Al via “Re-Start Cancer Care”, il nuovo inizio dopo la diagnosi
Offrire alle donne con tumore del seno risposte concrete ai loro bisogni per migliorare la qualità della vita. È questo l’obiettivo di RE-START Cancer Care – il nuovo inizio dopo la diagnosi di cancro. Un progetto pilota che offre corsi gratuiti per le pazienti in trattamento e in follow up. Attraverso lezioni di Tai Chi Chuan, Canottaggio, Teatro, Scrittura Espressiva, Flamenco, Pilates Matwork e Mindfulness/Arte Terapia si incide positivamente sul benessere psico-fisico delle donne per contrastare la malattia.
Per ogni partecipante viene indicato un percorso proattivo, multidisciplinare, basato sull’individuazione di bisogni specifici. Le diverse attività riabilitative vengono selezionate e “personalizzate” per ogni singola donna. Affrontare la sfida della qualità della vita richiede un approccio sinergico che coinvolge discipline mediche e psicologiche. Il progetto Re-Start Cancer Care offre un chiaro esempio di come il lavoro multidisciplinare possa essere efficace in questo contesto.
Dopo un primo colloquio e un questionario vengono identificati i bisogni personali della paziente e proposti percorsi in risposta a tali necessità. L’iniziativa è promossa da Fondazione IncontraDonna e viene presentata oggi a Roma in una conferenza stampa moderata dalla giornalista Paola Ferrari e da Mauro Boldrini. Il progetto ha come partner scientifici l’Azienda Ospedaliera-Università Policlinico Umberto I e l’Istituto Dermopatico dell’Immacolata. Gode inoltre del patrocinio di Fondazione AIOM (Associazione Italiana Oncologia Medica) e di Fondazione Sport City.
“In tutta Italia sono più di 834mila le donne che convivono con una diagnosi di tumore del seno – afferma la prof.ssa Adriana Bonifacino, Presidente di Fondazione IncontraDonna -. Un numero enorme e in costante crescita a causa dell’aumento dei nuovi casi l’anno e dei tassi di sopravvivenza. È noto e provato che oltre alle innovazioni farmacologiche e alla chirurgia, il tumore del seno come tutte le patologie oncologiche, necessiti di una gestione più ampia: alimentazione, attività fisica, soddisfazione dei bisogni psico-sociali sono parte integrante della cura. ”
“L’arte, la scrittura e lo sport sono in grado di ridurre l’ansia, la depressione e lo stress indotti dal cancro. I corsi rappresentano, inoltre, un’occasione per favorire la socialità e lo sviluppo delle proprie abilità”. “Quella alla mammella è la neoplasia più diagnosticata tra le donne in Italia e rappresenta il 30% di tumori maligni femminili – aggiunge Saverio Cinieri, Presidente di Fondazione AIOM -. Inoltre, anche se rara, è una malattia anche maschile. Colpisce, infatti, ogni anno 500 uomini che vivono nella nostra nazione. L’innovazione terapeutica deve andare di pari passo con un’assistenza più specifica, personalizzata e che tenga conto di diversi aspetti.”
“È dimostrato scientificamente da molti studi che svolgere con costanza attività sportiva, e desidero ricordare che il camminare fa bene, ma non va considerata come tale, riduce il rischio di insorgenza di tumore. Non solo, ma riduce anche la probabilità di recidive della malattia e incide sulla percentuale di mortalità”. “La valutazione globale dei bisogni delle pazienti è ancora poco utilizzata nella pratica clinica oncologica – prosegue Andrea Botticelli, Responsabile della Breast Unit del Policlinico Umberto I e Responsabile Scientifico del progetto RE-START Cancer Care -.
