Aumento Irpef Milano 2013, portata allo 0,8% per i redditi sopra i 21mila euro; come calcolare, esempi pratici, spiegazioni per tutti
L’arancione, colore simbolo di Pisapia, si sta trasformando in rosso. I cittadini del Comune di Milano sono di fronte ad una vera e propria batosta dal punto di vista fiscale. Con un Consiglio Comunale fiume, è stata stravolta l’addizionale comunale Irpef: aliquota al massimo consentito dalla legge (0,8%) e soglia di esenzione drasticamente rimodulata (21.000 euro contro i 33.500 precedenti). Analizziamo il provvedimento.
QUALCUNO LO AVEVA ANNUNCIATO – Era il 2 settembre 2013 quando Lamberto Bertolé, capogruppo del Pd, annunciava che dei sacrifici erano necessari per rimettere in sesto il bilancio di Palazzo Marino.
– In un’intervista alla carta stampata, Bertolé annunciava: “Purtroppo aumentare l’addizionale Irpef è necessario. I tagli dei trasferimenti dal governo ai Comuni sono stati forti e la Regione ha ridotto i contributi per il trasporto pubblico. L’alternativa a rivedere l’addizionale sarebbe massacrare i servizi”.
DETTO FATTO – Solo un mese e mezzo dopo arriva il provvedimento del Consiglio Comunale di Milano: 27 voti favorevoli ed 8 voti contrari. La soglia di esenzione per redditi annui imponibili scende dai precedenti 33.500 agli attuali 21.000 euro.
– Ulteriore novità, gli scaglioni, spariti visto che si è fissata l’aliquota unica allo 0,8% (il massimo consentito dalla legge) per tutti i cittadini residenti nel comune meneghino che percepiscono redditi superiori ai 21.000 euro lordi annui.
IL CONFRONTO RISPETTO AL PASSATO – In precedenza, a Milano erano gli scaglioni a dominare l’addizionale comunale Irpef, con una esenzione per chi aveva un reddito imponibile non superiore a 33.500,00 euro. Proprio tale esenzione valeva, inoltre, come franchigia, e quindi non veniva applicata in caso di reddito superiore alla soglia in questione.
– Dopodichè si passava agli scaglioni: 0,10% per redditi da 0 a 15mila euro; 0,15% tra 15 e 28mila; 0,30% tra 28 e 55mila; 0,50% tra 55 e 75mila; 0,70% per chi aveva redditi sopra i 75mila euro annui.
– A danno dei cittadini, ma ora il sistema è molto più semplice: Esenzione, da verificare se sempre a titolo di franchigia, posta a 21mila euro (contro i 35mila precedenti) e aliquota unica dello 0,80% a prescindere dal reddito.
QUALCHE ESEMPIO PRATICO: FACCIAMO E CALCOLI INSIEME – Tra soglie di esenzioni, franchigie, scaglioni ed aliquote, c’è il rischio di perdersi. Facciamo quindi un po’ di chiarezza e affrontiamo alcuni esempi, confrontando il versamento Irpef comunale dovuto, con le precedenti norme e con le attuali.
– Il calcolo è molto semplice. Prendiamo l’ipotesi di un reddito annuo lordo di 34.000 euro. Oggi il calcolo è facilissimo: 34.000 / 100 x 0,80. Prima, invece, essendo i 34.000 maggiori dell’esenzione di 33.500 euro, si doveva effettuare un altro calcolo, vale a dire: 0,10% di 15.000 + 0,15% di 13.000 (il 13.000 lo deriviamo da 28.000 – 15.000) + 0,30% di 6.000 (il 6.000 lo deriviamo da 34.000 – 28.000).
REDDITO ANNUO LORDO (€) | PRIMA (€) | OGGI (€) | AUMENTO (%) |
20.000 | 0,00 | 0,00 | – |
22.000 | 0,00 | 176,00 | + 176,00 € |
34.000 | 52,50 | 272,00 | 418,10 % |
50.000 | 100,50 | 400,00 | 298,01 % |
80.000 | 250,50 | 640,00 | 155,49 % |
300.000 | 1.790,00 | 2.400,00 | 34,08% |
– Nel secondo esempio non abbiamo potuto definire l’aumento percentuale poiché, algebricamente parlando, non è possibile dividere un qualsiasi numero per 0. Pertanto parlare di un aumento del 176% non è esatto: meglio parlare di un esborso di 176,00 euro che prima non era dovuto.
UNO STRANO CASO: ALLA FACCIA DELL’EQUITA’ – Alla faccia dell’equità, verrebbe da dire.
– Gli esempi analizzati nel paragrafo precedente, infatti, mostrano chiaramente che la misura adottata dal Consiglio Comunale di Milano, nonostante non sia positiva per le tasche di nessun percettore di reddito risiedente nel territorio meneghino, ha un’influenza tanto maggiore quanto più basso è il reddito in questione. Fermo restando, ovviamente, il limite inferiore dei 21.000 euro, al di sotto dei quali l’Irpef comunale non è dovuta.
– Insomma: si tratta di una misura che va a gravare in misura maggiore sul ceto medio: la classe che, a livello fiscale, sta subendo maggiormente la crisi. Strano che un iniquo obiettivo di questo tipo venga perseguito proprio da Pisapia (verrebbe ancora da aggiungere), che della tassazione “ai ricchi” ha fatto una battaglia quasi personale.
– Tra l’altro, un pensiero è dovuto pure allo sfortunato cittadino che andrà a percepire 21.100 euro lordi, magari pure per effetto degli straordinari. Tale caso, infatti, sarà al centro di una questione incredibile: mentre prima sarebbe stato esentato dal pagamento dell’Irpef comunale, ora dovrebbe pagare lo 0,80% di 21.100 euro qualora si dovesse prevedere ancora la soglia esente come franchigia.
– Tornando ai numeri, lo 0,80% di 21.000 è 168,80 euro. A fronte di un guadagno aggiuntivo di 100 euro, l’ipotetico cittadino che abbiamo citato ne dovrebbe versare a Palazzo Marino 168,80. Di fatto, quindi, ci perderebbe ben 68,80 euro.
CHIUDIAMO CON UN “GARBATO TIMORE”– I politici fanno le norme, i tecnici le aggiustano. Il timore, quindi, non può che essere il seguente:
– se a pagare saranno sempre i cittadini che presentano un tenore di vita medio-basso, si rischia che il colore più diffuso a Milano non sia più l’arancione, tanto osannato ed incensato dal centro-sinistra di Pisapia, ma diventi il rosso. L’intervento di tecnici validi, quindi, sarebbe non soltanto auspicabile, ma proprio da pretendere.
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Matteo Torti