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ARCO Paralimpiadi Parigi 2024: Bronzo W1 misto Dameno-Tonon

Storico bronzo nel W1 per Daila Dameno e Paolo Tonon. Quarto posto senza rimpianti nel Misto Compound Per Sarti e Bonacina

Eccola qui, la prima medaglia alle Paralimpiadi di Parigi: arriva grazie al mixed team, nel W1. È di bronzo. E la ottengono Daila Dameno e Paolo Tonon, protagonisti di una finale per il terzo posto destinata a rimanere impressa nella memoria del tiro con l’arco azzurro.

Perché si concretizza al termine di una rimonta clamorosa (recuperati 8 punti nelle ultime due volée). E, soprattutto, perché è la numero 32 (e primissima nel W1) nella storia di una Nazionale italiana che, sul podio, sale dalla notte dei tempi: ovvero, da Stoke Mandeville 1984.

Ma le emozioni all’Esplanade des Invalides non sono concluse, visto che nel pomeriggio l’Italia ha dimostrato per la seconda volta di essere tra le migliori al mondo, raggiungendo la finale per il bronzo nel misto compound open con Eleonora Sarti e Matteo Bonacina. Alla fine i due azzurri chiudono al quarto posto, ma escono dal campo senza rimpianti. Dopo aver battuto agli ottavi la Malesia 147-141 e ai quarti la Cina campione uscente con uno spareggio thrilling concluso con tanto di misurazione col compasso 151-151 (19+-19), perdono la semifinale 149-156 contro la Gran Bretagna (Grinham, Macqueen) che prima realizza il record paralimpico e poi va a vincere l’oro contro l’Iran 155-151, mentre l’Italia nonostante una prestazione di altissimo livello è quarta al cospetto dell’India, che ha la meglio 155-156, eguagliando il nuovo record paralimpico, grazie a un punto di riga controllato dal giudice di bersaglio con la lente d’ingrandimento. Più di così, era davvero difficile fare. 

Con questa giornata a dir poco emozionante, si chiude l’avventura del W1 e del Compound Open. Domani si apre la fase dedicata all’Arco Olimpico Open. Saranno sulla linea di tiro Veronica Floreno ed Elisabetta Mijno: Floreno parte dai sedicesimi di finale (ore 11.33) contro Oyun-Erdene Buyanjargal, atleta della Mongolia, mentre Mijno è già qualificata per gli ottavi e, alle 12.58, incontrerà la vincente del duello tra l’indonesiana Wulandari e l’australiana Jennings. 

Storico bronzo nel W1 per Dameno e Tonon

Inizio col botto – Pronti, via. Ed è subito grande Italia. Di fronte agli Stati Uniti, nel confronto che metteva in palio un posto fra le migliori quattro coppie dell’Olimpo, Dameno e Tonon danno vita a una prova impeccabile. E hanno il merito di sfruttare qualche sbavatura degli americani: Jason Tabansky, neo campione paralimpico nell’individuale, e Tracy Otto. Le due volée iniziali sono allo specchio: gli azzurri dominano la prima e rimangono sempre all’interno del cerchio giallo, con due 10 e altrettanti 9. Ma gli Stati Uniti ricuciono quasi interamente il divario, di sei lunghezze, in un secondo atto in cui Daila e Paolo incappano in un paio di 7. Poi, però, si rimettono in moto all’istante, anche grazie a una freccia “scivolata via” a Tracy Otto e che si posa sul 4. Dameno, invece, inquadra il centro del bersaglio: l’Italia si porta nuovamente a +6. E chiude i conti nell’ultima volée: 139-126. La semifinale è contro la fortissima Repubblica Ceca, capace di superare il Brasile, nei quarti, in maniera netta: 144-121.

