Cronaca

Maxi operazione “Clean City” Gdf Provincia Milano, sequestrati beni per 14 milioni di euro

GDF-1“Clean City”, “città pulita”, è il nome dell’operazione durata oltre un anno e che ha permesso di fare luce su una serie di condotte finalizzate all’illecita, sistematica aggiudicazione di appalti pubblici, nel settore della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti e dei servizi ambientali. Il tutto, contenuto in una documentazione di ben 18.500 pagine.

 

LA MAXI OPERAZIONE DELLE FIAMME GIALLE – Dalle prime ore di questa mattina, oltre 200 finanzieri sono impegnati tra Lombardia, Piemonte, Lazio e Puglia per eseguire l’ordinanza del GIP del Tribunale di Monza – Claudio Tranquillo – che ha disposto l’arresto di 26 persone, delle quali 14 in carcere, 12 agli arresti domiciliari e l’obbligo di dimora nel comune di residenza, per altri 15 indagati.

 

260 MILIONI DI EURO IN APPALTI – Al centro delle indagini dei Pubblici Ministeri Salvatore Bellomo, Giulia Rizzo e delle Fiamme Gialle, un’azienda di famiglia guidata dal padre (ai domiciliari per via dell’età) e i tre figli (in carcere).

– Tale nucleo è stato accusato di essere “l’epicentro del sistema corruttivo” indagato e di essersi aggiudicati appalti per un valore complessivo di oltre 260 milioni di euro, attraverso il pagamento di tangenti a politici locali e funzionari pubblici, adoperatisi direttamente ed indirettamente per manipolare le procedure di gara.

 

LE ACCUSE – I capi d’imputazione contestati sono indicati nelle 316 pagine dell’ordinanza.

– Si tratta di reati di corruzione, turbativa d’asta pubblica, truffa aggravata ai danni di ente pubblico ed emissione di fatture false.

 

I SEQUESTRI – I militari del Gruppo Monza stanno operando anche presso numerose filiali di banche e conservatorie immobiliari per sequestrare disponibilità finanziarie, titoli ed immobili, per un valore di circa 14 milioni di euro.

– Si tratta del profitto e del prezzo della corruzione contestata alle persone coinvolte nelle indagini. E’ in corso, inoltre, l’acquisizione di documentazione presso i Comuni di Monza, Pioltello (MI), Peschiera Borromeo (MI) Andria (BAT), Frosinone e presso gli uffici di uno degli indagati.

 

GLI APPALTI CONTESTATI – Diversi gli appalti pubblici, vinti, sono finiti sotto la lente dei magistrati e della Guardia di Finanza:

– Quello per la raccolta dei rifiuti del Comune di Monza, (assegnato nel 2009, del valore di circa 127 milioni di euro). Sono indagati per corruzione e turbativa d’asta, l’assessore con delega all’ambiente della precedente Giunta  (ai domiciliari), la dirigente del settore ambiente (in carcere), il presidente ed un componente della commissione ambiente dell’epoca – quest’ultimo oggi consigliere in Provincia di Monza e Brianza – (per entrambi obbligo di dimora), un membro della commissione giudicatrice della gara  – attualmente Segretario comunale in diversi Comuni in Provincia di Lecco e Bergamo -, il consulente nominato per predisporre il capitolato tecnico (entrambi ai domiciliari), il Presidente ed il Direttore Generale in carica nel 2009 (per loro obbligo di dimora).n Il titolare dell’azienda e i tre figli sono accusati di aver corrisposto una maxi tangente quantificata in oltre 1 milione di euro, suddivisa tra politici e funzionari del Comune di Monza, riuscendo a “pilotare” i lavori della Commissione Ambiente e la nomina dei membri della Commissione Giudicatrice della gara. Inoltre l’azienda avrebbe corrisposto 1 milione e mezzo di euro, per evitare che una diversa impresa partecipasse alla gara;

– la manutenzione del cimitero Comunale di Monza, (assegnato nel 2010, del valore di 3,5 milioni), che l’azienda si è aggiudicata attraverso un’Associazione Temporanea d’Impresa, con un indagato per corruzione – (ai domiciliari). In questo caso è sotto inchiesta anche un geometra del Comune di Monza, (in carcere), incaricato di controllare la regolarità dell’appalto. Questi avrebbe omesso il controllo e non avrebbe segnalato inadempienze contrattuali, in cambio di denaro;

– l’appalto per la raccolta dei rifiuti del Comune di Andria e Canosa (assegnato nel 2011, valore 90 milioni), nel quale è indagato per corruzione un assessore del Comune di Andria (in carcere). Responsabilità sono state individuate anche per un intermediario, intervenuto per le trattative, e per un dirigente dell’impresa monzese (entrambi ai domiciliari). La tangente concordata per ottenere i lavori, grazie ad un capitolato anche in questo caso “ritagliato” ad hoc, è stata quantificata in 1 milione di euro;

