Summit Ddl sicurezza, punto della situazione a Milano e bilancio giunta Pisapia
“Un incontro positivo e costruttivo”. È un Giuliano Pisapia soddisfatto quello che ha commentato il faccia a faccia dello scorso giovedì mattina (17 settembre 2015) svoltosi a Roma tra i sindaci delle città metropolitane, il ministro dell’Interno Angelino Alfano e il capo della Polizia Alessandro Pansa. Al centro del summit, la discussione dell’ultima bozza dell’apposito ddl sulla sicurezza urbana approntata dal Viminale. “Se la proposta di legge sarà approvata in tempi brevi – ha detto il primo cittadino milanese – ci saranno ulteriori strumenti per la prevenzione e la sicurezza urbana che riguarda anche la vivibilità e il decoro pubblico, la riqualificazione delle aree degradate, l’eliminazione dei fattori di marginalità attraverso la promozione della coesione sociale”.
PIÙ POTERE AI SINDACI – Un ddl che, detto in parole povere, punterebbe all’estensione del potere dei sindaci. “Fermo restando – secondo l’esponente di Sel – la competenza esclusiva dello Stato in materia di ordine e sicurezza pubblica”.
– Il progetto prevede anche un rafforzamento della cooperazione tra le forze di Polizia e la polizia locale. Più una serie di altri interventi che lo stesso Pisapia ha definito “concreti”. Tra questi, “il contrasto all’accattonaggio invasivo negli spazi pubblici, in particolare nei confronti di chi agisce con modalità vessatorie ed esibisce in modo fraudolento malattie o deformità”.
– La proposta di legge, qualora venisse approvata, garantirebbe quindi “un ulteriore passo avanti nella direzione che ha già portato a una significativa diminuzione dei reati nei primi sette mesi del 2015”, ha poi sottolineato. “Anche se – ha rimarcato subito dopo, correggendo un po’ il tiro – i risultati positivi di questi anni si scontrano talvolta, però, con una diffusa percezione di insicurezza e per questo è necessario proseguire l’impegno di tutti per rendere ancora più efficaci gli strumenti a disposizione delle istituzioni pubbliche”.
DE CORATO: “LE PERIFERIE STANNO ESPLODENDO” – “Percezione di insicurezza”, per usare le parole del sindaco, che non va certo sottovalutata o stigmatizzata. Soprattutto per Riccardo De Corato, vicepresidente del Consiglio comunale e capogruppo di Fratelli d’Italia–Alleanza Nazionale in Regione. L’ex vicesindaco con delega alla Sicurezza di Milano, come al solito non si è fatto trovare impreparato, smorzando immediatamente gli entusiasmi del sindaco arancione.
– “A proposito di ampliare il potere dei primi cittadini – ha commentato – hanno scoperto l’acqua calda. Avevamo fatto le ordinanze ma la Corte costituzionale le bocciò nel 2011, con gli applausi del centrosinistra. Adesso viene fuori che servivano!”.
– “Intanto – facendo il punto sulla situazione sicurezza nel capoluogo lombardo – le periferie stanno esplodendo: in due giorni a Milano ci sono state due iniziative di protesta dei cittadini contro il degrado. Lo stato di abbandono in cui l’amministrazione arancione ha lasciato le periferie non può più essere nascosto sotto il tappeto e i residenti non vogliono più tacere”.
OPERAZIONE STRADE SICURE: ABOLIZIONE E… DIETROFRONT – Quello alle periferie è un riferimento che è quasi impossibile non ricondurre a quell’improvvida decisione presa dalla neonata giunta arancione nel giugno 2011: il progressivo disimpegno dei militari impegnati nell’Operazione strade sicure. Il progetto ideato nell’agosto del 2008 dagli allora ministri Ignazio La Russa (Difesa) e Roberto Maroni (Giustizia), che prevedeva l’istituzione, nei quartieri a rischio di Milano, di pattugliamenti dinamici misti, di militari e forze dell’ordine.
