Fra Oliviero Bergamaschi: una vita dedicata ai più bisognosi in Costa d’Avorio
Una storia esemplare di testimonianza evangelica, fede e fraternità francescana. E’ quella di fra Oliviero Bergamaschi, di Palosco (Bergamo), che a 71 anni è Superiore della Custodia dei Frati Cappuccini missionari ad Angrè, vicino ad Abidjian in Costa d’Avorio (Africa Occidentale), responsabile dell’accompagnamento dei candidati alla vita religiosa Cappuccina, coordinatore degli aiuti per la cura dei malati della ‘piaga di Burulì’, e del SAD – Sostegno a distanza – per migliaia di bambini e loro famiglie.
La Costa d’Avorio a Sud si affaccia a Sud sul Golfo di Guinea. La capitale amministrativa è Yamoussoukro. La religione più diffusa è l’Islam, seguita dal cattolicesimo. Nel Paese si vive di agricoltura, producendo in particolare noci di cola, caffè e cacao per le grandi multinazionali. Il clima caldo umido non favorisce certo la buona salute. La città più grande, Abidjan, è considerata crocevia culturale dell’Africa Occidentale ma lì avere una casa con il bagno interno è ancora un lusso. Una linea ferroviaria lunga 1.150 km porta alla capitale del Burkina Faso e costituisce una delle più importanti linee dell’Africa Occidentale. A 16 km c’è anche l’aeroporto.
Dopo aver affrontato la guerra interna tra Governo e ribelli, fronteggiando ogni emergenza anche sanitaria, e avendo contribuito a portare al sacerdozio tanti giovani ivoriani aiutando insieme migliaia di famiglie, ora l’obiettivo di fra Oliviero Bergamaschi è reperire il finanziamento per costruire una vera chiesa ad Angré intitolata a Padre Pio (come il convento), al posto dell’hangar dove ancora i frati celebrano i riti, con la partecipazione di centinaia di fedeli entusiasti, che arrivano da tutti i villaggi del vicinato: dove operano i Frati Cappuccini torna la speranza e fiorisce la fede.
In occasione del mezzo secolo del suo sacerdozio, il Centro missionario dei Cappuccini di Milano, che coordina e sostiene le missioni dell’Ordine nel mondo per la Lombardia, lo festeggia e ripercorre le tappe della sua intensa esperienza missionaria iniziata nel 1981, qualche anno dopo l’arrivo dei primi francescani sul territorio del Paese africano.
All’epoca, fra Oliviero Bergamaschi aveva 28 anni. Viene incaricato dapprima di occuparsi dell’attività parrocchiale di Memni, nella diocesi di Abidjan (la città più popolosa della Costa d’Avorio, capitale economica), e della gioventù studentesca della vicina Alepè, sede della scuola secondaria (a 50 km da Abidjan). Qui, insieme agli altri confratelli fonda il primo foyer di accoglienza per ospitare gli studenti senza famiglia, intitolato a ‘San Francesco d’Assisi’, un’opera molto importante che segna un punto fermo per lo sviluppo dell’attività missionaria nel Paese. Infatti l’allora Cardinale di Abidjan, colpito dalla vasta presenza di giovani che affollavano il centro, decide di affidare la Chiesa di Alepè proprio agli stessi frati Cappuccini, trasformandola in una parrocchia dedicata alle comunità dei villaggi circostanti.
Negli anni successivi fra Oliviero viene anche nominato Responsabile della formazione per i giovani africani impegnati nel cammino verso la consacrazione, prima nella stessa Alépé, per il postulato e il noviziato, e dal 2000 nell’attuale convento di Angrè per la preparazione immediata alla professione perpetua e all’ordinazione sacerdotale.
Tuttavia, a cambiare bruscamente le cose interviene la guerra, causata dai continui scontri fra il governo e i ribelli. Non è facile mantenere la pace in una terra dove convivono 62 gruppi etnici fortemente identitari. A farne le spese sono soprattutto i più fragili, gli uomini, le donne e i bambini. In Costa D’Avorio c’è un terribile morbo simile alla lebbra, la piaga di Burulì, ma anche l’AIDS e altre malattie he senza assistenza medica e farmacologica non danno scampo. Le donne muoiono ancora di parto.
“Per fronteggiare questa emergenza abbiamo trasformato il convento di Angrè in un ospedale da campo dove per 5 anni, fra medici, infermieri e religiosi hanno lavorato incessantemente 70 persone, pronte a prendersi cura delle esigenze di 150 pazienti provenienti dai territori vicini – ricorda fra Oliviero-. Ancora oggi, a distanza di 16 anni dalla fine del conflitto, nonostante i malati non si trovino più nel nostro convento, continuiamo a prenderci carico delle loro spese mediche e in caso di interventi chirurgici provvediamo personalmente ad accompagnarli nei presidi specializzati. Questa importante missione è stata resa possibile grazie alla generosità dei nostri benefattori italiani che ci hanno aiutano e ci aiutano ogni giorno a sostenere tante persone che soffrono”.
Oggi il convento di Angrè è un importante centro di animazione spirituale guidato proprio da Padre Bergamaschi che fra le altre attività si occupa anche del SAD- Sostegno a distanza- ivoriano, istituito per garantire un futuro a tanti bimbi e giovani in difficoltà.
Il prossimo progetto del Centro, in onore del cinquantesimo anniversario dell’arrivo dei missionari Cappuccini in Costa d’Avorio, che ricorrerà nel 2026, è la costruzione di una vera chiesa per i fedeli al posto dell’hangar dove ora si tengono le funzioni religiose. I frati locali stanno già iniziando a raccogliere le offerte.
“Sono immensamente grato al Signore perché fin dalla mia consacrazione, in tutti questi anni, non c’è mai stato un momento in cui mi abbia lasciato solo-conclude fra Oliviero Bergamaschi -. Anche nei momenti di maggiore difficoltà ho sempre potuto percepire in maniera chiara e costante i segni della Sua presenza, capace di darmi tutta la forza necessaria. Inoltre ringrazio con tutto il cuore anche i miei confratelli sia in Africa che in Italia, per la fiducia e l’affetto con cui hanno sostenuto ogni tappa della mia lunga opera missionaria”.