Degrado Chinatown Paolo Sarpi Milano, lettera aperta a Pisapia da parte del comitato ViviSarpi
Attorno agli anni 20 era noto come il “Borgo degli ortolani” (o Borg di scigolat, delle cipolle), un toponimo ereditato per la sua antica vocazione di verziere dei milanesi. Un dedalo di stradine ubicato tra le vie Canonica e Paolo Sarpi. Ma che qualcosa stesse cambiando, fin da allora, era già nell’aria. Soprattutto, quando, negli stessi anni, una massiccia colonia di cinesi provenienti dallo Zhejiang vi si insediò. Ad attirarli quei cortili interni alle adiacenti abitazioni che fin troppo bene si prestavano alla creazione di laboratori dediti alla tradizionale lavorazione della seta e alla produzione di cravatte. Fu un proliferare di botteghe così rapido che presto finì col guadagnare al rione, in epoca fascista, il “soprannome” di Quartier generale dei cinesi.
DA BORG DI SCIGOLAT A CHINATOWN – Di anni, da allora, ne sono passati davvero tanti. Come tanti, tantissimi, sono gli abitanti del Celeste Impero che hanno deciso di cercare fortuna nella nostra città. Oggi, quel quartiere è stato ribattezzato “Chinatown”, per via dell’altissima concentrazione non solo di cittadini cinesi ma anche di esercizi commerciali da loro gestiti. Una presenza dalle caratteristiche spesso contraddittorie che ha finito col trasformare l’antico rione, nonostante i tentativi delle passate ammnistrazioni di delocalizzarne l’ubicazione, in un colossale ingrosso a cielo aperto. E per il quale i residenti italiani, ancora una volta, tornano a protestare. E lo fanno con una lettera aperta e diffusa agli organi di stampa, indirizzata nientemeno che al sindaco di Milano, Giuliano Pisapia. Firmata Vivisarpi.
“DEGRADO AD OGNI ORA DEL GIORNO E DELLA NOTTE” – “Un intero quartiere trasformato in una piattaforma logistica per il commercio all’ingrosso, non certo degno della Cina che si appresta a sbarcare all’Expo – esordiscono i cittadini -. Proprio in prospettiva Expo continuiamo a chiederci come sia possibile che questo quartiere, così centrale per la città, così ben caratterizzato con la sua storia e la sua specificità urbanistica possa presentarsi ai visitatori in maniera così degradata, attraversato a qualunque ora del giorno da furgoni, biciclette, carrelli ricolmi di scatoloni, pacchi, con cartoni depositati ovunque, cestini costantemente stracolmi di rifiuti quasi che in quartiere non ci fosse una qualsivoglia forma di raccolta differenziata o meno”.
– “Ci sembra quasi assurdo che con tutte queste buone relazioni con la Cina, con questi rilevanti investimenti per il padiglione Expo, non sia possibile trovare, assieme alle autorità cinesi, una intesa, un ‘gentlemen agreement’ per risolvere il problema dell’ingrosso in quartiere”.
“PER NON DISLOCARE L’INGROSSO IN UN’AREA IDONEA?” – “E’ da illusi sperare allora – domandano quasi retoricamente – che una piccolissima parte di quei 65 milioni di euro a bilancio del padiglione Expo possa essere dirottata per facilitare il trasferimento dell’ingrosso in un’area idonea?”.
– Il comitato non nasconde la viva delusione per come il Comune di Milano “abbia di fatto lasciato aumentare il degrado. Anche la nuova ZtL merci (soggetta fra l’altro a un ulteriore ricorso al TAR) non incide se non marginalmente sulla condizione attuale, come fra l’altro avevamo ipotizzato. Se infatti le telecamere hanno una loro efficacia nel controllo e sanzione degli accessi, nulla possono nelle aree esterne alla zona controllata che, come era prevedibile, sono diventate piattaforme logistiche per il carico/scarico merci”.
– “Pur essendo fenomeni arcinoti alla polizia locale, mai controlli vengono esercitati né sanzioni vengono elevate, confermando così nei grossisti la certezza che le regole in questa città siano fatte per essere regolarmente disattese”.
“SINDACO, E’ QUESTO IL REGALO DELLA SUA FUNESTA AMMINISTRAZIONE?” – “Temiamo così – scrive ancora il comitato – che il quartiere nel periodo che va da oggi all’expo seguirà l’andazzo di sempre, e non ci meraviglierebbe che, come ultima ciliegina sulla torta, ci venisse propinato anche un bel dragone installato all’inizio di Via Sarpi, idea che sappiamo essere caldeggiata da qualche assessore della sua giunta, che la considera un’opportunità commerciale da sfruttare”.
– L’invito rivolto direttamente al sindaco è “di scoraggiare in maniera inequivocabile questa assurda e superficiale idea che sarebbe vissuta dagli abitanti, di cui meno del 15% sono cittadini cinesi come confermato dalle rilevazioni dell’ultimo censimento, come un’espropriazione del proprio quartiere e renderebbe vano ogni sforzo di fare del quartiere un incrocio di culture diverse che si contaminano senza sopraffarsi ma salvaguardando le peculiarità di tutti”.
– “Non vorremmo – conclude la lettera – che proprio questo fosse il regalo funesto che la Sua amministrazione ci regala come lascito dell’Expo: non lo meritano gli abitanti tutti e certamente a questo ci opporremo con tutte le nostre forze”.
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S.P.