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Ricavi società calcio Deloitte, l’analisi di Italia, Spagna, Inghilterra, Germania e Francia

La Spagna domina, la Germania avanza, l’Inghilterra arranca, la Francia stenta a decollare. E l’Italia? La situazione non è rosea e, nel futuro prossimo, peggiorerà. Cerchiamo di analizzare nel dettaglio la situazione delle nazioni che caratterizzano l’Europa del pallone.

 

 

LA SPAGNA AVANZA, L’INGHILTERRA ARRANCA – Real Madrid e Barcellona da una parte, Manchester United e Manchester City dall’altra. Entrambe le coppie sono favorite per la vittoria di una coppa europea. Le due spagnole della Champions League, le due inglesi dell’Europa League.

  • La differenza è tutta qua; tra un calcio, quello d’Oltremanica, che arranca ed un altro, quello delle ‘Furie Rosse’ che avanza.
  • E se dal 2006 al 2011 la Champions League è stata dominata dai colori spagnoli, sono ben tre i successi dei catalani, firmati dal Barça (2006, 2009 e 2011), c’è da giurarci che i prossimi anni non brilleranno di sicuro per eterogeneità, se non nazionale. La finalissima dell’Allianz Arena del prossimo 19 maggio 2012, sorteggio permettendo, potrebbe essere una questione tutta spagnola tra Real Madrid e Barcellona.
  • Discorso ben diverso per gli inglesi che dopo essere stati protagonisti, nella prima parte del decennio che ha aperto il nuovo secolo, con il Liverpool, autore di due finali delle quali una vinta, nel 2005, a danno del Milan; e fatta esclusione per la finalissima tra Red Devils e Chelsea del 2008, non hanno potuto far altro che inchinarsi alla supremazia spagnola. Sia sul campo che sul fronte ricavi.

 

LA GERMANIA SI CONFERMA, LA FRANCIA STENTA A DECOLLARE – Tedeschi e francesi sono, rispettivamente, al terzo ed al quinto posto del Ranking Uefa. Ed è proprio la Germania il Paese a sorprendere di più:

  • Un campionato sempre più livellato al rialzo, vinto nella scorsa edizione dal Borussia Dortmund, ed un numero maggiore di squadre autentiche protagoniste nelle coppe europee. I tempi nei quali si parlava solamente del Bayern Monaco sono finiti.
  • I risultati del modello tedesco si vedono: bavaresi (unico club europeo ad avere più introiti che debiti) al quarto posto della graduatoria per ricavi generati, campioni tedeschi in carica che entrano in classifica al 16esimo posto e, ammirate bene, Schalke 04 che mette a segno il ‘colpaccio’.
  • La società di Gelsenkirchen guadagna sei posizioni e, per la prima volta nella sua storia, supera la soglia dei 200 milioni di euro di fatturato. Il motivo? Prestazioni eccelse, delle quali si ricorderanno bene i tifosi interisti, in Champions League che, nella stagione 2010-11, sono state interrotte solamente in semifinale da Sir Alex Ferguson.
  • Discorso ben diverso per i francesi che, nonostante i nuovi stadi e l’arrivo degli sceicchi, non hanno ancora un appeal europeo. Il Marsiglia aumenta i ricavi di 9 milioni di euro ma, con la sua quattordicesima posizione, è il primo club transalpino. Delude invece, anche dal punto di vista tecnico, il Lione.

 

MILAN ED INTER: MERCATO DAL FUTURO INCERTO – Milan ed Inter, con un fatturato in calo rispettivamente del 3,8 e del 6,3%, comandano in Italia per ricavi ma, in due, non fanno la ricchezza generata dal Real Madrid o quella prodotta dal Barcellona.

