Giornata Mondiale delle Vittime di Amianto
La regione più colpita è la Lombardia che è anche la più attiva nelle bonifiche con una media del 33,2% dell'intero amianto smaltito a livello nazionale
28 aprile 2024 – Oggi si celebra la Giornata Mondiale delle Vittime di Amianto che rappresenta un momento internazionale di commemorazione per onorare i lavoratori deceduti a causa di malattie causate dal pericoloso minerale. Tutto il mondo si unisce per anche per riflettere sulle sfide ancora presenti legate a questa sostanza cancerogena altamente lesiva per la salute umana che, secondo le statistiche dell’OMS, vede circa 125 milioni di lavoratori in tutto il mondo ancora regolarmente esposti, e più di 107 mila che muoiono ogni anno a causa dell’asbesto, senza che ci sia un bando globale del commercio dei prodotti e materiali contenenti la fibra killer.
Proprio la più elevata incidenza di casi di mesotelioma e altre malattie asbesto correlate che in Europa, solo nel 2023, ha causato 70 mila decessi, ha indotto finalmente il Parlamento Europeo a riflettere sulla prevenzione primaria e a sollevare l’attenzione sul rischio dell’amianto con una nuova direttiva entrata in vigore il 20 dicembre 2023 che ha introdotto importanti modifiche alla protezione dei lavoratori esposti durante l’attività lavorativa, ma in Italia la questione sembra essere stata trascurata nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con un solo accenno all’argomento.
L’impatto epidemiologico dell’amianto in Italia: negli ultimi 10 anni sono deceduti per malattie asbesto correlate circa 60mila persone. Nell’anno 2023 l’Osservatorio Nazionale Amianto ha censito circa 2000 casi di mesotelioma, con un indice di mortalità, rapportato ai 5 anni antecedenti, di circa il 93% dei casi. Nello stesso anno sono state circa 4000 le nuove diagnosi di tumore del polmone per esposizione ad amianto (al netto del fumo e degli altri agenti cancerogeni), con un indice di sopravvivenza (a 5 anni) stimato del 12% per un calcolo di circa 3500 decessi. Si deve poi tener conto che l’amianto provoca asbestosi con ripercussioni cardiache, con un impatto che è stato censito nella misura di 500 decessi, cui vanno aggiunte le altre neoplasie, tra cui il cancro della laringe, della faringe, dell’esofago, dello stomaco, del colon, delle ovaie, e il colangiocarcinoma del fegato, con un impatto complessivo di più di 7000 decessi e di 10.000 nuovi malati.
Nella classifica delle regioni più colpite al primo posto c’è la Lombardia: (mesoteliomi fino al 2017 nel VII rapporto ReNaM: 6653, pari al 21,1%). L’Osservatorio Nazionale Amianto ha censito nel 2023 circa 500 mesoteliomi, con un impatto di circa 470 decessi, e più di 1000 diagnosi di tumore del polmone asbesto correlato, con circa 880 decessi, quindi complessivamente 1350 deceduti, cui con l’aggiunta delle altre patologie sono stati superati i 2000 decessi per tutte le malattie asbesto correlate. Questo impatto è legato al fatto che è la regione più industrializzata, con più massiccio uso di amianto fino alla messa al bando della L. 257/92. Di contro è anche la regione più dotata sotto il profilo delle discariche, e quindi della bonifica. Infatti, solo nel corso del 2022 e 2023 ha fatto registrare la media del 33,2% dell’intero amianto smaltito a livello nazionale. Il piano amianto in vigore fino al 2027, ipotizza la rimozione di 1,18 milioni di m3 di cemento amianto.
“In questo giorno, in cui si ricordano le vittime dell’amianto rivolgiamo un appello al Premier Meloni perché torni nell’agenda di Governo. Ricordiamo che soltanto la bonifica e messa in sicurezza può evitare le esposizioni ad amianto e quindi le future diagnosi di malattie asbesto correlate che purtroppo, in più del 90% dei casi si tramutano in una sentenza di morte” – così dichiara l’Avv. Ezio Bonanni, Presidente dell’Osservatorio Nazionale Amianto.
Tra gli oltre 30mila casi esaminati nel settimo Rapporto del Registro Nazionale dei Mesoteliomi, pubblicato il 14 febbraio 2022 il 70% delle modalità di esposizione è stato direttamente collegato alle condizioni lavorative. L’edilizia, la metalmeccanica e i cantieri navali emergono come settori a rischio, ma le tracce di amianto sono state rinvenute anche in settori inaspettati come gli impianti di raffinazione, i cantieri navali e perfino gli zuccherifici.
La mappa del rischio: ancora nel 2024 sono presenti 40 milioni di tonnellate di amianto all’interno di 1 milione di siti e micrositi, di cui 50mila industriali, e 42 di interesse nazionale. La situazione è ancora più drammatica, in quanto il pericoloso cancerogeno è presente anche negli edifici di 2.500 scuole (stima 2023), all’interno delle quali sono esposti più di 352.000 alunni e 50.000 soggetti del personale docente e non docente. Ancora, 1.500 biblioteche ed edifici culturali compresi almeno 500 ospedali (stima per difetto perché la mappatura ONA è ancora in corso), hanno componenti in amianto nelle strutture e/o negli impianti tecnici, in particolare termici, elettrici e termoidraulici. Gli stessi acquedotti pubblici, compreso gli allacci, in tutto almeno 500.000 km di tubature, sono in cemento-amianto, e l’impatto è rilevante anche per effetto dell’erosione, dell’attività di manutenzione, dei terremoti e sciami sismici che causano la contaminazione dell’acqua potabile (l’amianto è cancerogeno anche se ingerito), e si somma anche al fatto che per usi antropici nelle famiglie e nelle aziende l’acqua evapora e contamina i luoghi di vita e di lavoro, anche con inalazione aggiuntiva all’ingestione.
Ogni anno ci sono 10mila nuove diagnosi, in prevalenza uomini, per motivi del loro impegno professionale e/o operai negli stabilimenti o nei siti militari e in particolare nelle regioni a maggior rischio che, con una media annua di casi diagnosticati compresa tra 1.500 e 1.800, oltre la Lombardia, sono il Piemonte, la Liguria e il Lazio che rappresentano oltre il 56% dei casi segnalati.
Accendendo una candela il 28 aprile, ci uniamo alla comunità globale nel ricordo delle vittime e nell’impegno per un futuro in cui nessun lavoratore debba perdere la vita a causa delle condizioni lavorative.
L’Osservatorio Nazionale Amianto svolge un ruolo fondamentale per la prevenzione primaria, e cioè per sensibilizzare le istituzioni e/o fornire assistenza ai cittadini per evitare le esposizioni ad amianto e altri cancerogeni e per la bonifica. Le attività sono di sostegno per la sorveglianza sanitaria, la diagnosi precoce, le terapie e cure, rispetto al rischio amianto (prevenzione secondaria), e di tutela delle vittime e dei loro familiari per far ottenere loro il prepensionamento amianto, e le prestazioni INAIL, il riconoscimento dello status di vittima del dovere, e il risarcimento del danno (prevenzione terziaria).