Sentenza Procacci, 30 di carcere a Domenico Procacci per aver ucciso la sorella con premeditazione
Giunto a sentenza il processo Procacci per l’omicidio della sorella, avvenuto il 28 aprile 2009.
LE ACCUSE DEL PM – Le accuse nei confronti di Domenico Procacci sono state formulate dal PM Letizia Mannella, che ha sostenuto l’imputabilità dell’uomo per aver volontarimente ucciso la sorella e ricca vedova Maria Teresa, ritrovata morta attorno alle 19 del giorno dopo all’interno della sua auto, una Hyundai Accent parcheggiata in viale Sarca.
IL MOVENTE – Sempre secondo l’accusa, il movente dell’omicidio sarebbe da ravvisarsi nei presunti litigi tra i due fratelli per la gestione di un patrimonio di circa10 milioni di euro ereditato un anno prima alla morte del padre. Gli amici della vittima avevano riferito agli inquirenti che la donna aveva manifestato l’intenzione di diseredare il nipote (ossia il figlio di Procacci Pasquale, Antonio) lasciando tutto alla figlioletta di quest’ultimo, al suo cane e a un ente benefico. Inoltre, sempre secondo alcuni testimoni, l’ereditiera avrebbe avuto intenzione di dividere il patrimonio che aveva in comunione con il fratello, per non subirne più le interferenze nella gestione.
LA SENTENZA DEL GIP – Per tale delitto, il GIP di Milano Marina Zelante ha riconosciuto colpevole il fratello Pasquale Procacci accogliendo anche l’aggravante della premeditazione, e formulando quindi una sentenza di 30 anni di reclusione nei confronti dell’imputato.
LA REAZIONE DELLA DIFESA – Il difensore di Procacci, Corrado Limentani, che per il suo cliente aveva chiesto l’assoluzione, dopo aver ascoltato la lettura della sentenza ha commentato: «È una sentenza che non capisco: l’unico indizio era la presenza del dna di Procacci nei guanti in lattice trovati nell’auto ma, a nostro avviso, quel dna era pre-esistente al momento del delitto, poiché il mio assistito ha spiegato di aver sempre guidato l’auto della sorella, facendo anche alcuni lavori di manutenzione con indosso quei guanti».
LA REAZIONE DELL’IMPUTATO – Come non di rado accade in questi casi, alla lettura della sentenza la reazione di Domenico Procacci è stata impassibile.
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