Italia nella morsa dell’inverno demografico
Convegno per la presentazione del nuovo numero di Aspenia, rivista di Aspen Institute
Le conseguenze dell’ ”inverno demografico” che colpisce la gran parte dei Paesi industrializzati – Italia e Giappone in testa – porteranno nel giro di pochi decenni a profondi mutamenti geopolitici globali. E nei singoli Paesi aprono questioni politiche ed economiche di grande rilievo anche per quel che riguarda la tenuta del sistema di welfare e i rapidi cambiamenti che le aziende si trovano ad affrontare all’interno di una prevedibile nuova organizzazione del lavoro. In questo contesto un ruolo fortemente strategico assumono sia il percorso educativo universitario, sia un sempre maggiore sostegno alla ricerca.
E’ la sintesi del convegno organizzato a Milano da Aspen Institute Italia, in partnership con Assolombarda “La sfida demografica tra nuova organizzazione del lavoro e sostenibilità del welfare” in occasione dell’uscita del numero 2/2023 di Aspenia, la rivista di Aspen Institute Italia diretta da Marta Dassù. Vi hanno partecipato Giulio Tremonti, Presidente Aspen Institute Italia, Presidente Commissione Esteri Camera dei Deputati; Alessandro Spada, Presidente Assolombarda; Maurizio Leo, Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze (da remoto); Pier Carlo Padoan, Presidente Unicredit; Alessandro Rosina, Ordinario di Demografia e Statistica Sociale, Università Cattolica del Sacro Cuore; Enrico Gotti Tedeschi, Presidente Banco Santander-Italia; Marta Dassù, Direttrice Aspenia; Daniel Gros, Professore, Institute for European Policy Making Università Bocconi. Moderatore Andrea Cabrini, Direttore Class Cnbc.
Analizziamo il problema denatalità, partendo da casa nostra. Si prevede che da oggi al 2060 Milano perderà 47.000 abitanti e la Lombardia scenderà a 9.200.000 dagli oltre 10 milioni attuali, con una perdita di Pil pari a 500 miliardi; negli ultimi 20 anni abbiamo perso 1.000 nati all’anno con un invecchiamento progressivo della popolazione. Inoltre i giovani, il capitale umano sul quale costruiamo il nostro futuro, emigrano: 3.600 solo dalla Lombardia; i cosiddetti Neet – giovani che non studiano e non lavorano, sono il 17% rispetto alla media UE del 12%, e il 45,6% degli imprenditori lamentano la difficoltà di trovare personale qualificato; a chi afferma che i salari sono troppo bassi, ribattono che il costo del lavoro è il più alto d’Europa. Tra le soluzioni, immigrazione selezionata; potenziamento delle scuole professionali; la flat tax al 15% come per i lavoratori autonomi.
In Italia, da troppo tempo viene sottovalutato il problema demografico. In breve, la sua storia: dai 5 figli per famiglia dell’inizio ‘900 si è passati a 2,7 all’epoca del baby boom ed a 1,24 oggi con record negativo di meno di 400.000 nascite all’anno. Anche una nuova politica orientata a favorire famiglie (asili nido, alloggi accessibili e quant’altro) e nuova immigrazione non riusciranno ad evitare l’”inverno demografico”: l’Italia è destinata a perdere popolazione.
Nel mondo siamo passati da 4 miliardi degli anni ’80 agli 8 miliardi di oggi. Ma il fenomeno non ha riguardato i Paesi ricchi, bensì quelli che definivamo del ‘terzo mondo’. Anche da un punto di vista economico, i paesi ricchi che producevano l’80% del Pil globale oggi l’han visto scendere al 40%. Per mantenere il tenore di vita ad alti livelli, si è scelta la via dell’iperproduzione, del consumismo; mentre il crollo delle nascite porta all’invecchiamento della popolazione e alla necessità di inasprire le tasse per sopperire alle necessità di offrire cure sempre più costose agli anziani.
La soluzione dovrà venire da uno sviluppo economico-industriale che punti su un più alto livello tecnologico, su una più equa ridistribuzione delle ricchezze, sulla riduzione delle disuguaglianze. Obiettivi che hanno bisogno di un mondo in pace.
Di Benito Sicchiero