo del 2003 per divergenze politiche tra fazioni opposte di antagonisti.
Un corteo, quello dello scorso weekend che, ricordiamolo, degenerò in lanci di vasi in cemento, auto di cittadini danneggiate, e un vero e proprio assalto contro il Commissariato di via Tabacchi e la scuola militare Teulié, causando danni alla cittadinanza per circa 400 mila euro.
Del resto, proprio di un anno fa lo scoppio della grande polemica quando, sempre a Milano, venne eletto come capo del gabinetto del Vicesindaco, Maurizio Azzolini. L’ex estremista infatti, nel 1977, durante una manifestazione immortalata da uno scatto passato ormai alla storia, impugnò una pistola che, solo per puro caso, non colpì il vicebrigadiere Antonio Custra, poi comunque tragicamente ucciso.
“E’ assolutamente inaccettabile” avevano spiegato un anno fa i rappresentanti del COISP (Coordinamento dell’Indipendenza Sindacale delle Forze di Polizia), attraverso il loro segretario nazionale, Franco Maccari.
“E’ un vero scandalo – aveva aggiunto il COISP, – che un personaggio che ha sparato contro i poliziotti nella stessa giornata del 14 maggio 1977 in cui è stato ammazzato il Vicebrigadiere Antonio Custra, e che solo grazie al caso o alla cattiva mira non è un assassino, oggi rivesta tale ruolo.
Il COISP aveva pertanto manifestato “per far comprendere al Sindaco Pisapia l’opportunità di rimuovere immediatamente Azzolini dal prestigioso incarico che riveste in seno all’Amministrazione comunale di Milano”.
La risposta di Pisapia alle proteste sollevate, purtroppo, non si era palesata. In sua vece, il sindaco di Milano aveva offerto ai manifestanti di incontrare, invece, il suo portavoce Paolo Limonta: noto attivista dei centri sociali milanese, coordinatore dei comitati per Pisapia e responsabile dell’ufficio rapporti con la città.
Pisapia aveva poi comunicato (attraverso il suo Ufficio Stampa): “Sono assolutamente disponibile a incontrare i rappresentanti dei sindacati della Polizia di Stato. Ma penso che un incontro, per essere proficuo, debba riguardare la totalità delle sigle sindacali che rappresentano gli agenti e non solo una parte di esse. In questo modo – concluse il Primo Cittadino di Milano – si potranno affrontare in modo completo tutte le problematiche di cui si sta discutendo in questi giorni’’.
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S.P.