Perché lo spread non scende: scopriamone assieme tutti i motivi
Come mai lo spread è tornato a quota 500 punti base? Come mai l’avvento del governo Monti non ha generato, nell’immediato, un ritorno di fiducia verso l’Italia? Perché la manovra salva-Italia non è stata accettata con favore dagli investitori internazionali? Per quale motivo la garanzia dello Stato sulle passività bancarie e l’istituzione del fondo salva-Stati non hanno sortito alcun effetto? Sono queste le principali domande che un nostro lettore, il Sig. Paolo, ha gentilmente posto al nostro articolo d’analisi sullo spread, pubblicato il 10 novembre 2011, “Spread cos’è? BTP bund cosa sono? Garanzie conti sui correnti, dati e analisi”.
IL COMMENTO – “Gentile Matteo Torti, sarebbe interessante conoscere la sua aggiornata opinione sulle ragioni per cui, cambiato il governo da politico a tecnico, e introdotte le misure stringenti e impopolari di cui all’articolo, lo spread sia tornato ancora a quota 500, e salga ancora anziché scendere. E ciò, nonostante nel frattempo siano state introdotte misure di garanzia complessive del sistema, come la copertura statale delle passività delle banche, e sia stato introdotto a livello europeo un fondo salva-stati di 150 miliardi di euro (misure che, forse converrà, possiedono intima connessione). Un cordiale saluto. Paolo”
LA RISPOSTA – Gentile Sig. Paolo, per rispondere alla sua interessante riflessione vorrei partire da due assunti definiti nell’articolo da lei commentato:
- “Una correlazione lineare tra situazione politica interna e fiducia dei mercati non esiste”: nella prima decade di novembre 2011 sono state diverse e, converrà con me, prive di senso, le stime sulla riduzione dello spread a seguito delle dimissioni di Berlusconi. Si è arrivati a sostenere che l’addio di Berlusconi potesse beneficiare l’Italia di una riduzione di 250 punti base, come se questo indicatore legasse le performance tedesche alla presenza, o meno, dell’ex premier nel panorama politico italiano.
- “La fiducia si perde in un pomeriggio ma, inevitabilmente, ci vuole del tempo per riconquistarla”: se il differenziale di rendimento tra il Bund tedesco ed il Btp italiano è riuscito a crescere di oltre 350 punti da inizio luglio 2011 ad inizio novembre 2011, altrettanto non è possibile attendersi in senso inverso. Non è pensabile che in poco più di un mese di governo Monti, questo divario possa scendere al livello della estate passata.
DEBITO PUBBLICO: IL VERO PROBLEMA ITALIANO – Abbiamo identificato nella sfiducia verso la nostra politica interna, riferendoci all’incapacità di ridurre il deficit pubblico e di varare manovre volte alla crescita, uno dei motivi principali che ha causato la corsa al rialzo dello spread, tuttavia non dobbiamo confondere questa prima manovra di Monti come la panacea di tutti i mali. Nel dettaglio:
- L’obiettivo dell’Italia è quello di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013; per farlo è necessario far quadrare spese e ricavi. Detto che la spesa è superiore ai ricavi, altrimenti non ci sarebbe alcun deficit di bilancio, le strade sono due: tagliare la spesa (ridurre gli sprechi, vendere gli asset pubblici, ecc ecc) o aumentare i ricavi (imporre nuove tasse). La strada più facile, semplice e veloce che consente, pertanto, di ottenere benefici immediati è la seconda. Ed ovviamente, tranne qualche limatura, è stata quella seguita dall’esecutivo Monti.
- Ad oggi non si registrano particolari preoccupazioni sul fatto che l’Italia riuscirà a raggiungere, nel 2013, il pareggio di bilancio. Tuttavia, per realizzare questo target, si è inevitabilmente aggiunto un peso e chiesto sacrifici ad un’economia già in recessione e che, inesorabilmente, non potrà essere ancora vista con favore dai mercati.
