Richiesta riduzione costo carburante: “Al fisco va 1 euro al litro, tagliare subito accise di 5 centesimi”
La tasse incidono sul prezzo dei carburanti, tra accise e Iva, per una cifra notevole: 1 euro al litro. La segnalazione è stata rilevata da Federconsumatori e Adusbef che, di conseguenza, hanno chiesto la riduzione immediata delle accise di 5 centesimi a litro. Il secondo step, secondo le due associazioni, vedrebbe poi un intervento in termini strutturali, con ulteriori riduzioni di almeno 10 centesimi.
OGGI, COME 7 ANNI FA – ”Negli ultimi tempi – spiegano le associazioni in una nota – abbiamo visto una vera e propria caduta libera della quotazione del petrolio, che oggi si attesta a circa 30 dollari al barile. Un valore simile non si vedeva da lontano gennaio 2009. Allora le quotazioni si attestavano a 34,08 dollari al barile e la benzina costava 1,13 euro al litro”.
6 CENTESIMI IN PIÙ – Tenendo conto ti tutte le varianti intervenute negli anni, proseguono le associazioni, risulta che il costo della benzina si trova comunque 6 centesimi oltre il livello a cui si dovrebbe attestare. Concretamente, tale maggiorazione si traduce in un pesante aggravio sulle tasche dei cittadini, pari a:
– +72 euro annui in termini diretti (vale a dire per i pieni di carburante)
– +59 euro annui in termini indiretti (a causa all’impatto del costo dei carburanti sui prezzi dei beni di prima necessità che, nel nostro Paese, sono distribuiti per l’86% su gomma).
– Il totale ammonta a +131 euro annui.
IL “MONTE TASSE” – “È ormai divenuto insopportabile il monte tasse sulla benzina, che sta arrivando al 70% del prezzo totale del carburante”, dichiarano i presidente di Fedeconsumatori e Adusbef, Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti.
– ”Un andamento del tutto inaccettabile, che richiede un intervento dell’esecutivo affinché le accise siano ritoccate al ribasso immediatamente”. In mancanza di ciò, sottolineano le associazioni, ”il Governo lucrerebbe, come se fosse una ottava Compagnia Petrolifera, ingenti risorse dalle tasche dei cittadini già toccati in misura micidiale nel loro potere di acquisto”.
MA PERCHÉ IL CARBURANTE COSTA COSÌ TANTO? – Perché il carburante costa così tanto? Partiamo da cosa sono le accise, e soffermiamoci sulle varie voci che compongono il prezzo finale della verde, cercando di capire come mai sia così elevato rispetto a quanto costa effettivamente la materia prima.
CHE COSA SONO LE ACCISE – Per “accisa” si intende un’imposta indiretta inserita sulla fabbricazione e la vendita di prodotti di consumo: è un tributo che colpisce unicamente singole produzioni e singoli consumi.
– Sicuramente le più conosciute, a livello italiano, sono le accise varate sui prodotti energetici, anche se in realtà le ritroviamo anche sugli alcolici e sui tabacchi.
ACCISE vs. IVA – Nonostante siano entrambe imposte, accise ed Iva presentano tratti e scopi profondamente diversi:
– Le accise gravano sulla quantità dei beni prodotti e vengono espresse in termini di aliquota (rapportate all’unità di misura del prodotto).
– L’Iva (Imposta sul valore aggiunto) invece, colpisce l’incremento di valore che un bene o un servizio acquisiscono ad ogni passaggio economico, cioé, come dice la sigla stessa, il “valore aggiunto” di ogni fase del ciclo produttivo, dalla produzione al consumo del bene e/o servizio stesso. Viene inoltre espressa in percentuale rispetto al valore prodotto.
LA TASSA SULLA TASSA – Siccome l’accisa concorre a formare il valore dei prodotti, l’Iva sui prodotti ad accisa grava anche sulla accisa stessa.
– In sostanza viene imposta una tassa (l’Iva) sulla tassa (l’accisa).
LA MATERIA PRIMA – A questo punto, parliamo della materia prima: la benzina. Tale carburante è un prodotto distillato del petrolio greggio ad una temperatura che varia fra i 30 ed i 210°C. E’ interessante il fatto che da un litro di petrolio, dopo la prima semplice distillazione, solamente il 10% diventi poi benzina.
IL PREZZO FINALE – Le voci che concorrono a comporre il prezzo della benzina sono essenzialmente tre:
– Il Platts, vale a dire il prezzo internazionale del carburante: è il luogo in cui si incontrano domanda ed offerta e mette in mostra il costo della materia prima. Vale circa il 35% del totale.
– Il margine lordo dell’industria petrolifera: vale circa il 10% del totale.
– La tassazione, comprendente Iva ed accise: vale circa il 55% del totale.
UN ESEMPIO – Prendendo come veritiere tali proporzioni e riferendoci a un prezzo medio di 1,50 euro/litro:
– il Platts ammonta a 0,525 euro;
– il margine lordo ammonta a 0,15 euro;
– la tassazione (Iva più accise) arriva a 0,825 euro.
PREZZO OTTIMALE VS PREZZO EFFETTIVO – Il 28 febbraio scorso, Nomisma Energia, nel suo studio settimanale, ha evidenziato una difformità tra il prezzo ottimale alla pompa e quello effettivo.
– Il primo è stato infatti stabilito in 1,4943 euro/litro ed era composto da:
– Platts: 0,5308 euro/litro
– Margine medio lordo: 0,1505 euro/litro
– Accise: 0,5640 euro/litro
– Iva (20%): 0,2490 euro/litro
– Il primo è stato infatti stabilito in 1,4943 euro/litro ed era composto da:
– A dispetto di quello ottimale, il prezzo effettivo alla pompa di servizio, rilevato dal Ministero per lo Sviluppo Economico, era di 1,5080 euro/litro e quindi maggiore.
IL COSTO INDUSTRIALE – E’ proprio il Presidente di Nomisma Energia, Davide Tabarelli, a spiegare quali sono i costi che concorrono alla formazione del prezzo del greggio:
– Costo industriale di estrazione: 3 dollari al barile;
– Costo per il trasporto verso la raffineria: 2 dollari al barile;
– Realizzazione dei diversi derivati del barile: 3 dollari al barile.
– Da qui il raggiungimento di un totale di 8 dollari al barile: trasformando il risultato in Platts, significa un prezzo di 3 centesimi al litro.
3 CENTESIMI AL LITRO?! – Appare evidente che il prezzo del carburante sui mercati internazionali è decisamente diverso dal risultato evidenziato dall’analisi appena condotta.
– Ciò accade perché entra in gioco la rendita pagata ai paesi produttori, e continua infatti Tabarelli: «Nel Platts la parte più rilevante della quotazione è costituita dalla rendita pagata ai paesi produttori: il margine incassato dagli stati che possiedono pozzi petroliferi».
– Sottolinea, infine, Tabarelli: «nella differenza tra il Platts calcolato sui costi industriali e quello reale c’è anche la remunerazione dell’attività mineraria delle compagnie petrolifere, che può valere tra i 3-4 centesimi al litro».