– Ma proprio mentre la polemica sulla sicurezza prendeva piede, al grido di “Milano non è Beirut” (copyright di Mirko Mazzali, storico avvocato dei centri sociali milanesi e poi Presidente della Commissione Sicurezza di Milano) Palazzo Marino provvedeva alla cancellazione dei pattugliamenti. In barba a una diminuzione dei reati su tutta Milano nell’ordine del 48% per il biennio 2008-2010, come allora evidenziato dalla Questura.
– Fino a quell’improvviso dietrofront del maggio 2013, quando Giuliano Pisapia – di fronte allo sconcerto dei milanesi per la vicenda Kabobo (vedi sotto, n.d.r.) e in vista di Expo 2015 – ha deciso di rinnovare al governo la richiesta di invio dei militari in città perché utili a consentire “a carabinieri, poliziotti e vigili di pattugliare meglio il territorio”. La differenza rispetto alla giunta precedente? Che questa volta il pattugliamento dei soldati sarebbe avvenuto in presidio fisso, “in modo da liberare forze dell’ordine per essere presenti sul territorio”.
MILANO CITTÀ PIÙ INSICURA D’ITALIA – Nel frattempo, in questi quattro anni, mentre gran parte dell’attenzione veniva convogliata all’ultimazione dei lavori per Expo, Milano si è guadagnata – secondo i dati del Viminale diffusi a fine 2014 – la palma d’oro di città più insicura d’Italia, con numeri superiori di ben due volte la media nazionale, soprattutto in tema di rapine e borseggi.
A ribadire questo infelice primato, a inizio 2015 ci ha pensato la Questura di Milano. Secondo via Fatebenefratelli, nel quadriennio 2011-2014 i furti con strappo sarebbero aumentati addirittura del 49,48%, quelli in abitazione del 18,82%, negli esercizi commerciali del 19,26% e quelli con destrezza del 12,41%. Per non parlare delle rapine, salite 37,58% in abitazione, del 30% negli uffici postali e del 9,33% negli uffici postali. E per non farsi mancare proprio nulla, impennata del 94,05% per i delitti informatici e aumento di oltre il 20% per le estorsioni.
QUATTRO ANNI DI REATI – E se i numeri non rendono l’idea, basti sfogliare l’elenco dei reati commessi all’ombra della Madonnina dal 2011 a oggi. Di seguito i più eclatanti:
– il 73enne pestato a sangue a fine luglio 2012 da un energumeno, in via Farini, per aver tentato di difendere la sua bicicletta e la catenina d’oro;
– la furia omicida dell’immigrato ghanese Mada Kabobo scatenatasi all’alba dell’11 maggio 2013, quando, senza nessun motivo, uccise a picconate tre persone in zona Niguarda;
– l’irruzione del 21 maggio 2013 presso l’orologeria “Frank Muller” di via della Spiga, da parte di un commando armato di spranghe e molotov;
– la spaccata dell’11 dicembre 2013 presso la gioielleria “Mirella Denti”, all’angolo con via Montenapoleone, le cui vetrine furono prese letteralmente a martellate da un uomo, scappato con un bottino da 250 mila euro;
– la razzia di un’altra gioielleria, questa volta la “Pisa”, il 2 dicembre 2014, sempre in via Montenapoleone, per mano di un gruppo di 6-7 persone armate di asce e bastoni;
– la sparatoria avvenuta all’interno del tribunale di Milano il 9 aprile 2015 e costata la vita a 4 persone;
– il controllore aggredito l’11 luglio 2015 presso la stazione di Villapizzone a colpi di machete da alcuni sudamericani.
PERCEZIONE D’INSICUREZZA – Se l’elenco sopra sia eloquente o meno, lasciamo ai lettori la facoltà di stabilirlo. Una conclusione è però d’obbligo. Sarà anche vero che Milano “non è il Far-West”, come più volte evidenziato dallo stesso Pisapia. Ma continuare a fare finta che la città non viva un’emergenza sicurezza significa non solo andare contro l’evidenza di numeri e statistiche ufficiali, ma anche negare “quella diffusa percezione d’insicurezza”. Che, come tale, vale più di mille discorsi.
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S.P.