Rapine Naviglio Milano su pista ciclabile, presa banda di romeni
L’operazione è stata condotta dai Carabinieri della Stazione Barona appostati lungo la strada ciclabile di Alzaia Naviglio Grande.
Il fenomeno delle rapine ai danni di ciclisti e podisti della zona aveva cominciato a destare non poche preoccupazioni, non da ultimo poiché i residenti, esasperati, erano arrivati ad appendere cartelli con la scritta “Ladri, vi spareremo dalle finestre”, accudendo anche una cartellina trasparente contenente una cartuccia calibro 12.
Alla luce delle tante denunce sporte dalle vittime, domenica 26 febbraio 2012 i militari, alle 18.30, si sono appostati lungo la famigerata pista, luogo tra l’altro poco funzionale per gli interventi delle Forze dell’Ordine in quando troppo stretto per il passaggio delle auto.
L’appostamento, comunque, ha dato i suoi frutti, e i Carabinieri sono riusciti a sorprendere in flagranza Radu, Isac e Bobi C., cugini romeni con precedenti per rapina di 19, 20 e 22 anni, e il complice Paul C., connazionale incensurato di 27 anni.
Da quanto emerso, i malviventi erano tutti accampati nelle baracche tra la ciclabile e le rotaie della ferrovia, orbitanti nella zona di piazza Tirana.
Secondo gli Inquirenti sarebbero loro i responsabili delle rapine eseguite ai danni de cittadini della zona.
“Finalmente la buona notizia che attendevamo da tempo è arrivata. Meglio tardi che mai,” ha commentato il capogruppo di Italia dei Valori in Provincia di Milano Luca Gandolfi, che mesi fa aveva presentato un’interrogazione sulla vicenda in Provincia, dopo aver appreso la notizia dell’arresto di quattro romeni che per mesi avevano rapinato ciclisti e runners che percorrevano la ciclabile lungo il Naviglio Grande tra Corsico e Milano.
“Mi auguro che si compiano le verifiche opportune – ha aggiunto Gandolfi – per garantire che non vi siano altri complici della banda ancora in libertà. Altro auspicio è quello di non vedere tornare a casa tra qualche giorno, magari agli arresti domiciliari, gli autori delle aggressioni. Vogliamo però capire come mai per giungere a questo risultato ci siano voluti ben dieci mesi. Un tempo molto lungo, troppo se si pensa che il modus operandi e il luogo delle aggressioni era sempre lo stesso. Capire se e cosa si può fare per poter offrire nel futuro risposte più efficienti.”
Conclude poi Gandolfi: “Chiediamo infine un segnale chiaro. Vorremmo che una volta tanto la certezza del diritto andasse a braccetto con la certezza della pena. La sicurezza dei cittadini la si può garantire solo se questi due cardini del diritto trovano applicazione concreta, in questo come in altri casi.”
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Di Redazione