L’esposizione al sole durante le vacanze estive può influenzare il microbioma della pelle
È ben noto che la pelle umana ospiti molti batteri, funghi e virus con un ruolo chiave nel mantenimento dell’omeostasi cutanea, ed è altresì assodato che dosi elevate di radiazioni ultraviolette possono danneggiare il DNA delle cellule cutanee inducendo infiammazione e fotoinvecchiamento. Tuttavia, le ricerche sul modo in cui le radiazioni ultraviolette possono influenzare i batteri della pelle in vivo sono relativamente limitate.
Per colmare questo gap di conoscenze un team di ricercatori europei e asiatici ha condotto uno studio finalizzato a esaminare gli effetti sulla pelle dell’esposizione al sole a breve termine, come quella cui siamo tipicamente soggetti nelle vacanze.
I cambiamenti del microbioma
Lo studio, pubblicato sulla rivista Frontiers in Aging, ha suggerito che una maggiore esposizione al sole, o almeno l’abbronzatura, come quella ottenibile durante una vacanza al sole, è associata a cambiamenti a breve termine nel microbioma cutaneo, sebbene sia necessario condurre ulteriori studi per determinare quale sia la causa di questo cambiamento e quali siano le implicazioni per la salute.
Per arrivare al risultato, i ricercatori hanno reclutato 21 residenti nel Nord Europa, di cui 4 uomini e 17 donne, con un’età media di circa 33 anni. Hanno poi raccolto i tamponi cutanei dei partecipanti prima che andassero in vacanza in una destinazione soleggiata per un minimo di sette giorni e hanno quindi raccolto i tamponi subito dopo la vacanza, 28 giorni e 84 giorni dopo.
I partecipanti sono stati divisi in tre gruppi in base al colore della loro pelle un giorno dopo il ritorno dalle vacanze. I gruppi comprendevano coloro che si sono abbronzati durante le vacanze, chi era già abbronzato prima della vacanza e coloro che non si sono abbronzati in vacanza.
Ebbene al termine dell’analisi i ricercatori hanno scoperto che tre batteri costituivano il 94% di tutti i campioni di microbiota cutaneo in tutti i momenti prima e dopo la vacanza: actinobacteria, proteobacteria e firmicutes.
Subito dopo il rientro dalle vacanze, i ricercatori hanno rilevato che i primi due gruppi avevano livelli significativamente più bassi di proteobatteri rispetto al gruppo degli evitanti, che però nei giorni 28 e 84 erano tornati ai livelli precedenti le vacanze. Nel frattempo, i livelli di actinobatteri e firmicutes sono rimasti costanti tra i gruppi in tutti i periodi di tempo.
Insomma, lo studio suggerisce come gli effetti dell’esposizione al sole sul microbioma cutaneo non siano duraturi.
Cosa significa tutto questo
Per quanto infine concerne le implicazioni dello studio, la buona notizia sembra essere che il microbioma della pelle si ricostituisce in breve tempo una volta che la persona rimane lontana dal sole per un po’ di tempo. Dunque, sembrerebbe confermare come esposizioni limitate e di breve durata non aumentino in modo significativo il rischio di eczema o dermatite in modo duraturo.
Tuttavia, non è ancora chiaro se e come l’esposizione ripetuta al sole possa influire sulla pelle per mesi o anni.
L’analisi ha infatti altresì osservato che mentre l’esposizione a breve termine potrebbe non causare troppi problemi per le condizioni autoimmuni o infiammatorie come l’eczema o la psoriasi, l’esposizione ripetuta potrebbe essere più problematica.
Ecco dunque che diventerà interessante valutare in che modo proseguirà lo studio con l’analisi pluriennale del campione.