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Arresti Gdf Milano, debiti d’imposta compensati con crediti inesistenti tramite accollo

I finanzieri del Gruppo Milano e i funzionari del Settore Contrasto Illeciti dell’Agenzia delle Entrate, attraverso l’esecuzione di articolate indagini di polizia giudiziaria coordinate dalla Procura della Repubblica di Milano, hanno portato alla luce un complesso schema fraudolento basato sull’apparente possesso di crediti d’imposta di fatto inesistenti, utilizzati per compensare debiti di soggetti terzi, attraverso lo strumento dell’accollo del debito. Tale istituto, previsto dallo Statuto del contribuente, non può essere peraltro utilizzato per versamenti tramite compensazione.
Il meccanismo fraudolento, che ha interessato oltre 200 imprese operanti sull’intero territorio nazionale, è stato ideato da una consulente di Milano, che, con la collaborazione del coniuge e di ulteriori professionisti, si accollava direttamente, ovvero attraverso due società alla stessa riconducibili, i debiti d’imposta delle imprese accollate, procedendo poi a compensarli in F24 con crediti inesistenti, a fronte di un compenso mediamente pari al 70% del valore nominale dei crediti. Gli approfondimenti investigativi hanno evidenziato la natura assolutamente simulata dei crediti utilizzati nelle indebite compensazioni.
In taluni casi, a testimonianza del comportamento spregiudicato tenuto dall’indagata, i crediti fittizi utilizzati in compensazione risultavano riferibili ad anni d’imposta antecedenti la costituzione stessa delle società che ne vantavano la formale titolarità.
In capo alle imprese accollate ne è derivata una situazione di irregolarità fiscale e contributiva dovuta agli omessi versamenti superiori a 40 milioni di euro, oltre al danno connesso all’esborso di quanto pattuito nei contratti di accollo a favore degli ideatori della frode.
Le indagini hanno permesso di intercettare una quota significativa dei flussi finanziari distratti dagli indagati, transitati sul conto corrente della principale società utilizzata nel disegno criminoso, costretta al fallimento. È stata eseguita pertanto la misura degli arresti domiciliari nei confronti dell’ideatrice del sistema fraudolento, in procinto di allontanarsi dall’Italia per trovare riparo nelle Isole Cayman, nonché del coniuge arrestato in un lussuoso chalet di una nota località turistica Valdostana.
Nel complesso, sono stati contestati a 9 soggetti i reati di cui agli artt. 110 c.p., 10 quater del D. Lgs. 74/2000, 216 e 223 della Legge Fallimentare, eseguendo sequestri preventivi finalizzati alla confisca di beni immobili, autovetture, imbarcazioni, conti correnti

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