Scie chimiche bufala, complotto o verità? Analisi, risposte, provocazioni
Il web ha portato alla diffusione rapida e senza controllo delle cosiddette “teorie di complotti e cospirazioni”; un esempio lampante è costituito dal controverso argomento delle scie chimiche, che nel giro di pochi anni ha portato alla formazione di gruppi sui social network, convegni e interrogazioni parlamentari da parte di diversi politici in tutto il mondo. Ma come nasce una teoria di questo tipo e soprattutto: perché riesce ad avere successo? Ne parliamo con il Dottor Bernardo Paoli, docente internazionale di “Comunicazione e Problem Solving Strategico” e di “Psicoterapia Strategica”, specializzato in Psicoterapia Breve Strategica presso il CTS di Arezzo.
Dottor Bernardo Paoli, sono ormai anni che sul web ci si imbatte nelle più disparate teorie sui complotti come ad esempio quella sulle scie chimiche. Ci spieghi, come nascono e si sviluppano queste idee?
Le teorie del complotto hanno una storia abbastanza simile: ci sono dei fatti accaduti realmente che qualcuno interpreta secondo una lettura “sospettosa”; arrivano poi i media – questo è il contributo essenziale – che, uno dopo l’altro, iniziano a diffondere la notizia attraverso la forma “si dice che dietro al tale evento c’è un complotto” e, come ci suggerisce Goethe, una cosa narrata e rinarrata finisce per diventare vera.
Chi sono le persone che concretamente partoriscono queste idee?
Come ci ricorda il chimico e ricercatore Simone Angioni nel suo articolo on-line “Il complotto delle scie chimiche”, la teoria delle scie chimiche nasce nel 1997 grazie a Richard Finke, un comune cittadino americano appassionato di bioterrorismo. Finke avanzò l’ipotesi “sospettosa” che le comuni tracce bianche rilasciate dagli aerei in volo fossero dovute a un pesticida rilasciato allo scopo di commettere un genocidio. Questa idea fu fatta circolare tramite una mail su una lista dedicata al bioterrorismo. Nel testo non veniva citata nessuna analisi chimica condotta sulle scie che avvalorasse l’idea di Finke.
Tuttavia alcuni giornalisti iniziarono a diffondere questa notizia falsa; in particolare, la responsabilità può essere attribuita al giornalista americano William Thomas che il 7 marzo del 1999 venne intervistato nel corso del programma radiofonico “Cost to Cost AM” condotto da Art Bell, giornalista appassionato di ufologia e complotti. Anche in Italia diverse radio e programmi tv hanno trattato l’argomento nel corso degli ultimi anni; tra queste “Voyager” condotta da Roberto Giacobbo su RaiDue, e “Radio Deejay” durante il programma mattutino di Fabio Volo… e se un’emittente famosa ne parla “allora sarà vero”.
Questi complotti sembrano riscontrare un certo successo sul web, perché?
Prima del web le informazioni circolavano più lentamente e con molti controlli, nella rete invece le informazioni circolano velocemente spesso senza un rimando alle fonti delle notizie, e il proliferare di forum e blog, dove ognuno può dire ciò che vuole riportando le affermazioni più strane e curiose, favorisce la diffusione di centinaia di storie assurde o improbabili.
Ma mi domandavi “perché tanto successo di queste storie?”, perché, come in ogni buona favola, nelle teorie del complotto ci sono alcuni cattivi e potenti che vogliono nuocere molte persone inermi e per bene. Questo richiama anche la nostra esperienza diretta: ognuno di noi ha ricordi nella propria vita di aver subìto o di star subendo qualche angheria da parte di qualche “cattivo potente”. Le storie complottiste hanno presa perché ognuno può identificarsi in esse. Il problema è che non hanno una verifica scientifica, e le verifiche scientifiche che vengono fatte portano alla conclusione che sono delle bufale.
Molti esperti si impegnano a sbugiardare queste teorie, ma spesso anche di fronte alle prove più evidenti si assiste ad una vera negazione della realtà. Come mai?
