Giornalista milanese ucciso a Bangkok
Fabio Polenghi era un reporter di 45 anni; aveva collaborato con le maggiori riviste nazionali e internazionali, e il suo lavoro lo portava quasi sempre all’estero. Quando era in Italia, abitava a Milano.
In Italia, la notizia della tragica morte di Polenghi è avvenuta tramite il riconoscimento di un’amica che, secondo quanto riportato dall’Ansa, lo avrebbe visto in un video durante il trasporto in ospedale. Ma lì, purtroppo, il reporter non è mai riuscito ad arrivare.
L’ANTEFATTO – Polenghi era in Thailandia da tre mesi, per svolgere un servizio sugli scontri tra i militari e il gruppo di manifestanti anti-governativi: le camicie rosse. Proprio questi ultimi, il 3 aprile, avevano allestito un presidio nel centro di Bangkok, proteggendosi con barricate e sbarramenti. Ora, i militari erano stati autorizzati a “sparare per uccidere” durante la fase finale dello sgombero della zona, utilizzando mezzi blindati per abbattere tutte le protezioni.
IL DRAMMA – Al momento dello sfondamento delle barricate, Polenghi è rimasto ferito allo stomaco. Subito intervenuti, i colleghi hanno cercato di trasportarlo al Police Hospital con una motocicletta. Proprio in quei secondi, però, tra le due fazioni è intercorsa una sparatoria causata da una resistenza dei manifestanti, e una scarica di proiettili ha centrato il reporter italiano, nonostante indossasse un giubbotto antiproiettili e un casco. Assieme a lui, sembra siano state coinvolte prima altre 5 vittime, e dopo altre 3 (due soldati e un giornalista canadese), a causa del lancio di 3 granate.
ESITO DELL’OPERAZIONE MILITARE – La protesta in Thailandia non è terminata, anche se dopo l’irruzione dei militari il centro di Bangkok è stato sgomberato. Nonostante i capi della resistenza, infatti, prima si siano arresi e successivamente siano stati arrestati, sull’intera città è stato comunque imposto un coprifuoco dalle 20 alle 6 di giovedì. Inoltre, l’ex premier Thaksin Shinawatra ed altre 90 persone sono ricercate con l’accusa di terrorismo: una volta trovati, per loro l’arresto sarà immediato. In Italia, intanto, non rimane che la tremenda sensazione di vuoto lasciata da una morte che non doveva accadere.