  • Il club di Moratti, nella scorsa stagione, ha iniziato il calciomercato con il sogno Alexis Sanchez, ma l’ha concluso con la cessione di Samuel Eto’o. È dall’estate del 2010 che Branca cerca acquirenti per i gioielli: Balotelli prima, Eto’o poi, Thiago Motta qualche giorno fa, Wesley Sneijder a giugno 2012.
  • La strategia è chiara: puntare sui giovani per ridurre il monte ingaggi – che in Italia pesa mediamente il 77% del fatturato complessivo – e costruire il fatidico progetto per il prossimo quinquennio.
  • Una strategia vincente se non fosse altro che i tifosi dell’Inter, abituatisi a vincere, non ci stanno. E così i giovani arrivano, mentre gli allenatori partono. Ranieri è il quarto tecnico a sedersi sulla panchina neroazzurra in poco meno di un anno e mezzo. E c’è da scommetterci che a giugno ci sarà un nuovo cambio. Così non si potrà mai vincere.
  • Il Milan, negli ultimi tre anni, ha attuato una strategia differente. Esoso incasso, nel giugno del 2009, dalla cessione di Kakà e, 365 giorni dopo, investimenti su Boateng, Robinho ed Ibrahimovic. Lo scudetto del 2011, così come la Supercoppa Italiana, sono figli di questa campagna acquisti.
  • Le conseguenze non hanno però esitato a farsi sentire. L’estate 2011 è stata caratterizzata da un susseguirsi di nomi che, puntualmente, non sono sbarcati a Milanello. Il motivo? La dirigenza ha deciso, con una strategia completamente opposta rispetto ai cugini neroazzurri, di preservare le proprie risorse di valore: Thiago Silva, Pato e lo stesso Zlatan.
  • Come a dire: “I nostri gioielli non partono”; e così si è dovuti virare verso un ‘convenience shopping’ targato Nocerino, Taiwo, Mesbah e Muntari.
  • E così la libertà d’azione è limitata: un big entra solo se un big esce. Affermazione dimostratasi un mese fa quando Galliani, in quel di Londra, aveva definito l’acquisto di Tevez dietro la cessione di Pato.

 

BENE ROMA E NAPOLI … – Quindicesima la squadra capitolina e ventesimi i partenopei; nel 2011 hanno fatto registrare una crescita dei ricavi. Giallorossi protagonisti di un + 17% e Azzurri autori di un + 25,4%.

  • Il progetto del Napoli era chiaro. Quando il 30 luglio del 2004 venne dichiarato il fallimento della S.S.C. Napoli l’obiettivo era uno solo: tornare in Serie A il più presto possibile. Ma in pochi si attendevano che il club, nella massima serie dalla stagione 2007-08, potesse centrare la Champions League alla quarta stagione.
  • De Laurentiis, anche grazie ai ds Marino e Bigon ed a Mazzarri, ha fatto l’impresa. Ma ora si trova di fronte ad una dolorosa scelta. Nel prossimo calciomercato un big dovrà essere sacrificato. Cavani o Lavezzi sono destinati a partire. Altrimenti fare acquisti diventerà impossibile.
  • Ma qual è stato il fattore che più di ogni altro ha portato i partenopei a questi risultati? L’aumento continuo dei ricavi, associato ad un monte ingaggi modesto, hanno lasciato alla dirigenza la possibilità di intervenire sul mercato senza esitazioni. Si spiegano così i 17 milioni di euro versati per acquisire Cavani, i 17,5 per Inler ed i 12 milioni per Vargas. Cifre difficilmente raggiungibili anche per le big Milan ed Inter.
  • Discorso diverso per la Roma che ha aperto una nuova era. L’idea è quella di diventare la ‘Barcellona d’Italia’. Il mare c’è, la latitudine è simile, ma l’organico della squadra non può che essere molto differente.
  • Baldini-Sabatini sono però un’ottima coppia per rinascere. E lo testimoniano gli acquisti dell’ultimo mercato: Gago, Pjanic, Lamela, Borini ed Osvaldo sarebbero, chi più chi meno, titolari in tutte le squadre di Serie A.

