Lettera bambino rom costretto a prostituirsi da genitori, orrore e abusi iniziati quando Stefan aveva 6 anni
L’incubo di Stefan era iniziato quando il bimbo aveva appena 6 anni e i genitori, i nomadi Vasile Caldararu e Floarea Pomana, iniziarono a costringerlo a prostituirsi in zona Cimitero Monumentale e all’interno del campo nomadi dove vivevano.
L’OBBLIGO DI PROSTITUIRSI – Secondo quanto emerso dalle indagini:
- i genitori non avevano mancato di dipingergli le unghie dei piedi e delle mani con smalto rosso, e fagli crescere i capelli “per renderlo più attraente”, cedendolo ogni sera a sconosciuti al fine di ricavare soldi dalle prestazioni sessuali subìte dal piccolo.
- Inoltre, era lo stesso padre a portare il bimbo all’interno delle capanne del campo, dove anche gli altri bambini erano costretti a subìre abusi sessuali da adulti e, Stefan, veniva legato e violentato prima che la madre ritirasse il danaro.
IL RAPIMENTO DAI SERVIZI SOCIALI E LA CONDANNA AI GENITORI –
- Stefan venne trovato a prostituirsi in viale Toscana e quindi prelevato dai Servizi Sociali; purtroppo, non ancora in pace, il bimbo fu rapito dalla comunità di accoglienza da 3 nomadi e riportato a forza dai genitori, che progettavano una fuga per sparire oltre confine;
- al termine di un iter processuale passato attraverso una condanna a 3 anni poi annullata dall’indulto, i due genitori vennero infine condannati a 18 anni di carcere.
LA LETTERA – Ora Stefan, che nel frattempo ha 13 anni e un presente difficilissimo a causa delle terrificanti esperienze subìte, è stato adottato da una nuova famiglia e i giudici, a seguito della sentenza emessa, ne hanno reso noto ieri le motivazioni. In tal senso, fondamentale è stata una lettera che ha scritto il bambino, nel 2008, ai propri genitori:
- «Cari genitori devo dirvi che vado in adozione; per le cose che mi avete fatto, le cose che a un bambino non bisogna fare. Andare al semaforo e chiedere i soldi e di sera portando alle persone che non conosciamo tutti i bambini piccoli e facendo sesso con loro per dare i soldi».
IL COMMENTO DEL VICESINDACO E ASSESSORE ALLA SICUREZZA DI MILANO –
- “Il caso del bimbo rom Stefan e la lettera scritta ai genitori è un pugno nello stomaco – ha detto Riccardo De Corato, – che dovrebbe scuotere le coscienze. Ma i buonisti di sinistra e centrosinistra e un certo mondo dell’associazionismo cattolico sanno indignarsi solo quando Comune e Prefettura fanno gli sgomberi. Sugli orrori di quello che avviene all’interno della comunità rom cala il silenzio”.
- “Mi chiedo – prosegue De Corato – quanti altri casi Stefan ci siano e di cui nulla sappiamo. Solo ieri abbiamo appreso che due ragazzini romeni venivano mandati a rubare di giorno e a prostituirsi di notte tra Monza e Cinisello. Un’appendice della maxi inchiesta Fata (circa 100 indagati per la maggior parte romeni) avviata grazie al contributo della Polizia Locale di Milano. E che aveva svelato gli orrori di rapimenti negli orfanotrofi di Bucarest e dintorni di minorenni poi mandate sulle strade di Milano e hinterland. Squarci di violenze come quelle commesse in un campo abusivo, in via Guascona. Dove solo grazie ai vigili nell’ aprile 2009 è stata salvata una diciottenne rom violentata e drogata, perché si rifiutava di andare a rubare. Ed era sul punto di essere venduta a dei connazionali per essere avviata alla prostituzione. Dove sono i sepolcri imbiancati pronti a scandalizzarsi se si smantellano baraccopoli dove bimbi rom vivono tra topi e amianto e non aprono bocca su simili orrori?”.
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Di Redazione