- Per riottenere la fiducia degli stessi sono necessarie misure che consentano al Paese in questione, l’Italia, di ritornare a crescere e ad essere protagonista. Solo in questo modo si potrà riportare completa stabilità interna e saranno stati costruiti muri non facilmente valicabili dagli speculatori.
GARANZIA SULLE PASSIVITA’ BANCARIE E FONDO SALVA-STATI – Il Sig. Paolo, nel suo commento, ha fatto riferimento a due aspetti: la garanzia dello Stato sulle passività delle banche e l’introduzione del fondo salva-Stati, il cosiddetto Efsf (European Financial Stability Facility).
- Con riguardo al primo mi permetto di sostenere che è una misura importante per le banche, che potranno così emettere bond garantiti dallo Stato fino a giugno 2012. Tale intervento, tuttavia, apporterà prevalentemente risultati sul lato del finanziamento e, quindi, sarà “poco rilevante” per le sorti dell’Italia nel suo complesso. C’è poi da precisare che le stesse banche italiane, nel pieno della crisi mondiale (2008-2009), non hanno praticamente mai fatto ricorso ai Tremonti-bond.
- Il fondo salva-Stati (Efsf) ha perso parte della sua importanza dopo l’annuncio della Gran Bretagna di non volervi prendere parte. L’obiettivo, successivo alla definizione di regole per il rigore del deficit pubblico, è quello di creare un sistema finanziario solido con meno debito e più capitale. Ma per farlo ci vuole tempo: non potrà produrre effetti concreti nell’immediato.
SPREAD: NON E’ LA BIBBIA – Detto questo, ritengo che lo spread, così come il rating, non siano indicatori da prendere a riferimento quotidianamente.
- Nelle ultime settimane si è parlato molto di tali giudizi di rischiosità e solvibilità, tuttavia la loro importanza deve essere ridimensionata.
- Con questo non intendo dire che avere uno spread a 500 punti base sia insignificante per un Paese; piuttosto mi riferisco al fatto che tale differenziale rappresenti una misura, se vogliamo psicologica, del grado di fiducia che i mercati hanno nei confronti di un Paese.
- L’unico elemento in grado di influenzare, sempre e comunque, il differenziale tra il bund e qualsiasi altro titolo di stato sembra essere Angela Merkel: le sue parole sono in grado di far allarmare i mercati, anche a dispetto di ogni fondamentale economico.
SPAGNA: UN ESEMPIO CONCRETO – Prendiamo come esempio la Spagna: l’obiettivo è lo stesso dell’Italia, ossia il pareggio di bilancio nel 2013. La differenza, tuttavia, è sostanziale: Madrid ha un rapporto deficit/Pil pari al 70% (20 punti percentuali meno della media dell’Ue), mentre Roma si attesta al 120%.
- Nel mese di luglio lo spread della Spagna rispetto ai bund tedeschi era di 30 punti base superiore a quello italiano. Fino agli inizi di settembre, l’andamento del differenziale dei due Paesi è stato pressoché identico.
- Quando è emersa una certa evidenza? Il 5 settembre, quando la Merkel equiparò l’Italia alla Grecia definendoli entrambi “Paesi fragili”.
- L’insediamento del nuovo premier iberico, Ravoy, avviene pressoché congiuntamente al giuramento di Monti. In entrambi i casi lo spread passa da 470 punti base a, rispettivamente, 300 (Spagna) e 370 (Italia).
- Agli annunci propagandistici di Ravoy, che ha più volte manifestato la volontà di non toccare le tasche dei cittadini, hanno creduto sia il popolo, che l’ha votato, sia lo spread che, nonostante una crescita nelle prime due settimane di dicembre, si è attestato ora a 348 punti base. Praticamente 150 punti base in meno del divario che fa registrare l’Italia.
- In Italia, al contrario, proprio mentre la manovra finanziaria era in discussione alla Camera prima ed al Senato poi, lo spread ha ricominciato a salire varcando, nuovamente, quota 500 e chiudendo a 499.
- Possiamo concludere che la Spagna, dall’insediamento di Ravoy, ha beneficiato di una maggiore fiducia dal momento che, nel bene o nel male, non ha ancora varato misure ostiche ed impopolari.