Cechia infallibile – Peccato che la strada verso la finale per l’oro sia interrotta da due autentici fuoriclasse: Sarka Pultar Musilova e David Drahoninsky. Per superarli, servirebbe un’impresa. O qualcosa di simile. Anche perché Drahoninsky, rimasto a sorpresa fuori dal podio nella prova individuale, si esprime su livelli paradisiaci: tre 10 e un 9 nei primi quattro tiri. Sempre e solo “giallo”. Daila e Paolo provano a tenere il ritmo, ma dopo due volée devono già recuperare 7 punti: ne limano un paio, nel terzo capitolo della sfida (104-109), in virtù di un 10 di Tonon, salvo poi arrendersi definitivamente a una Repubblica Ceca capace di chiudere a quota 146 (a 138).

La rimonta – Daila Dameno e Paolo Tonon si contendono la medaglia di bronzo con il duo della Corea del Sud: Kim Ok Geum e Park Hong Jo. I coreani partono meglio (35-32) e sembrano prendere il largo nella seconda volée: 71-63. Un risultato in cui pesano i due 6 confezionati dagli azzurri (in particolare da Dameno). Finita? No, come amava ripetere Rudy Tomjanovich, storico allenatore di basket, “mai sottovalutare il cuore di un campione”. E il cuore di una campionessa come Daila Dameno, alla terza Paralimpiade dopo le edizioni di Atene nel nuoto e di Torino nello sci, batte forte. Fortissimo. Come quello di Tonon, a proposito di campioni e di atleti che hanno qualcosa in più. Così, nella terza serie, arrivano tre 10 e un 9, mentre la Corea scivola in un inaspettato 1. La situazione è ribaltata: 102-97 per l’Italia. Si tratta di gestire il vantaggio. Ma Daila e Paolo, da questo punto di vista, sono magistrali: finisce 134-132. E con il liberatorio gavettone di coach Fabio Fuchsova a due atleti strepitosi.

Cina da record – Nel W1, mixed team, sul pennone più alto sventola la bandiera della Cina: Chen Minyi e Zhang Tianxin sfoderano una regolarità impressionante e, su 16 tiri, escono soltanto una volta dal “giallo”. Il 147 conclusivo è da applausi: o meglio, da record paralimpico. E Musilova e David Drahoninsky, fermi a quota 143, devono accontentarsi dell’argento.

Le dichiarazioni – “È un’emozione grandissima – commenta Daila Dameno, ai microfoni Rai -. Volevamo assolutamente questa medaglia: senza “se” e senza “ma”. Doveva essere nostra. E così è stato. Averla ottenuta in così poco tempo, da quando tiro con l’arco, è un’ulteriore soddisfazione”. La gioia è incontenibile: “Considero questa la mia più bella medaglia di sempre”. Anche Tonon, dopo il quarto posto nell’individuale, è raggiante: “Ero ancora stanco da ieri, ma volevo riprendermi ciò che la sfortuna mi aveva tolto. Io e Daila non siamo una coppia consolidata, però sapevo che potevamo fare bene. Una volta persa la semifinale, è subentrata un po’ la paura della domenica. Ma abbiamo tenuto duro, senza mai mollare”. Il polsino scucito della prova individuale è uno dei simboli di questi Giochi azzurri: “Siamo riusciti a rattopparlo – sorride Paolo – grazie ai tecnici del villaggio. E oggi è andato tutto per il meglio”. Il vento della buona sorte ha finalmente soffiato nelle vele italiane: “In questi contesti – prosegue Dameno – è necessario rimanere sempre sul pezzo, concentratissimi, evitando di farsi prendere dall’ansia o da altri pensieri. Io, per esempio, ho fatto un 6 e potevo andare nel panico. Ma non è accaduto. Siamo stati bravi a rimanere connessi fino alla fine”. Paolo e Daila si conoscono da due anni: “Abbiamo ottenuto una bella vittoria di squadra. E di tutti: anche del nostro tecnico”. La terza “vita sportiva” dell’atleta originaria di Magenta non poteva iniziare meglio: “Ho “toppato” nell’individuale e desideravo riscattarmi. Dedico il terzo posto alla mia cagnolona Viola, morta lo scorso mese di agosto”. Per quanto riguarda Tonon, pur essendo all’esordio ai Giochi Paralimpici, si è sempre piazzato fra i primi quattro: “Non me lo aspettavo, anche sono partito da casa con grande fiducia. Ho lavorato molto, negli ultimi due mesi mi sono allenato al meglio. Mi sentivo preparato e determinato. Ma da qui ad arrivare in fondo sia nell’individuale, sia nel mixed team, ne passa”. Le sensazioni positive erano emerse già nelle qualifiche: “Ci credevo – aggiunge l’arciere veneto – e ce l’ho messa tutta. Dediche? In primis ai miei genitori, alla mia famiglia, ai tanti amici che erano qui a Parigi, ai miei compaesani di Orsago, in provincia di Treviso, al mio allenatore Ezio Luvisetto, a Fabio Fuchsova, allo staff. E, in generale, a chi ha sempre creduto in me”. Dameno si gode il successo, ma la parola “sazietà” è bandita dal suo vocabolario: “Nella prossima stagione ci saranno i Mondiali in Corea. E piano, piano ci avvicineremo alle Paralimpiadi di Losa Angeles, nel 2028, con l’obiettivo di vincere le medaglie. Sì, al plurale: non una sola”. Per chiudere, l’atto d’amore di Paolo nei confronti del tiro con l’arco: “Uno sport pazzesco, in cui devi essere una macchina. E perfetto: sia mentalmente, sia fisicamente”.