 

…MA IL FUTURO E’ BIANCONERO – L’affermazione, un pò forte, sembra lasciare spazio a poche interpretazioni. Non ci riferiamo al parziale primo posto in Serie A o alla finale di Coppa Italia quasi raggiunta, ma piuttosto alla forza di volontà di questa nuova Juve targata Agnelli-Marotta-Paratici che, con Conte, sembra essere la squadra che dominerà l’orizzonte italiano unitamente al Milan.

  • Lo Juventus Stadium tutto esaurito in gran parte dei match casalinghi è un plus che si ripercuoterà positivamente sui ricavi della società.
  • Se a questo aggiungiuamo che i bianconeri, quasi sicuramente, torneranno a disputare le coppe europee nella prossima stagione, potremmo facilmente attenderci che il fatturato della Vecchia Signora, nel 2012 arrivi a sfiorare quello di Milan ed Inter per poi superarli nel 2013.
  • Inevitabilmente questo si tradurrà in un sorpasso anche sul campo. Le stagioni 2009-10 e 2010-11 sono state ampiamente deludenti, ma il calvario sembra finito. La Serie A dei prossimi anni sarà dominata dai bianconeri; non solo sul fronte ricavi.
  • Questo non vuol dire vincere tre scudetti a ‘man bassa’; significa tornare ad essere competitivi ed avere un ruolo sempre più da protagonisti tanto sul campo, quanto sul mercato. Laddove Marotta ha saputo impreziosire il lavoro, già ottimo, di Conte.

 

IL NON-MODELLO ITALIANO – “Il punto debole delle squadre italiane – secondo quanto affermato da Dario Righetti, partner di Deloitte – continua a essere la forte concentrazione dei ricavi che derivano dai contratti con i media rispetto al resto. Ma se i nostri club vogliono migliorare la loro posizione nel Top20 devono investire maggiormente in strategie idonee a incrementare anche i ricavi derivanti da altre fonti”.

  • Le criticità del non-modello italiano sono ben evidenti a tutti: stadi obsoleti che non attirano più gli spettatori, importanza sempre maggiore della pay-Tv, basso appeal verso i campioni affermati e diverso regime fiscale.
  • Il risultato è devastante: il fatturato dei primi cinque club italiani (Milan, Inter, Juventus, Roma e Napoli) è addirittura inferiore rispetto alla somma dei ricavi generati dal duo Real Madrid – Barcellona. 858,8 milioni di euro contro 930,2.
  • Come è possibile competere in una situazione di questo tipo? È praticamente impossibile. Se poi a questo si aggiunge l’avvento del Fair Play Finanziario, che di ‘Fair’ ha davvero ben poco, la differenza non può che accentuarsi sempre di più.
  • La logica alla base del FFP è molto semplice: chi più guadagna, più spende. Ma se le due spagnole fatturano più del doppio di Milan ed Inter, il triplo di Juventus e Roma ed il quadruplo del Napoli, quali sono le prospettive future per i nostri club? Disastrose, almeno in Europa.

 

QUALE SARA’ IL FUTURO? – La Spagna, con Barcellona e Real Madrid, dominerà le prossime edizioni della Champions League e l’Inghilterra vedrà il ritorno, prepotente, della Germania. È questo il futuro calcistico dei prossimi anni.

  • E l’Italia? Gente come Nocerino, Maxi Lopez, Pazzini, Palombo, Matri, Caceres, Inler,  Pandev, Gago ed Osvaldo vanno più che bene per competere in Italia. Ma di sicuro non bastano per dare ‘battaglia’ in Europa.
  • I più romantici potranno continuare a sognare di poter acquistare i vari Fabregas o Tevez, Messi o Capello, Benzema o Aguero. La realtà però è un’altra: campioni di questo calibro, almeno per i prossimi tre anni, non verranno in Italia. A meno di qualche clamorosa eccezione, giustificata dalla contestuale cessione di un big.


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Matteo Torti

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