– l’appalto per la raccolta dei rifiuti nel comune di Frosinone (valore 25 milioni), non ancora assegnato. Accuse di corruzione anche per il vice sindaco in carica, nonché assessore all’ambiente di quel Comune ed un intermediario intervenuto nell’occasione, architetto, (entrambi in carcere). I militari del Gruppo Guardia di Finanza di Monza hanno monitorato e registrato gli incontri durante i quali gli indagati hanno definito come pilotare anche questa gara. In cambio la promessa di adeguate ricompense, in caso di vittoria dell’azienda in questione;

– appalti della Metropolitana M. S.p.a., per pulizia di spurghi, manutenzione tombini e griglie corsi d’acqua assegnati nel corso degli anni dal 2002 al 2012 (valore 13,5 milioni). Sono incolpati di corruzione e turbativa d’asta due funzionari del Servizio Idrico Integrato, una ancora in servizio e una oggi in pensione (entrambi in carcere). Con loro altre due persone (entrambi ai domiciliari), e altre nove (per loro disposti obbligo di dimora), tutti rappresentanti legali di società operanti nel medesimo settore, e un dipendente dell’azienda monzese (ai domiciliari). Anche in questo caso i funzionari si sarebbero adoperati per redigere capitolati favorendo l’azienda al centro dell’indagine, mentre gli imprenditori, ripresi a loro insaputa dai finanzieri durante una riunione, si sono accordati illecitamente per spartirsi alcuni lotti. E’ stata inoltre accertata una truffa da parte dell’azienda monzese ai danni di M. M.: 210 mila euro di costi per lo smaltimento di fanghi gonfiati ad arte dalla S.. Spese mai sostenute ma fatte comunque pagare alla società milanese;

– rinnovo del contratto di servizio raccolta rifiuti del Comune di Pioltello (MI), rinnovato nel 2013, valore 7,5 milioni, nel quale è indagato il Sindaco di quel Comune, (in carcere), accusato di aver ricevuto una tangente di 20 mila euro, per prorogare il contratto con l’azinda.;

– la locazione di un immobile da adibire a sede temporanea (appalto non perfezionato in conseguenza delle indagini in corso) e per lo smaltimento di fanghi (valore 570 mila euro). Nella prima vicenda (risalente al luglio 2012) l’ex Presidente (ai domiciliari) si sarebbe adoperato per far affidare all’azienda al centro dell’inchiesta l’indagine di mercato per individuare l’immobile, in cambio della promessa dell’acquisto di un appartamento vicino Nizza, per il quale uno degli indagati si era posto come intermediario. Nel secondo caso è indagato un funzionario (in carcere), il quale (nel dicembre 2012) avrebbe rivelato all’azienda di famiglia. – prima della scadenza dei termini di presentazione delle offerte – le cifre indicate dai concorrenti.

 

IL FILONE DA 120 MILIONI DI EURO – Un capitolo a parte sono i lavori affidati dal Comune di Monza ad una delle persone indagate (per 120 mila euro), riconducibile a un soggetto attualmente agli arresti, poiché ritenuto il capo di un’organizzazione camorristica operante a Monza.

– Si tratta di un filone investigativo emerso nel corso dell’operazione Briantenopea (condotta dai Carabinieri di Monza e coordinata dal Dott. Bellomo). L’autorità giudiziaria di Monza, in particolare, ha delegato ai Finanzieri specifici accertamenti per individuare gli episodi corruttivi alla base dell’affidamento dei lavori.

– In questo caso, oltre a un indagato attualmente in carcere, è coinvolta anche l’amministratrice della società (ai domiciliari).

– Con i due è indagato anche un ex assessore, il quale si sarebbe adoperato per far assegnare appalti all’azienda, in cambio di appoggi elettorali da parte dell’organizzazione criminale a lui riconducibile.

 

LE INDAGINI – Le indagini, condotte attraverso intercettazioni telefoniche ed ambientali, pedinamenti, servizi di osservazione e registrazione video di incontri, accertamenti bancari, perquisizioni ed interrogatori, hanno permesso di fare luce sui singoli episodi e di identificare tutte le persone coinvolte nel meccanismo corruttivo.

 

L’EVASIONE FISCALE E LA CORRUZIONE DI POLITICI – Ma non solo:

– è stato anche svelato il metodo utilizzato dal padre e dai tre figli per creare fondi neri necessari a corrompere funzionari e politici, attraverso sovrafatturazioni da parte di aziende compiacenti, pronte a restituire in contanti gli importi dei maggiori costi fatturati.

– Spese artatamente gonfiate che hanno consentito all’azienda di creare provviste di nero per circa 700 mila euro.

– Sulla scorta di quanto accertato, sono stati accusati di emissione di fatture false due persone (una attualmente in carcere, l’altra ai domiciliari), alle quali fanno capo un’azienda di Ceccano (FR) e una di Lissone (MB),

 

LA CONTINUITA’ AZIENDALE – Affinché l’azienda in questione, tuttavia, non interrompa i servizi di raccolta rifiuti e per consentire ai suoi 1000 dipendenti di continuare a lavorare, la Procura della Repubblica di Monza sta ponendo in essere tutte le iniziative per garantire la continuità aziendale.

 

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Di Redazione

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