Recensione e trama “Dietro i candelabri”: una biografia senza filtri e senza veli
Il 5 dicembre 2013 è uscito nei cinema italiani il nuovo film di Steve Soderbergh “Dietro i candelabri”. Tra i protagonisti Michael Douglas, nei panni del celebre ed eccentrico pianista Wladziu Valentino Liberace, e Matt Damon, nelle vesti del compagno “toyboy” di Liberace, Scott Thornson.
TRAMA – “Dietro i candelabri”, dietro alle quinte si potrebbe dire, ripercorre la vita sfarzosa, eccentrica e disinibita di Liberace, fino all’amaro epilogo coincidente con la diffusione del virus Hiv (stesso virus che aveva colpito anche l’attore Rock Hudson).
– Scott Thorson incontra Liberace al termine di un’esibizione dello stesso in un locale lussuoso. Liberace, col pretesto di un suo cagnolino cieco e sordo, chiede a Scott, amante degli animali ed aspirante veterinario, di prendersi cura della sfortunata bestiola.
– Presto l’attrazione reciproca rende i due una coppia affiatata e indissolubile. Liberace, desideroso di vedere il suo Scottie felice ad ogni costo (tanto da volerlo adottare come suo “figlio”), non solo lo asseconda in ogni sua richiesta ,ma sottoporrà lo stesso a un intervento di chirurgia plastica per rendere il volto del suo amato il più possibile simile al suo.
– Col passare del tempo emergono però le differenze fra i due: Liberace propenso a stare in compagnia del solo Scottie e quest’ ultimo, essendo più giovane, desideroso di condurre una vita più sociale. La noia di una vita alimentata di solo sfarzo (gioielli e abiti di lusso), porta inoltre Scott ad abusare di cocaina.
– I rapporti fra i due si raffreddano quindi precipitosamente: Liberace si “affeziona” a un giovane ballerino e Scott, divorato dagli effetti dalla dipendenza della coca, diventa sempre più paranoico e ingestibile. La rottura è all’angolo: Scott viene a sapere del tradimento consumato, da parte di Liberace a conferma dei suoi timori.
– Liquidato con una somma forfeittaria, Scott avrà modo di riavvicinarsi al suo, un tempo, amato “Lee”, in circostanze tragiche.
GIUDIZIO – L’ omosessualità è la principale chiave di lettura del film: il pianoforte, ragione del successo di Liberace, ricopre un ruolo decisamente secondario. Liberace viene rappresentato come un libertino sfrenato, amante del lusso e della trasgressione sessuale, nonostante nel 1957 avesse querelato il Daily Mirror per aver fatto allusioni sulla sua omosessualità. L’artista non fece mai outing, infatti.
– L’interpretazione di Michael Douglas è superba: nonostante in diversi film, da “Attrazione Fatale” a “Basic instinct”, incarni alla perfezione il ruolo del playboy, nella pellicola di Soderbergh il tutto s’inverte: è lui una sorta di Sharon Stone proiettata dal punto di vista dei suoi amanti.
– Matt Damon, nell’interpretare il bisessuale Scott, è pure esso autore di una grande interpretazione.
– La performance dei due protagonisti, dunque, non ha nulla da invidiare ai rinomati Heat Ledger e Jack Gyllenhaal, i cowboy innamorati de “I segreti di Brokeback Mountain” di Ang Lee.
– Il film, seppure eccellente grazie a Douglas e Damon, talvolta scade troppo nel profondo e nel privato della figura di Liberace. Il titolo della pellicola legittima un tale approccio ma, forse, anche il pubblico e il pianoforte, lo strumento che ha fatto conseguire al pianista fama e gloria, avrebbero meritato una maggiore attenzione.
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Ugo Grassi