Come Amazon immagina il futuro, anche in Italia
Ci si riferisce in particolare a quanto accaduto presso lo stabilimento di Castel San Giovanni (provincia di Piacenza) e a quelle rivendicazioni da parte dei dipendenti che, ad oggi, non hanno ancora ricevuto una chiara risposta.
Nonostante ciò, il colosso di Seattle non ha intenzione di rivedere i suoi piani per il 2018 e rivendica le migliaia di posti di lavoro creati in Italia. A riprova della sua determinazione ci sono in cantiere due nuovi stabilimenti per l’autunno prossimo: un centro di distribuzione a Torrazza Piemonte, in provincia di Torino, ed un secondo stabilimento che sarà situato in provincia di Bergamo, a Casirate.
La trattativa con i sindacati è rimasta per ora sospesa e si può solo speculare su quali siano le condizioni per chi verrà assunto nei nuovi centri. Inoltre Amazon, come altri colossi digitali, è sotto attacco da parte delle politiche internazionali che vorrebbero una tassazione più trasparente e adeguata al paese in cui vengono fatturati gli ordini (in Italia, ad esempio, l’Agcom chiede all’azienda di adeguarsi ad una tassazione da “operatore postale”).
Ma quale sarà l’impatto di Amazon sul futuro del lavoro e della logistica? Sarà Amazon a doversi adeguare a ruolo di operatore postale o sarà vero il contrario? L’azienda di Bezos potrebbe essere sul punto di ridefinire le logiche stesse di questa fetta di mercato, applicando nuove tecnologie a spedizioni, smistamento e gestione delle consegne.
Per quanto si possa legiferare a riguardo è indubbio che Amazon abbia spostato l’asse della logistica sempre più a suo favore. Una prova evidente è la mai celata volontà di effetuare le consegne internamente, evitando di richiedere servizi di spedizione a ditte esterne. Ne è un esempio il servizio Flex, per ora ancora non presente in Italia, che permette a privati di effettuare consegne per Amazon on demand, qualora in possesso di una vettura. Un modello molto simile a quello di UBER – non è un caso che le due aziende condividano molti punti comuni nelle loro strategie future (a tal proposito si può dare un’occhiata al confronto che la tedesca TradeMachines ha recentemente pubblicato).
Rimane in molti il dubbio se considerare il consolidamento dell’azienda come una minaccia o un’opportunità. Se da un lato è vero che molto è investito in robotica (i lavoratori dei prossimi stabilimenti collaboreranno con veri e propri robot) è anche vero che molte mansioni vengono translate nell’ottica del controllo e della supervisione. L’apertura in questi giorni dei centri Amazon Go sta lì a testimoniarlo.
Concepiti come supermercati senza casse, questi centri permettono di fare la spesa tramite l’utilizzo di un carrello virtuale. Lo scontrino arriverà direttamente sull’app apposita una volta usciti dal negozio.
Indubbiamente queste strutture, forti di una innovativa digitalizzazione, hanno eliminato la figura del cassiere, utilizzando però un numero maggiore di dipendenti adibiti alla gestione e controllo degli acquisti effettuati (evitando che minori acquistino alcol ad esempio).
Siamo davvero all’alba di un nuovo modo di concepire il lavoro e la logistica. La speranza è che le politiche (non solo a livello nazionale) sappiano integrare queste novità con un mondo del lavoro che ancora vive la convalescenza dell’ultima crisi finanziaria.