Animali e Ambiente

Protesta animalisti Mifur Milano, ecco come vengono ammazzati gli animali che vengono scuoiati e trasformati in pellicce

Ieri, in occasione dell’apertura del Mifur (Salone della pelliccia e della pelle) di Milano, le associazioni Animalisti Italiani Onlus, Gaia Onlus e LAV Milano hanno organizzato a partire dalle ore 12:00, presso il polo fieristico di Rho (MI), un’iniziativa di protesta contro il macabro, ingiustificabile e insensato sfruttamento degli animali utilizzati per realizzare capi di abbigliamento e rifiniture, nonché contro “l’altrettanto deplorevole indifferenza di coloro che incentivano il commercio delle pellicce, causando sofferenza, tortura e uccisione di milioni di volpi, visoni, cincillà, leopardi, linci, cani, gatti, conigli e così via”.

 

“Ogni anno oltre 40 milioni di animali allevati e prelevati vengono uccisi per la loro pelliccia”, sottolinea il presidente di Gaia, Edgar Meyer. “Di questi circa 25.000 sono visoni e 3 milioni sono volpi. Gli animali allevati e uccisi per realizzare pellicce in tutto il mondo sono circa 29 milioni. Solo in Italia sono circa 300.000”.

 

“Gli animali destinati a essere scuoiati hanno una vita brevissima” spiegano ancora gli organizzatori della protesta, “trascorsa all’interno di gabbie minuscole e sudice in tali condizioni di insopportabile vessazione psicofisica che spesso gli animali si auto-mutilano.

 

Gli organizzatori spiegano poi, ancora, i metodi con cui le povere bestiole vengono uccise, all’età di appena 7-8 mesi:

  • elettrocuzione anale e vaginale,
  • rottura delle ossa cervicali,
  • asfissia con gas tossici o soffocamento,
  • sparo di un chiodo nel cervello seguito da dissanguamento.

 

Chi acquista una pelliccia – concludono i volontari – ricordi che occorrono:

  • dai 30 ai 60 animali per una sola pelliccia di visone,
  • dai 180 ai 240 animali per una sola pelliccia di ermellino,
  • dai 130 ai 200 animali per una sola pelliccia di cincillà,
  • dalle 10 alle 24 volpi per ottenere una sola pelliccia di volpe.

 

A questo punto, la domanda che tutti dovrebbero porsi è: vale davvero la pena arrivare a tanto, per avere addosso la pelle di un animale morto ammazzato?

 

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Di Redazione

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