Sciopero benzinai di 7 giorni per protestare contro le liberalizzazioni, dettagli
Figisc, la federazione che riunisce i benzinai della rete ordinaria, ed Anisa Confcommercio, che associa i gestori delle aree di servizio autostradali, hanno proclamato ieri uno sciopero nazionale sull’intera rete stradale ed autostradale.
SCIOPERO PROLUNGATO – La durata della serrata? Addirittura 7 giorni. “La posta in gioco – dichiarano le due associazioni – è talmente importante da non consentire incertezze di sorta: ne va davvero dell’esistenza della categoria”.
DATE, ORARI E MODALITA’: PRESTO L’ANNUNCIO – Il monito di uno sciopero è arrivato ieri, mentre le date, gli orari e le modalità saranno comunicate nei prossimi giorni; Luca Squeri, presidente nazionale della Figisc e Stefano Cantarelli, presidente nazionale dell’Anisa Confcommercio, hanno così commentato:
- “Le modalità e le date precise saranno decise dagli organi dirigenti delle due federazioni nei prossimi giorni, anche alla luce dei provvedimenti che il governo assumerà nel prossimo Consiglio dei ministri. Tuttavia sin d’ora sia chiaro che si tratterà di una chiusura prolungata: sette giornate di chiusura degli impianti”.
QUALI SONO LE MOTIVAZIONI? – Abbiamo accennato al fatto che le motivazioni alla base della protesta sono da imputare al processo di liberalizzazioni attualmente al vaglio del governo Monti e presentato durante il prossimo Consiglio dei Ministri.
- Solo pochi giorni fa Antonio Catricalà, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, ospite ad una nota trasmissione televisiva aveva dichiarato: “Bisogna creare le situazioni per cui un benzinaio possa utilizzare la benzina con altri beni di consumo da poter vendere. Si tratterebbe quindi di eliminare l’esclusiva nei contratti tra compagnie petrolifere e gestori, favorendo intese diverse dal comodato d’uso”.
- Come accade sempre quando a venir toccati sono i propri interessi, tale idea non è stata accolta con favore dai benzinai che, tramite le loro associazioni, hanno dimostrato tutto il dissenso verso la volontà di potenziare la rete no-logo per incentivare la concorrenza.
- “La scelta di intervenire sull’esclusiva di fornitura nella rete carburanti – avvertono Figisc e Anisa – non produrrà alcun effetto sui prezzi, ma otterrà il risultato di far espellere i gestori dalla rete alla scadenza dei loro contratti e di far rendere loro dalle aziende petrolifere e dai retisti convenzionati la vita ancor più impossibile fin da subito. Non solo, perché la norma che autorizza gli impianti a funzionare 24 ore su 24 solo nella modalità self service senza più la presenza dell’operatore è un altro grossissimo chiodo piantato sulla bara della categoria. Insomma, ci vuole davvero coraggio a sostenere che queste siano le misure di sviluppo necessarie a far uscire dalla crisi economica il Paese”.
L’ADOC A DIFESA DEI CITTADINI – Carlo Pileri, Presidente dell’Adoc, ha espresso il proprio dissenso nei confronti dell’annunciato sciopero:
- “La liberalizzazione del settore carburanti è necessaria e urgente, potrebbe far risparmiare circa 200 euro l’anno ad ogni automobilista. Occorre operare una separazione netta tra chi produce carburanti e chi li vende agli impianti e rendere il mercato finalmente libero, dando la possibilità ai gestori di vendere anche prodotti non-oil”.
- Ma non finisce qui; c’è da rivedere anche il capitolo accise: “Inoltre – prosegue il Presidente dell’Adoc – una volta finita l’emergenza, riteniamo sia opportuno rivedere la tassazione sui carburanti, ad oggi eccessivamente gravosa per i consumatori. Per questo non condividiamo ma, anzi, consideriamo assurdo lo sciopero prolungato di una settimana indetto dai benzinai, che potrebbe portare ad un’impennata speculativa, ed illegale, dei prezzi alla pompa a ridosso delle giornate di sciopero. Così fosse l’Adoc non esiterà a denunciare ogni distributore che violerà la legge, applicando prezzi fuori mercato ai consumatori”.
TRA ACCISE E MARGINI , A PAGARE SONO SOLO I CITTADINI – Secondo i dati resi pubblici dall’Istat e riferiti all’inflazione al mese di dicembre 2011, la benzina è il cruccio principale degli italiani: tasso di crescita dei prezzi dei carburanti dell’1,9% negli ultimi due mesi del 2011 ed aumento, nell’intero anno da poco conclusosi, del 15,8%.
- Secondo le rilevazioni di lunedì 16 gennaio 2012, il prezzo medio del Paese è, per la benzina, di 1,759 euro/litro e, per il diesel, di 1,716 euro/litro.
- Ovviamente, dalla loro parte, i gestori dei distributori si discolpano di questi ingenti aumenti; Luca Squeri, della Figisc, afferma: “Da un anno a questa parte la responsabilità dell’aumento del prezzo della benzina è dovuta per l’80% all’aumento delle imposte deciso con le reiterate manovre sulle accise, mentre l’aumento della materia prima ha inciso per il 20%. I costi di distribuzione pesano sul prezzo finale circa per meno del 10% (poco più del 2% lo percepisce il gestore, un importo fisso qualunque sia il prezzo del prodotto), contro una quota di imposte che vale il 60% del prezzo della benzina”.
- Che le reiterate accise abbiano fatto aumentare il prezzo dei carburanti è una verità indiscutibile. Che le imposte decise dai governi rappresentino un’ottima “scusa” per le compagnie per aumentare di un importo maggiore i prezzi dei carburanti è altrettanto lampante.
AGGIORNAMENTO del 24 gennaio 2012: Alla luce di quanto ottenuto dal governo con le liberalizzazioni, la categoria ha annullato lo sciopero, del quale comunque non erano state ancora fissate le date ufficiali.
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Matteo Torti