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SARTI E BONACINA QUARTI NEL MISTO COMPOUND
Eleonora Sarti e Matteo Bonacina al quarto posto, ma senza rimpianti. I due azzurri perdono la semifinale 149-156 contro la Gran Bretagna (Grinham, Macqueen) che realizza il record paralimpico e poi a vincere l’oro contro l’Iran 155-151, mentre l’Italia nonostante una prestazione super si ferma al cospetto dell’India, che ha la meglio 155-156, eguagliando il nuovo record paralimpico, grazie a un punto di riga controllato dal giudice di bersaglio con la lente d’ingrandimento.

AGLI OTTAVI ABBONAMENTO AL 9 – Dopo una mattina ricca di soddisfazioni, partono con la cadenza giusta anche Eleonora Sarti e Matteo Bonacina, nel primo turno del Compound Open: la Malesia di Nur Jannaton Abdul Jalil e Daneshen Govinda Rajan è sconfitta col punteggio di 147-141. Punteggio che è frutto di una prestazione di spessore di entrambi gli azzurri: di Eleonora, che non abbandona mai il cerchio giallo e inquadra per 7 volte di fila il 9. La serie verrà poi interrotta, o meglio, nobilitata all’ultimo tiro col centro del bersaglio. E Matteo, dal canto suo, “flirta” ripetutamente col 10, confezionato in cinque occasioni. L’Italia rimane davanti dall’inizio alla fine. E si merita l’incrocio con la Cina, nei quarti di finale.

DUELLO THRILLING AI QUARTI – Di fronte a Zhou Jamin e Ai Xinliang, oro a Rio 2016 nel mixed team, è necessario alzare l’asticella. E sfiorare la perfezione. Detto, fatto: Sarti e Bonacina si esprimono su standard da marziani. È un duello tra giganti e si sviluppa su un filo dell’equilibrio che non potrebbe essere più sottile: basti pensare che la prima e la seconda volée terminano in perfetta parità, mentre nella terza la coppia italiana lascia appena un punticino per strada. E passa a condurre: 113-112. Ma i cinesi non arretrano: al contrario, elevano ulteriormente le loro performance e, nel quarto atto di un confronto dai contorni di un thriller, infilano tre 10 e un 9 di riga. Gli azzurri, comunque, non sono da meno. Anzi: ribattono con un altro tris di 10, oltre a un 8. Il tabellone recita un eloquente 151-151, con un piccolo motivo di rammarico perché il 9 cinese, inizialmente, viene considerato 8. Si va alle frecce di spareggio. Ed è ancora pari: un 10 (realizzato da Eleonora: magistrale) e un 9 a testa. Non rimane che procedere alla misurazione col compasso: le frecce più a ridosso del bersaglio vengono valutate alla stessa distanza. Ma il 9 di Ai Xinliang è più lontano dal centro rispetto a quello di Bonacina. Ebbene sì, è fatta: la seconda semifinale di giornata è realtà. E profuma di impresa.


