Truffa appalti Comune di Milano e Parma per 9 milioni di euro, erano legati al progetto Cittadelle degli Archivi
“La ‘Cittadella degli Archivi’, concepita come unica grande sede documentale, è una infrastruttura fino ad oggi mancante a Milano, nonostante la presenza sul territorio cittadino di diversi archivi grandi e importanti. Ma la rilevanza di questo progetto non è solo logistica, tecnologica e funzionale, ma anche e soprattutto di conservazione e quindi salvaguardia di un patrimonio fino ad oggi frammentato e spesso purtroppo non adeguatamente conservato. Un’opera quindi – ha concluso Pillitteri – particolarmente importante per Milano proprio per la sua vocazione lungimirante: conservare al meglio la storia della città e di chi la vive”.
Con queste parole, il 26 ottobre 2010, l’assessore ai Servizi civici di Milano, Stefano Pillitteri (figlio dell’ex Sindaco di Milano, Paolo Pillitteri, ndr), presentava il progetto “Cittadella degli archivi”, nuovo spazio di archivio dei documenti cittadini, posandone la prima pietra.
Due anni e mezzo dopo, il 18 aprile 2013, è giunta a termine l’attività investigativa che ha portato all’accertamentodi illeciti nell’aggiudicazione di due appalti per la fornitura di sistemi di archiviazione automatizzata di documenti proprio per la “Cittadella degli Archivi”, del Comune di Milano e Parma.
Le indagini sono state svolte su delega del Sostituto Procuratore Paolo Filippini, della Procura della Repubblica di Milano, ad opera del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Milano, i cui militari hanno notificato l’avviso di conclusione delle indagini nei confronti di:
– due persone fisiche indagate, a vario titolo, per reati di turbativa d’asta, falso e truffa (anche tentata) ai danni di ente pubblico,
– una persona giuridica per la normativa sulla responsabilità amministrativa degli enti ai sensi del D.Lgs n. 231/2001.
In particolare, gli accertamenti delle Fiamme Gialle hanno consentito di appurare che i due soggetti, in concorso tra loro, avrebbero cercato di ottenere a Parma ed avrebbero ottenuto a Milano, i citati appalti, per un valore complessivo di 9 milioni di euro.
Gli indagati operavano “mediante la formazione e l’utilizzo di documenti attestanti falsamente il possesso dei requisiti relativi alle capacità tecniche – ha spigato la Gdf, – necessari per essere ammessi alle procedure della gara, inducendo così in errore la stazione appaltante”.
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Di Redazione