Crisi economica: continua il calo dei consumi di prodotti “Non-food”
Tra il 2007 e il 2017, la crisi economica ha profondamente alterato la propensione al consumo degli italiani.
Infatti, fino ad oggi la spesa per merci non alimentari è diminuita del 10%, e ciò ha portato a numerose reazioni sui mercati finanziari soprattutto per quanto riguarda le aziende manifatturiere che producono tali prodotti.
I dati emergono dalla fotografia scattata dall’edizione 2017 dell’Osservatorio Non food di Gs1 Italy, presentato a Milano i primi di luglio.
Il decennio compreso fra il 2007 e il 2017 ha messo in evidenza due crisi economiche, in conseguenza delle quali i consumi reali hanno subito un calo effettivo del 4,5%.
A risentire delle due crisi sono stati soprattutto i beni con un -12,3%, mentre i servizi hanno evidenziato elementi positivi ed un percorso di crescita che ha toccato quota +3,9%, con alcuni evidenti rallentamenti proprio in concomitanza dei due famigerati periodi di crisi economica.
Lo scenario ha subito una modifica precisa e i consumatori hanno spostato l’attenzione dai beni ai servizi, prova ne è la crescita nell’utilizzo dei servizi rete internet e telefonia.
Il peso dei consumi Non Food mette in evidenza dinamiche diverse fra i vari comparti.
Fra i settori di riferimento troviamo il tessile, che considera abbigliamento, calzature e tessile casa, e rappresenta il comparto che ha subito il calo più evidente, con un valore che si è progressivamente assottigliato.
Il tessile infatti, come confermano i dati, è passato dai 35 miliardi di euro del 2007 ai 26 miliardi del 2016.
Il decennio preso come riferimento non è stato un’esperienza gratificante neppure per l’elettronica di consumo che, nonostante un periodo altalenante, ha subito una riduzione di sette punti in percentuale.
A garantirsi una seconda posizione in termini di contrazione dei consumi è l’universo casa, composto da articoli quali i mobili, l’arredamento ed i casalinghi in genere.
Per questo settore si parla di un calo di circa 15 punti in percentuale, ma di un solo punto in fatto di quota sui consumi.
In Italia il 12% della spesa non alimentare viene dirottato verso il settore del bricolage, che ha navigato a vista in questi dieci anni, cercando di non perdere il giro di affari che si è ridotto solo del 4,7%, con un calo stabilizzatosi sui 600 milioni di euro.
Gli italiani in tempo di crisi hanno optato per fare da se tutta una serie di lavori domestici che prima lasciavano realizzare ai professionisti del settore. Si parla di attività di giardinaggio, falegnameria, riparazioni, imbiancamento che gli italiani hanno messo a punto da se, per risparmiare sulle spese.
Non sembra essere andato bene neppure il settore dell’entertainment, che considera segmenti quali quello dei libri, dei videogiochi, dei supporti musicali e degli home video.
Stessa sorte per il comparto dedicato a giocattoli e cancelleria, che in realtà rappresenta il settore decisamente più marginale del Non Food.
A controbilanciare le negatività del Non Food troviamo l’area regina quella del “bellessere”.
Si tratta del mercato che ha goduto maggiormente del favore degli italiani e raggruppa realtà legate al benessere fisico ed estetico, fra cui spiccano prodotti quali gli articoli per la pratica sportiva, i prodotti di automedicazione, ma anche i prodotti di profumeria e ottica.
Nell’arco di questi dieci anni molte cose sono cambiate nella distribuzione. Gli ipermercati hanno perso interesse, a favore delle grandi superfici specializzate.
Inoltre smartphone e pagine social hanno contribuito a cambiare le logiche e le dinamiche di acquisto.
Il processo che porta alle decisioni si è accorciato progressivamente, per questo si sta assistendo ad un cambio epocale nell’approccio alla vendita.
«L’edizione 2017 dell’Osservatorio Non Food di GS1 Italy è particolarmente significativa perché è stata l’occasione per tracciare il bilancio di 10 anni di digitalizzazione e per raccontare l’impatto che ha avuto sulla vita.