BRITANNICI DI UN ALTRO PIANETA –
 A separare gli azzurri da un sogno dorato è la Gran Bretagna, ma Jodie Grinham e Nathan Macqueen sono di un altro pianeta. E non si limitano a vincere la semifinale e a staccare il pass per l’atto conclusivo: al cospetto dell’Italia, totalizzano 156 punti ed eguagliano il record paralimpico della Turchia. I britannici non lasciano neppure le briciole a Sarti e Bonacina. I quali sono sotto di appena una lunghezza al termine della volée iniziale. Tuttavia, dalla seconda, la Gran Bretagna non sbaglierà più nulla: colpirà dieci volte il 10 e due il 9. Di fronte a simili cifre, chapeau: giù il cappello. Gli azzurri, fermi a quota 147, possono soltanto congratularsi e riconoscere l’indiscusso valore degli avversari, che si aggiudicheranno poi la medaglia d’oro, in virtù del successo nella finalissima contro l’Iran: 155-151.

NUOVO RECORD – La finale per il bronzo – seconda di una giornata intensissima – è contro l’India di Rakesh Kumar e Sheetal Devi, la diciassettenne senza braccia che tira con gli arti inferiori. Si torna sul campo di gara a pochi minuti di distanza dalla semifinale. Ma l’avvio azzurro è impeccabile. E non in senso metaforico: 10, 10, 10, 10. E +2 in avvio. L’India, però, risponde con la stessa moneta: poker di 10 e “perfect score”. È parità a 78, con Sarti capace di fissare le sue frecce sempre al centro del bersaglio. Ed Eleonora è strepitosa perfino nella terza volée, in cui l’Italia si riporta in vantaggio. Seppur di un soffio: 117-116. Solo che Kumar e Devi sono difficili da scalfire e, al momento decisivo, realizzano il massimo punteggio: 40, per arrivare a 156. Altro record paralimpico eguagliato. E agli azzurri non basta un roboante 155 per issarsi sul gradino più basso del podio. Ma che spettacolo, Eleonora e Matteo.

LE DICHIARAZIONI – I due alfieri azzurri del Compound non hanno nulla da rimproverarsi: “Non ho rimpianti. Anzi, ho vissuto uno dei pomeriggi più belli della mia vita – argomenta un’emozionatissima Eleonora Sarti davanti ai microfoni della Rai -. Finalmente è emerso il percorso che ho condotto in questi anni. Credetemi, sono felice. Ci credevo, ma non mi sarei mai aspettata di tirare con questa serenità e lucidità. E di divertirmi così tanto. Non mi era mai successo prima. E tiro dal 2013. La medaglia sarebbe stata la ciliegina sulla torta, ma sono fiera di questi Giochi”. La stessa fierezza emerge pure dalle parole, e dallo sguardo, di Matteo Bonacina: “La concorrenza è altissima, però abbiamo dimostrato che ci siamo anche noi. Sono orgoglioso della mia compagna, del nostro staff, di tutto il team. In più, era la prima volta che gareggiavo di fronte a un pubblico così numeroso e ritengo di aver gestito bene la situazione. La considero una grande vittoria. Uscire così un po’ brucia. E la strada da percorrere è ancora tanta. Ma è quella giusta. Concordo con Eleonora: nessun rimpianto. Grazie a tutti, compresi coloro che ci hanno seguito da casa: non mi sono mai sentito solo”. Considerato il livello, anche un quarto posto merita una dedica: “A me stessa – aggiunge Sarti – allo staff, alle persone a me vicine e al tecnico che era dietro di noi”. Ovvero, ad Antonio Tosco: “Ora dobbiamo diventare ancora più “mostri” dei nostri avversari”, sorride l’atleta di Cattolica. E un sorriso lo strappa pure Bonacina, compagno nella vita di tutti i giorni di Elisabetta Mijno: “Comincia domani? Era ora, così finalmente riposiamo noi. Scherzi a parte, sarò il primo a tifare e a sperare di gioire”.

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