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Tasse sulla benzina: quali sono le accise sui carburanti

Continua il nostro viaggio sul prezzo della benzina; dopo aver analizzato la raffica di aumenti conseguenti alle crisi dei Paesi nordafricani, questa volta cercheremo di soffermarci sulle varie voci che compongono il prezzo finale della verde, cercando di capire come mai sia così elevato rispetto a quanto costa effettivamente la materia prima.


LA BENZINA – Iniziamo con lo specificare che la benzina è un prodotto distillato del petrolio greggio ad una temperatura che varia fra i 30 ed i 210 °C. E’ interessante il fatto che da un litro di petrolio, dopo la prima semplice distillazione, solamente il 10% diventi poi benzina.


IL PREZZO FINALE – Le voci che concorrono a comporre il prezzo della benzina sono essenzialmente tre:

  • Il Platts, cioé il prezzo internazionale del carburante: è il luogo in cui si incontrano domanda ed offerta e mette in mostra il costo della materia prima. Vale circa il 35% del totale.
  • Il margine lordo dell’industria petrolifera: vale circa il 10% del totale.
  • La tassazione, comprendente Iva ed accise: vale circa il 55% del totale.

 

UN ESEMPIO – Prendendo come veritiere tali proporzioni e riferendoci ad un prezzo medio di 1,50 euro/litro:

  • il Platts ammonta a 0,525 euro; i
  • il margine lordo ammonta a 0,15 euro;
  • la tassazione (Iva più accise) arriva a 0,825 euro.


PREZZO OTTIMALE VS PREZZO EFFETTIVO – Il 28 febbraio scorso, Nomisma Energia, nel suo studio settimanale, ha evidenziato una difformità tra il prezzo ottimale alla pompa e quello effettivo.

  • Il primo è stato infatti stabilito in 1,4943 euro/litro ed era composto da:
    • Platts: 0,5308 euro/litro
    • Margine medio lordo: 0,1505 euro/litro
    • Accise: 0,5640 euro/litro
    • Iva (20%): 0,2490 euro/litro
  • A dispetto di quello ottimale, il prezzo effettivo alla pompa di servizio, rilevato dal Ministero per lo Sviluppo Economico, era di 1,5080 euro/litro e quindi maggiore.

 

IL COSTO INDUSTRIALE – E’ proprio il Presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, a spiegare quali sono i costi che concorrono alla formazione del prezzo del greggio:

  • Costo industriale di estrazione: 3 dollari al barile;
  • Costo per il trasporto verso la raffineria: 2 dollari al barile;
  • Realizzazione dei diversi derivati del barile: 3 dollari al barile.
  • Da qui il raggiungimento di un totale di 8 dollari al barile: trasformando il risultato in Platts, significa un prezzo di 3 centesimi al litro.

 

3 CENTESIMI AL LITRO?! – Appare evidente che il prezzo del carburante sui mercati internazionali è decisamente diverso dal risultato evidenziato dall’analisi appena condotta.

  • Ciò accade perché entra in gioco la rendita pagata ai paesi produttori, e continua infatti Tabarelli: «Nel Platts la parte più rilevante della quotazione è costituita dalla rendita pagata ai paesi produttori: il margine incassato dagli stati che possiedono pozzi petroliferi».
  • Sottolinea, infine, Tabarelli: «nella differenza tra il Platts calcolato sui costi industriali e quello reale c’è anche la remunerazione dell’attività mineraria delle compagnie petrolifere, che può valere tra i 3-4 centesimi al litro».

 

LA CLASSIFICA EUROPEA

  • Al 3 febbraio 2011, erano la Norvegia, i Paesi Bassi e la Danimarca gli stati europei dove la benzina risulta essere più cara (rispettivamente 1,75, 1,66 e 1,60 euro/litro).
  • Gli stati più economici risultavano essere Russia (0,65 euro/litro), Ucraina (0,709 euro/litro) e Moldavia (0,841 euro/litro).
  • Tra i principali l’Italia si collocava a quota 1,461 euro/litro, prezzo più basso rispetto a:
    • Francia (1,53 euro/litro),
    • Germania (1,495 euro/litro),
    • Regno Unito (1,529 euro/litro);
  • ma prezzo più alto rispetto a:
    • Portogallo (1,406 euro/litro),
    • Spagna (1,24 euro/litro),
    • Svizzera (1,292 euro/litro).


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Matteo Torti

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