- Lo spread spagnolo di questo ultimo mese si è basato sugli annunci di Ravoy che, però, con l’inizio del 2012, dovrà affrontare compiti non facili: le regioni autonome hanno un deficit fuori controllo che difficilmente consentirà al paese iberico di raggiungere, nel 2012, il passivo del 4,4% del Pil promesso all’Europa da Zapatero. Inoltre, c’è sempre il nodo del risanamento delle banche: avendo Zapatero già chiesto sacrifici con la riforma delle pensioni e del lavoro, un ulteriore ricorso a tagli potrebbe scatenare forti tensioni sociali.
- In base a quanto richiesto a Ravoy e quanto a Monti, il divario sembra evidente. Ciononostante risulta essere inverso rispetto a quanto credono i mercati che, invece, concedono più fiducia alla Spagna che all’Italia.
UN ESEMPIO SEMPLICE MA EFFICACE – Un esempio che di primo acchito potrebbe sembrare avventato è invece in grado di descrivere, con semplicità e leggerezza, la situazione attuale dell’Italia. Ergo, ricorreremo a nulll’altro che al gioco del calcio: provate a leggere quanto segue sostituendo le parole in corsivo con ciò che c’è tra parentesi.
- Prendiamo una squadra (l’Italia) che va male per diversi motivi: eccessiva gratitudine verso chi ha fatto la storia recente del club (mercato del lavoro eccessivamente rigido), giovani talenti trascurati (disoccupazione), ingaggi elevati (sprechi nel settore pubblico) e acquisti sbagliati (indebitamento continuo).
- In un contesto di questo tipo, il primo a pagare è l’allenatore (Berlusconi ed il suo governo). Chi lo sostituisce (l’esecutivo Monti), statisticamente, vince al debutto (spread che scende subito).
- Certamente il nuovo allenatore (governo Monti) cambia il modulo e qualche giocatore finisce sul mercato (farà scelte drastiche ed impopolari), ma inevitabilmente nelle partite (settimane) seguenti i problemi ritorneranno in superficie (e lo spread risalirà).
- È evidente che una squadra (l’Italia) che ha cambiato il proprio allenatore (governo Berlusconi) non potrà pensare, nel giro di poche settimane, di vincere Campionato e Champions League (tornare ad avere la fiducia dei mercati).
- C’è inevitabilmente bisogno di un lavoro fisico e tecnico-tattico (manovra finanziaria e riforme strutturali) che possa riportare, nell’arco di qualche mese, la squadra (l’Italia) in alto (a crescere).
- Durante tale periodo di lavoro (manovre e confronto su temi importanti) la squadra (l’Italia) non avrà vita facile nel convincere gli altri giocatori (gli investitori ed i mercati) a indossare la propria casacca (ritornare ad aver fiducia).
- Il carico fisico (l’imposizione di tasse) non potrà essere l’unico metodo per guarire (tornare ad aver fiducia): i giocatori (cittadini) sarebbero stressati e perderebbero fiducia nel lavoro del tecnico (governo Monti).
- Un adeguato carico fisico (imposizione di tasse) finalizzato al miglioramento tecnico-tattico (riforme strutturali) verrà invece accettato dai giocatori (cittadini) che saranno disposti a sacrificarsi in vista di traguardi e vittorie futuri (crescita).
- Qualora questa squadra (l’Italia) ed il nuovo allenatore (esecutivo Monti) riusciranno a mettere in campo un ottimo lavoro (misure e manovre adeguate), i risultati (la fiducia) arriveranno e potrà essere aperto un nuovo ciclo vincente.
MA LA CONCLUSIONE? – La fase che stiamo vivendo è delicata e cruciale come mai prima ad ora.
- La manovra messa in atto da Monti e dal suo esecutivo è volta prevalentemente alla correzione dei conti; ora si attendono le misure relative alla crescita.
- Cerchiamo di valutare lo spread in senso lato e sul medio periodo, anche a fronte di quanto verrà attuato dalla Bce e dall’Ue.
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Matteo Torti