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Furto tombini: costi e prezzi di vendita della ghisa

Cos’hanno in comune centri come Lissone, Cesano Maderno, Busto Arsizio, Sesto S. Giovanni, Seveso, Roma e Palermo? Sono solo alcune delle località italiane che nelle ultime settimane hanno dovuto fronteggiare una nuova moda, quella del furto dei tombini di ghisa.

 

 

 

IL TOMBINO, O MEGLIO: IL CHIUSINO – Quello che comunemente viene chiamato tombino, in realtà prende il nome di chiusino ed è il coperchio, solitamente circolare o rettangolare, dei pozzetti di linea di acquedotti, di fognature o di quelli a servizio delle linee elettriche e telefoniche.
Possono essere realizzati anche in acciaio, ma indubbiamente il materiale più diffuso è la ghisa, di tipo lamellare o sferoidale.

 

LA GUERRA DEI CHIUSINI – Sembra assurdo, ma questa nuova moda è in grado di creare non pochi problemi alle amministrazioni:

  • Problemi economici che riguardano l’esborso da sostenere per porre rimedio a questi furti: sommando il costo del riacquisto e della manodopera, la sostituzione di un tombino arriva a costare, alle amministrazioni locali, circa 200 euro a pezzo.
  • Problemi di sicurezza: è evidente che un tombino senza coperchio, qualora questa mancanza non venga segnalata repentinamente, possa rappresentare un notevole problema all’incolumità di ciclisti e motociclisti, oltre al rischio che qualche bambino poco accorto possa finirci dentro.

 

GLI EPISODI IN BRIANZA – Sono stati soprattutto tre i comuni brianzoli che sono stati costretti a  dover porre rimedio a questi furti:

  • Lissone: è stato forse il primo comune a dover dare il via alla “caccia ai ladri di tombini”; nell’inverno scorso sono stati circa 57 le grate di ghisa, di circa cinquanta chili ognuna, rubate in poco più di sette giorni. L’esborso per l’amministrazione locale costò circa 20mila euro.
  • Cesano Maderno: i primi episodi si sono visti nel 2010, poi dopo un periodo di stallo nuovi furti nel mese di febbraio; in diverse tappe sono stati circa 20 i tombini rubati nella zona artigianale ai piedi della Milano-Meda. L’amministrazione ha dovuto sborsare 300 euro a chiusino.
  • Seveso: nei mesi di gennaio e febbraio sono stati numerosi gli episodi emersi nel centro città e nella frazione di Baruccana; numerose vie del centro sono state vittime di razzie di piccole bande che rubavano 5-6 chiusini a notte.

 

I RIMEDI DEI COMUNI – Analizzando l’evoluzione dei fatti nei comuni citati precedentemente, si possono mostrare le soluzioni adottate dalle tre amministrazioni locali:

  • Lissone: è stata prevista l’installazione di tombini incernierati al cemento per rendere ancora più difficile lo sradicamento di queste coperture.
  • Cesano Maderno: i tombini rubati sono stati sostituiti con altri imbollunati che possono essere sollevati, ma non staccati.
  • Seveso: la giunta comunale ha deliberato l’istituzione di una taglia di 5000 euro come ricompensa promessa a chiunque sia in grado di fornire informazioni dettagliate su questi episodi.

 

IL PIU’ RECENTE A ROMA – La ghisa sembra essere diventata il nuovo oro, tant’è che questi episodi hanno travalicato i confini milanesi e si sono manifestati perfino a Roma; il 7 aprile nel territorio del Municipio XV mancavano all’appello oltre 100 tombini e 200 metri di griglie di copertura delle acque chiare.

 

IL PESO DEI TOMBINI – Sono diverse le tipologie di chiusini che vengono solitamente installati; spulciando gli elenchi di qualche azienda fornitrice e confrontando le foto con le coperture normalmente installate nelle nostre strade, si evince che i chiusini solitamente hanno un peso che oscilla tra i 50 ed i 70 chilogrammi.

 

IL TENTATIVO DEI LADRI – Se per il rame c’è ancora una nicchia di mercato che consente di guadagnare qualcosa dalla rivendita di oggetti rubati, per la ghisa risulta veramente difficile poter ottenere dei profitti semplicemente asportando tombini.

  • La maggior parte delle aziende non trattano ritiri di ghisa con privati e si affidano direttamente ai rottamai, esigendo comunque un’appropriata documentazione del materiale ricevuto.
  • Gli unici sbocchi per i ladri sono la rivendita a piccoli rottamai che, pur di guadagnare, sono disposti a caricarsi l’onere e la responsabilità di accogliere la ghisa.

 

IL VALORE DELLA GHISA – Contattando alcune aziende del settore si evince che la ghisa ha una quotazione, seppur variabile, di 500 euro alla tonnellata e cioè di 0,5 euro al chilo.

  • È evidente che, se esiste e sono comunque pochi, il rottamaio che riscatterà pezzi di ghisa chiaramente riconducibili a dei tombini li pagherà ancora meno, dovendo cautelarsi dalla responsabilità assunta e avendo poi ulteriori passaggi intermedi prima di poter rivendere questi pezzi ad aziende che li riutilizzano.
  • A questo punto facendo un rapido conto possiamo sostenere che il furto di un tombino di ghisa possa valere, per i ladri, al massimo 3-4 euro.
  • Per guadagnare anche solo 100 euro, i tombini rubati dovranno essere praticamente 30: un’enormità rispetto al reale controvalore ottenibile.

 

FORSE BULLI, NON LADRI – Dall’analisi dei possibili, ma non certi, ricavi emerge che il furto di tombini possa essere riconducibile non a ladri desiderosi di monetizzare un agevole furto, ma piuttosto da zingari o piccoli bulli animati dalla voglia di apparire, nascondendosi nel buio della notte, di mettere a rischio l’incolumità degli utilizzatori delle strade depredate oltre che di creare notevoli danni economici alla comunità locale.

 

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Matteo Torti

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