Amianto Milano uffici comunali via Pirelli 39, la Procura ha inviato i Carabinieri che ne hanno constatato il degrado
Si è svolto il 5 giugno 2013 il sopralluogo della Procura della repubblica di Milano nel palazzo comunale di via Pirelli 39, oggetto di un esposto-dossier firmato da più di 70 dipendenti e protocollato lo scorso aprile dall’avvocato Bonanni dell’Osservatorio nazionale amianto. Alle verifiche, svolte da agenti in borghese tra uffici affollati di progettisti e cittadini, è stata invitata a presenziare anche Elena Colombo, responsabile dell’Asl oltre ad alcuni responsabili della sicurezza del Comune di Milano. Oggetto dell’intervento è stato l’andamento dei lavori di confinamento dell’enorme mole di amianto presente negli armadietti del riscaldamento degli uffici, mentre i lavoratori interpellati hanno fatto presente numerose situazioni di rischio presenti nel Palazzo, sede degli uffici di edilizia, urbanistica e case popolari del Comune di Milano.
IL DEGRADO APPURATO DAI CARABINIERI – Il maresciallo dei Carabinieri ha potuto appurare lo stato di degrado del palazzo, il deterioramento dei tubi del condizionamento posti a pochi centimetri dalle scrivanie, oltre a visionare i 3 piani interrati dove il 31 maggio è partita la bonifica integrale dell’amianto presente.
L’INTERVENTO DEL COMUNE: PER ORA LA BONIFICA NON SARA’ INTEGRALE – “Il piano di intervento concordato da Comune di Milano ed Asl, per ora, non prevede la bonifica integrale di uno dei più grandi edifici di proprietà comunale – spiega il portavoce dei lavoratori, – ma solo la copertura con fogli plastificati delle bocchette dell’aerazione degli uffici”.
– Una decisione contestata dai lavoratori e dalle rappresentanze sindacali, che chiedono chi la bonifica integrale chi lo sgombero, almeno temporaneo, del palazzo.
– Per i lavoratori erano presenti oltre a Ferdinando Rombolà, responsabile della sicurezza e delegato sindacale del CSA, anche Stefano Mansi, uno dei lavoratori attivi sulla questione sicurezza.
ALCUNE DELLE VIOLAZIONI DI LEGGE SEGNALATE – Tra le violazioni di legge segnalate dai sindacalisti, l’immediata riapertura di una uscita di sicurezza ostruita da materiali e mobili vari, al 10mo piano del grattacielo.
1,2 MILIONI DI SPESA E LO SGOMBERO ENTRO L’ANNO, PER RISCHIO DA ESPOSIZIONE – I lavori iniziati il 31 maggio 2013 sono stati conferiti con procedura d’urgenza dal Comune alla ditta CSTM di Magenta (http://www.ctmtermodeco.it/), per una cifra di 1,2 milioni di euro con delibera di giunta: “Un dato che sembra essere in conflitto con le numerose dichiarazioni fatte da esponenti della Giunta, e riprese sia dal sito internet del Comune di Milano che da diversi quotidiani, rispetto allo sgombero del palazzo entro l’anno – hanno precisato i portavoce dei lavoratori.
– Nonostante, infatti, le rassicurazione di ASL e dirigenti comunali, e gli esiti sotto ai limiti di legge degli esami delle fibre di amianto disperse negli uffici, gli esperti di medicina del lavoro interpellati dai comunali, così come numerose pubblicazioni scientifiche, dimostrerebbero comunque la presenza di un rischio da esposizione.
– Situazione moltiplicata dalle decine di perdite d’acqua che interessano i tubi coibentati con materiali nocivi, registrate dal novembre 2012 ad oggi.
LO SPOSTAMENTO DEI LAVORATORI – Durante una recente riunione coi lavoratori del settore Case popolari, l’assessore Daniela Benelli avrebbe ammesso il degrado della situazione e promesso ai 70 dipendenti afferenti al suo settore (sui 900 dell’intero palazzo), l’imminente spostamento in luoghi più salubri e idonei ad ospitare le centinaia di famiglie con bimbi al seguito che, ogni settimana, si recano negli uffici comunali alla ricerca di un alloggio popolare.
– Ad oggi sono 7 le stanze che risultano chiuse da mesi, per lavori di bonifica amianto in corso e possibili rischi per i dipendenti, localizzate nel degradato corpo basso, il grigio edificio che scavalca con la sua mole le 6 corsie di viale Melchiorre Gioia.
PROMESSE & PREOCCUPAZIONI – Sia l’assessore Rozza che la Vicesindaco De Cesaris hanno più volte rassicurato i dipendenti, dichiarando ai lavoratori che si stanno adoperando per trovare una nuova sede, ma la soluzione non sembra dietro l’angolo e tra i corridoi la preoccupazione è palpabile.
– “Ad oggi – spiegano i lavoratori, – i dipendenti non sanno né se, né quando né dove verranno spostati. Medesima incertezza avvolge anche il futuro del palazzo, costruito nei primi anni Sessanta, e uno dei più ampi immobili del patrimonio comunale.
– “A questo si aggiunga che – sottolineano, – dopo i mesi passati senza riscaldamento, esistono fondate possibilità che anche l’aria condizionata potrebbe non funzionare nei prossimi giorni.
– “Non è un caso – concludono i portavoce, – che sono più di 200 le domande di trasferimento presentate nell’ultimo anno, motivo per cui i dipendenti hanno soprannominato il tetro palazzone ‘Alcatraz’”.
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Di Redazione