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Amianto a Milano, tutto quello che c’è da sapere: danni alla salute, zone interessate, normativa, recapiti per smaltimento, interrogazioni consiliari

Malattie respiratorie croniche, carcinomi polmonari, tumori del tratto gastro-intestinale, della laringe e di altre sedi. Sono solo alcune delle principali patologie legate alla respirazione di fibre di asbesto, meglio noto con il nome di amianto. Questo materiale, grazie al suo basso costo di lavorazione e alle intrinseche proprietà tecnologiche, è stato impiegato per anni in moltissimi campi e in oltre 3.000 prodotti e manufatti differenti. Tuttavia, a causa del suo alto potere cancerogeno, in Italia il suo impiego è stato posto fuori legge con la normativa n. 257 del 1992. Bandite anche l’estrazione, l’importazione, la vendita e la produzione.

LA MAPPATURA DEL TERRITORIO ITALIANO
– Nonostante ciò, stando alla presentazione di qualche giorno fa del 15° “Quaderno del ministero della Salute” sullo stato e le prospettive in materia di contrasto alle patologie asbesto-correlate, c’è poco da stare sereni. I dati derivanti dalla mappatura (ancora parziale) del territorio italiano, infatti, sono altamente preoccupanti: sarebbero 32 milioni le tonnellate di amianto ancora da smaltire, circa il 99% del totale prodotto negli anni passati nel nostro Paese.

LA ZONA 5: LA PAROLA AL CONSIGLIERE MASSIMILIANO TOSCANO
– Per quanto riguarda la nostra città, e soprattutto una porzione di essa, la Zona 5, a lanciare l’allarme tramite la nostra testata ci ha pensato il consigliere Massimiliano Toscano (Movimento 5 Stelle). “In zona 5, così come in tante altre periferie di Milano, il problema della diffusione dei manufatti d’amianto, che può causare problemi alla salute dei cittadini, è diffuso sul territorio sotto molte forme”, ha affermato il consigliere. “La lista è molto lunga: si va dalle coperture di capannoni ed edifici ad altri elementi infrastrutturali come i ricoprimenti a spruzzo, gli isolanti di tubi o caldaie, prodotti bituminosi, mattonelle di vinile con intercapedini di carta di amianto, pavimenti vinilici. E ancora vernici, mastici, sigillanti e stucchi adesivi. Pochi forse sanno, inoltre, che l’amianto è presente anche negli oggetti d’uso comune che tutti possediamo nelle nostre case: guanti da forno, teli da stiro, piccoli pannelli isolanti, corde, tessuti e via dicendo”.

LE INTERROGAZIONI CONSILIARI GIA’ FORMULATE: BEN 12
– Al momento, sono 12 le interrogazioni effettuate su altrettanti siti ritenuti pericolosi presenti in zona 5.Una di queste, la cui richiesta di rimozione e bonifica è stata approvata all’unanimità, riguarda la discarica abusiva di via Selvanesco, area già evidenziata da anni come deposito di amianto e rifiuti farmaceutici.

GLI ALTRI LUOGHI A RISCHIO DELLA CITTA’
E LA LENTEZZA DELLE PROCEDURE – Per quanto riguarda il resto della città, l’elenco dei siti con strutture in amianto da bonificare o interessate da interventi solo parziali, è notevole: si va dalle stazioni della metropolitana, ai depositi Atm del Quartiere Olmi, l’edificio dell’Inps, gli ospedali Sacco e Niguarda, il palazzo della Regione Lombardia. Ma anche chiese, case popolari dell‘Aler, alcune scuole provinciali e comunali e numerosi edifici civili costruiti tra gli anni 50-70.
– “Quello che si nota – continua Toscano – è la lentezza delle procedure per le valutazioni e per gli interventi. Nella nostra periferia si sono visti spesso edifici e cascine abbandonate contenente materiale amiantifero in grosse quantità, lasciato a deteriorarsi a danno della popolazione”.
– Ed è proprio il deterioramento delle fibre di amianto, più piccole di un capello umano di circa 1300 volte, e la cui inalazione sarebbe la causa del mesotelioma ed altre patologie mortali, il grosso problema da fronteggiare.

