Traffico e viabilità a Milano: l’analisi di un cittadino che ama la bicicletta, ma anche il buonsenso
Per cercare di limitare la circolazione delle auto a Milano, ma anche altrove, ci sono due modi di agire : uno che chiameremmo “di destra”, che è rappresentato dagli incentivi, dal ridurre i costi dei mezzi pubblici e aumentarne la puntualità, dal creare infrastrutture per agevolare l’uso delle due ruote. Un altro, che definiremmo “di sinistra”, che consiste nel tassare, aumentare il prezzo dei biglietti ATM, rendere impossibili i parcheggi, portare alla disperazione l’automobilista.
Con entrambi i sistemi si otterrà il passaggio alla scelta della bicicletta come veicolo di spostamento in città; la differenza sta nelle incazzature che determina la strategia di sinistra.
A Milano stiamo assistendo a un aumento dell’uso della bici “muscolare”, termine scelto per differenziarla da quella “ a pedalata assistita o elettrica”: tuttavia, la giunta arancione non è stata per nulla capace di determinare una vera impennata nell’uso delle due ruote. D’accordo, non siamo ad Amsterdam e nemmeno a Copenhagen, ma il ciclista a Milano è ancora abbandonato a se stesso.
Si dice che mancano le ciclabili, ma il vero problema che limita l’uso della bici è il timore del furto.
Esistono disposizioni municipali, ancora dal tempo del governo cittadino del centrodestra, e perfino regionali, che impongono ai condomini di predisporre spazi per posteggiare le biciclette all’interno dei cortili; ci sarebbero sanzioni, fino a 150 euro, ma nessuno le applica, e il ricovero del mezzo riguarderebbe solo chi vive o lavora in quella casa, non gli occasionali visitatori.
A Milano se ti rubano la bici puoi trovartela in vendita in qualche mercato all’aperto, ma se la riconosci e provi a fartela restituire dal venditore passi i tuoi guai, vieni circondato e minacciato da loschi figuri. Per bloccare questo commercio truffaldino basterebbe autorizzare la vendita di biciclette solo nei negozi abilitati con facile rintracciabilità del vecchio proprietario.
Sarebbe anche semplice organizzare parcheggi cittadini custoditi e autorizzati a prezzi di pochi centesimi l’ora, creando così anche posti di lavoro, ma per la giunta Pisapia è arduo anche ciò che è molto semplice.
Il Bike-sharing, il noleggio di bici comunali in posteggi predisposti, passa per il fiore all’occhiello di una giunta che lascia il suo mandato senza un programma , una iniziativa , un’idea, e ha campato delle realizzazioni delle opere create dal centrodestra.
In realtà anche il successo del bike-sharing, nato nel novembre 2008, sindaco Moratti, vice De Corato, rappresenta paradossalmente un fallimento per la giunta arancione. Infatti molti ciclisti, sempre per paura di farsi rubare la bicicletta, preferiscono affittarla da BikeMi, la società incaricata.
Perfino gli stessi commercianti cominciano a optare per il noleggio delle bici, con opzioni di scelta più varie.
In alcuni esiste anche la possibilità di affittare o acquistare nuovi rivoluzionari strumenti come il Solowheel, la futuristica monoruota ad alimentazione elettrica, che la giunta ha ignorato.
Bike-Mi comunque sta lavorando bene : presto ci saranno biciclette con seggiolino per i bambini, quelle con pedalata assistita con stazioni integrate per ricaricarle, perfino quelle adattate per paraplegici con movimento manuale ; in questo caso mi chiedo chi sarà il folle che la utilizzerà, rischiando la vita nel traffico di Milano. Buona l’idea simbolica di riconoscere anche la presenza dei disabili, ma perché uno che può andare con un proprio veicolo dove vuole o quasi, dovrebbe , con le difficoltà del caso, scendere dal proprio automezzo e infilarsi o ancorarsi al nuovo mezzo ? Lo sapete perché questo tipo di bici ha un’asta molto lunga con una bandierina posteriore? Perché i camionisti possano vederla.
Anche Bike-Mi subisce il fenomeno dei furti : dal 2008 sono più di mille le bici rubate. Di queste dieci al dì vengono ritrovate, molte sono state rinvenute nel fondo dei Navigli. Consoliamoci apprendendo che anche ad Amsterdam avviene la stessa cosa : ho visto di persona passare una chiatta piena all’inverosimile di scheletri di bici, recuperate dal fondo dei canali della capitale olandese.
Per finire c’è il capitolo delle ciclabili, vera barzelletta dell’epoca Pisapia: dovevano garantire gli spostamenti ai ciclisti, ma hanno complicato la vita a tutti. Alcune di queste piste finiscono improvvisamente nel nulla, altre sono solo strisce per terra, e che Dio la mandi buona al ciclista che le percorre.
Altre ancora sono state create là dove non ce ne era bisogno, come in via Cola di Rienzo o in via Tortona, dove i ciclisti transitavano senza problemi, data l’assenza di traffico; ora lavori costosi, gravati sulla comunità, hanno prodotto una ciclabile inutile che si estende anche ad altre vie limitrofe , con un solo risultato che si evidenzia soprattutto alla sera, quando i cittadini, dopo una faticosa giornata di lavoro, rientrano a casa: la scomparsa di un’infinità di posteggi.
Il povero milanese che abita in quella zona, già disboscata di alberi secolari dalla giunta Pisapia, comincia a girare, girare, girare con la sua auto e intanto gli girano, gli girano, gli girano. Dopo aver ben distribuito di gas di scarico la zona, forse troverà un parcheggio, e magari, mentre suonerà l’agognato citofono di casa sua, vedrà passare sulla strada un ciclista che ignora la ciclabile perché scomoda nell’ immettervisi.
Perfino Re Giorgio, l’unico riconosciuto dal popolo, cioè Armani, non il quirinalesco comunista, pare si sia molto arrabbiato per il traffico impazzito tutto attorno al suo emporio, per quella ragnatela inutile di ciclabili e l’assenza di parcheggi con macchine messe dappertutto, ferme in doppia fila con le quattro frecce.
Forse a lui qualcuno darà retta: speriamo sia il prossimo sindaco Parisi, appassionato ciclista, ma anche di buon senso.
In merito, invitiamo tutti i lettori a scriverci a redazione@cronacamilano.it: raccontateci la vostra opinione sullo stato della città e sulle problematiche del vostro quartiere, vi daremo voce.