Quattro donne addormentate, performance avvenuta ieri in via Dante, Galleria Vittorio Emanuele II, Piazza Fontana e Piazza Sant’Eustorgio
“Kathèuda, le quattro figure dormienti”, è una performance d’arte contemporanea ideata da Miriam Secco e Nila Shabnam Sonetti, organizzata dall’associazione culturale Laboratorio Alchemico, e andata “in scena” ieri pomeriggio tra le strade di Milano.
Si tratta per l’appunto di quattro donne addormentate che, attraverso il colore dell’abito indossato e del luogo in cui avviene il loro sonno, vogliono simboleggiare i quattro stadi più significativi della vita di ogni donna: menarca, matrimonio, gravidanza e lutto.
Questo senza prescindere dal concetto di evoluzione individuale, sviluppo che presuppone che prima di aver raggiunto un obiettivo e dopo averlo conseguito, ci si sente necessariamente due persone differenti, e ci si trova a ricoprire un nuovo “ruolo”, con nuove responsabilità ed aspettative.
Il progetto “Kathèuda” vuole porre l’attenzione proprio sul “che cosa” sancisce il cambiamento da uno stadio esistenziale all’altro, interpretando i riti di passaggio come fenomeni universali e necessari per tutte le culture esistenti.
Ciò che hanno potuto vedere i milanesi, quindi, sono state quattro fanciulle che, attraverso luoghi e colori, hanno instaurato un dialogo silenzioso con il pubblico dei passanti.
La prima “fanciulla dormiente” era via Dante e indossava un abito rosso: il luogo della rinascita della natura e il colore della maturità sessuale, sullo sfondo del Castello Sforzesco quale dimensione di un passato fiabesco legato all’infanzia.
La seconda fanciulla era all’Ottagono di Galleria Vittorio Emanuele II e l’abito che indossava era bianco: il colore del matrimonio. Era addormentata nel punto d’intersezione delle due braccia della struttura architettonica, simboleggiando in questo modo l’incontro con l’amore che si trasforma in un luogo sicuro e protetto dalle intemperie, come (dovrebbe essere!) l’unione coniugale.
La terza, invece, indossava un abito verde ed era in piazza Fontana: l’acqua come fonte della vita.
Infine, la quarta fanciulla era in piazza Sant’Eustorgio ed indossava un abito nero: il lutto, la natura che si addormenta, l’ultimo stadio della vita. Il luogo scelto per l’ultimo sonno è stato lo sfondo della Basilica intitolata al santo, luogo sacro di raccoglimento e riflessione, abbandono e conforto nella fede, chiusura del ciclo esistenziale.