DAGLI ANNI 30 AGLI ANNI 90
– Utilizzato in Italia fin dagli anni 30, l’impiego dell’amianto, grazie anche alle sue proprietà antincendio, fonassorbenti e anticorrosive da agenti chimici, si è via via diffuso nei più svariati settori.
– Negli anni 50 ha fatto il suo esordio nella coibentazione delle carrozze dei treni e altri mezzi di trasporto pubblico. Ma anche l’industria automobilistica ne ha fatto un uso massiccio per la produzione di freni e frizioni, utilizzo che rimane tuttora la maggiore fonte di inquinamento da amianto nelle città.
– Tuttavia, l’impiego più conosciuto di questo materiale, è forse quello noto con il nome commerciale di Eternit, dalla ditta che nel 1955 ne ha cominciata la produzione tra Priolo e Augusta in Sicilia. Da allora, fino al 1992, il cemento-amianto Eternit è stato il protagonista indiscusso tra i materiali da copertura, in forma a lastra o ondulata, o per il rivestimento di tubature, canne fumarie e fognature. E più in generale, per il rivestimento di cinema, chiese, mense, ospedali, palestre, ristoranti, scuole, teatri… Una lista infinita.

IL PROTOCOLLO DEL 2008 – Attualmente, il Comune di Milano ha posto in atto una procedura standard del 2008 (un protocollo degli uffici delle Politiche ambientali del Comune, sottoscritto da Arpa e Asl) con la quale censire, analizzare i vari casi e rendere efficaci gli interventi. Il protocollo, in sintesi, prevede:

– rimozione (tra uno a tre anni, a seconda dell’indice di gravità di dispersione delle fibre) e stoccaggio dell’amianto deteriorato;
– confinamento e sopracopertura della struttura a rischio;
– incapsulamento, con specifiche verniciature per fissare le fibrille, per impedire che le fibre residuali si disperdano nell’ambiente.

– “Sono però interventi che solo in parte risolvono la questione – precisa Toscano -. Il vero problema è quello del corretto smaltimento, poiché le fibre possono lo stesso disperdersi e insinuarsi nelle falde acquifere o nei terreni, con le gravi conseguenza facilmente immaginabili. Molti esperti affermano che tutte le fibrille dovrebbero essere inertizzate attraverso un radicale trattamento termico con attrezzature e metodi idonei che sono  stati messi a punto e, ancora di più, lo saranno in futuro. Ma nelle applicazioni di queste nuove metodologie di trattamento e bonifica a Milano siamo ancora fermi”.

IL SERVIZIO DI AMSA PER RACCOGLIERE I MATERIALI DEI CITTADINI
– Si ricorda ai lettori che l’Amsa offre un servizio gratuito di raccolta di manufatti in amianto di uso domestico e di dimensioni limitate, come fioriere, davanzali, piccole tettoie, lastre e pannelli.
– Il consiglio rivolto a tutti cittadini è quello di verificare, anche nel proprio condominio, la presenza o meno dell’amianto ed, eventualmente, segnalarla a:

 – Settore attuazione Politiche ambientali
– Ufficio emergenze ambientali del Comune di Milano
– Piazza Duomo 21
– Tel. 02.884.67697
– Email: mta.uffemerambientali@comune.milano.it

LA PALLA E’ NELLE MANI DEL COMUNE – Quello che si auspica è che il Comune possa mettere a disposizione più risorse economiche e organizzative al fine di arginare quella che è una problematica di primissimo piano e che andrebbe riconsiderata come tale. Per cercare di risolvere il maggior numero di casi possibili in tempi apprezzabili, tutelando la salute dei cittadini e l’ambiente in cui viviamo.

S.P.

 

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