“Tuttavia, è ormai necessaria e non più rinviabile un’implementazione in grado di prevedere un approccio personalizzato anche per quelle attività che si affiancano e completano le terapie cliniche. Nel contrasto del tumore mammario, così come per altre neoplasie, i trattamenti sono sempre più su misura del singolo paziente. Abbiamo a disposizione nuovi strumenti diagnostici che ci consentono una migliore selezione delle cure. Questo deve avvenire anche nell’individuazione dei bisogni delle donne e nella successiva proposta di attività ricreative. Alcune pazienti saranno più portate per le attività sportive, altre per il teatro, la scrittura o la danza”.
“Il sostegno a questo importante progetto da parte di una struttura ospedaliera grande e qualificata come il Policlinico Umberto 1 – afferma Fabrizio d’Alba Direttore Generale del Policlinico Universitario – rappresenta a tutto campo che cosa è la presa in carico delle pazienti con tumore al seno. Sono lieto dell’impegno dei nostri medici, infermieri ed operatori sanitari che sanno mettere a disposizione delle donne professionalità e cuore”.
“Siamo lieti di sostenere un’iniziativa importante, innovativa e che vuole aiutare persone che affrontano direttamente o indirettamente un tumore del seno – sottolinea Annarita Panebianco Direttore Sanitario IDI- IRCSS, Roma -. È importante l’utilizzo di indicatori anche per valutare gli outcome percepiti dai pazienti, consentendo quindi di tradurre l’esperienza del paziente in dati misurabili, confrontabili e utilizzabili, nonché l’impatto della patologia sulla vita quotidiana permettendo così una rimodulazione “di precisione” anche dei percorsi di terapia e follow-up. Il tumore al seno è una malattia che può essere contrastata in modo efficace attraverso le cure oncologiche in costante miglioramento. L’attività sportiva e quella culturale possono costituire una terapia aggiuntiva e come tali devono essere somministrate e monitorate da personale qualificato”.
“Lo sport è senza dubbio fatica, sacrificio e contemporaneamente passione, spirito di squadra e gioia – sottolinea Stefano Pantano, schermidore e legend sportivo -. Lo sport per i pazienti oncologici e i loro caregiver è cura, sostegno, riabilitazione, socializzazione”. “Anche in questo nuovo progetto lo sport dimostra tutte le sue grandi potenzialità e gli enormi benefici che può garantire all’intera società – aggiunge Flavio Siniscalchi, Capo del Dipartimento per lo Sport della Presidenza del Consiglio dei Ministri -. L’iniziativa della Fondazione IncontraDonna ha il pregio di aiutare persone che vivono le difficoltà della malattia oncologica; dimostra che l’attività sportiva, unitamente a quelle culturali e ricreative, contribuisce a trasmettere sicurezza a tutte le donne, ma anche ad alimentare nuova speranza.”
“Il progetto non è indirizzato solo alle pazienti – conclude la prof.ssa Bonifacino -. Abbiamo, infatti, deciso di lasciare ai caregiver un 20% del totale dei posti disponibili per i sette corsi attivati. Se i casi complessivi in Italia sono più di 800mila significa che milioni di persone e di famiglie risultano coinvolte dalla patologia oncologica, e anche a loro deve essere offerta una possibilità di supporto psico-fisico. RE-START Cancer Care inizia con oggi e desidero ringraziare tutti gli insegnanti e i partner sportivi e culturali per la loro disponibilità e il loro prezioso contributo alla fase pilota del progetto. Le partecipazioni stanno arrivando numerose sia dai pazienti che dai caregiver. Ci auguriamo davvero che il progetto soddisfi le loro aspettative e che possa quindi vedere l’adesione di altri partner scientifici ed essere esteso anche in altre realtà al di fuori della provincia di Roma”.
Alla presentazione del progetto Re-Start Cancer Care sono intervenuti, tra gli altri, l’attore Francesco Giuffrè e la scrittrice Valentina Farinaccio, rispettivamente insegnanti del corso di teatro e del corso di scrittura. Si ringraziano inoltre Roche, Daiichi Sankyo e AstraZeneca per il contributo non condizionante al progetto.