Te lo spiego con un semplice esempio. Mettiamo il caso che la tua fidanzata è molto “sospettosa” sulla tua capacità di esserle fedele, e pensa che tu la stai tradendo. Tu sei fedele, ma lei non ti crede. Quando le parte il sospetto, qualsiasi cosa tu possa dirle per rassicurarla non basta mai, anzi, più ti difendi e più lei pensa: “Vedi si sta difendendo perché in realtà è colpevole e vuole farla franca”. Se le porti un giorno dei fiori lei pensa: “E’ andato da un’altra e, siccome si sente in colpa, mi ha comprato i fiori”. Se le fai vedere i messaggi sul cellulare per dimostrarle che non hai scritto a nessuna, lei pensa: “Non ci sono messaggi di nessun’altra perché li ha cancellati apposta perché poi mi voleva far vedere che non ce ne erano”. Qualsiasi dimostrazione tu possa portare per dimostrarle che non ha ragione di essere sospettosa non sarà mai sufficiente.
Quando una persona si trova dentro la dinamica del sospetto, anche la dimostrazione più evidente dell’infondatezza del sospetto diventa una prova a sostengo. Il sospetto è autoimmunizzante: anche la dimostrazione del contrario diventa una conferma.
Così la prova portata dagli scienziati che le scie chimiche non esistono diventa la dimostrazione che gli scienziati sono collusi con i “poteri forti”, che grazie alle scie chimiche stanno avvelenando la popolazione mondiale in modo tale da aumentare la vendita di medicinali e vaccini, oppure (questa è una seconda ipotesi proposta dai complottisti) con le scie chimiche stanno modificando il clima in modo da aumentare i periodi di siccità per favorire la morte delle semenze naturali e così poter diffondere la coltivazione di o.g.m. alieni.
Come si convince una persona che crede in queste teorie complottiste?
Come dicevo se una persona è profondamente convinta di una teoria del complotto niente e nessuno riesce a farle cambiare idea. C’è però un metodo carino per dibattere con un complottista. Visto che una digressione di tipo razionale-scientifica non smonta il suo sospetto, anzi per certi versi lo alimenta, un buon modo è contrapporre alla sua ipotesi complottista un’ipotesi “iper-complottista”.
Un amico del CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscieze) mi ha raccontato che un giorno partecipò ad un convegno di fanatici delle scie chimiche. In quel contesto alzò la mano e, anziché sostenere con un’argomentazione razionale che i loro sospetti sono infondati, disse: “Secondo me la situazione è ancora più grave di quello che state dicendo voi. Le scie chimiche vengono sparse dagli alieni per uccidere gli angeli del cielo”. Tutti rimasero sopresi da un’ipotesi ancora mai proposta prima e, in una fila dietro lui, un uomo disse al suo vicino di posto: “Dovremo dare la possibilità a questo signore di spiegare meglio quello che vuole dire” e l’altro rispose “No, questa cosa degli alieni e degli angeli è davvero troppo”. Interessante no?
D’altronde – se vuoi una dritta strategica – è esattamente ciò che funziona in generale per smontare una persona sospettosa. Torniamo all’esempio della fidanzata. In terapia capita di dover suggerire come bloccare la sospettosità di una fidanzata iper-gelosa (o viceversa) e la manovra che più funziona è la comunicazione paradossale. Quando a lei parte il sospetto: “Sei arrivato in ritardo perché sei stato da un’altra!”, il fidanzato può risponderle seriamente: “Non solo una, in realtà ho fatto visita a tutte le altre cinque fidanzate che ho; vuoi che ti racconti tutti i particolari?”.
In conclusione, lei cosa direbbe a un “complottista”?
Personalmente non ho mai incontrato un “sospettoso” sereno e felice della sua vita, quindi preferisco dir loro la cosa più semplice, ovvero niente. Semplicemente evitarli.
Alessandro Gazzera