CronacaFeatured

Confronto Sala – Parisi Milano, Sala sottotono davanti a un Parisi che convince

Sala - ParisiSi è concluso pochi minuti fa il confronto tra i due candidati al ruolo di Sindaco di Milano: Beppe Sala e Stefano Parisi. Il dibattito si è svolto in un teatro Parenti più che mai gremito, con la moderazione di Claudio Cerasa, direttore de Il Foglio.
I PRIMI FISCHI – Il confronto si è aperto con una serie di domande flash, per passare poi a concetti che i due manager hanno approfondito in pochi minuti di tempo a testa.
Dura la rottura del ghiaccio per Sala, che davanti al primo scoppio di fischi ha sgridato il pubblico esclamando: “Eh no, siamo qua per lavorare eh, non mi sembra molto corretto; a proposito di rispetto, siamo partiti veramente malissimo. Se volete continuare con i buuu, va bene. Quando posso parlare?”
LA STOCCATA SULLA LEGA – Ci ha pensato Cerasa a riportare il silenzio, e il dibattito è entrato nel vivo. Interrogati sulle diversità identificative tra loro, Parisi ha subito nominato la squadra elettorale, sottolineando che quella di Sala è invece, per larga parte, quella già esistente di Pisapia. Immediato il contrattacco di Sala, che ha ribattuto facendo leva su sull’alleanza tra il rilavale e la Lega: “Io non lo accetterei mai”, ha detto l’ex AD di Expo, definendo Salvini “Uno che insulta e dà del servo al presidente della Repubblica”.
– A seguito di successivi affondi sulla Lega, l’osservazione di Parisi: “Beppe, ma un altro argomento oltre a questo di Salvini, ce l’hai?”. “Ogni coalizione contiene posizioni radicali e posizioni moderate – ha proseguito poi Parisi –. Il radicalismo di Salvini intercetta un malessere vero che c’è in questa società – ha proseguito –, e far finta di niente e condannarlo significa portare quel malessere dal 15% al 40%, come sta succedendo in Francia e in Austria. Quel malessere va invece intercettato, capito e risolto. Salvini – ha specificato il candidato del centrodestra –, non ha spinto perché il candidato sindaco di centrodestra a Milano fosse sovrapposto alle sue posizioni, ma ha insistito perché fosse un moderato, cioé una persona in grado di prendere quei radicalismi che ci sono nella società, che è inutile negarli, e che si può trasformare in soluzioni. Questo significa un sistema maggioritario. Perché dopo il primo turno, si dovrà fare i conti con quei radicali, e allora è molto meglio fare i conti prima, con un programma chiaro e regole chiare, che non fare un accordo puramente tecnico solo per cercare di vincere le elezioni, con fratture che poi rimarranno per i successivi 5 anni, come sono rimaste nella giunta e nel consiglio comunale dell’attuale centrosinistra”.
LE UNIONI CIVILI: PARISI SI INFIAMMA – Chiarissima, in questo senso, anche la replica di Parisi alla stoccata di Sala sulle unioni civili, in merito all’appello lanciato da Salvini ai suoi candidati sindaci, di non celebrarle ma fare obiezione di coscienza: “Nel momento in cui io dovessi diventare sindaco, in quel momento io sarà un ufficiale di Stato civile, e un ufficiale di Stato civile rispetta le leggi. Io ho il coraggio di dirlo ora – si è infervorato Parisi –, perché sono onesto verso i miei elettori, e voglio dire chiaramente ai miei elettori ciò che succederà nei prossimi 5 anni.”
CRESCITA, OCCUPAZIONE E INVESTIMENTI – Il discorso ha poi contemplato gli obiettivi minimi su crescita, occupazione e investimenti dall’estero dei primi 3 anni di mandato.
– Parisi ha parlato di sviluppo urbano, con una continua rigenerazione urbana quale leva fondamentale per un ambiente pulito, per evitare il consumo del suolo e aumentare non da ultimo il verde, in quanto “In questi ultimi anni non è aumentato un solo metro quadrato il verde a Milano, perché la giunta Pisapia ha fatto un piano di governo del territorio che ha bloccato qualsiasi tipo di sviluppo”. La città invece “si deve muovere per generare sviluppo e occupazione, e non bloccare tutto come, nei fatti, ha fatto la giunta Pisapia e i suoi assessori, che oggi sono nella squadra con Beppe Sala”. Parisi ha parlato poi dell’importanza di “dare fiato alle imprese”, che “hanno bisogno di respirare” e di avere una burocrazia più snella.
– Sala ha sottolineato come Milano non sia mai stata “in un periodo così brillante come questo” (e qui un nuovo piccolo scoppio di contestazioni dal pubblico, subito riportato all’ordine da Cerasa); Sala ha proseguito sottolineando come, invece, il centrodestra cerchi di dare l’immagine di una città al collasso, sostenendo come al contrario “gli indicatori dicono che la disoccupazione è diminuita e il turismo è aumentato” e “Milano sta vivendo una stagione molto positiva, ma c’è ancora tantissimo da fare e bisogna cavalcare questa onda”. “Il settore pubblico ha un grandissimo bisogno di privati – ha proseguito il candidato del centrosinistra -, che quando trovano un’idea e un progetto per collaborare ci sono, ed Expo è una dimostrazione, poiché i privati hanno messo circa 370 milioni per partecipare a un evento straordinario da cui hanno avuto un ritorno, e continueranno a farlo con me, perché si fidano della mia capacità di essere progettuale e di essere così determinato per cui le idee si trasformano in progetti e poi i progetti vengono portati casa”.
UNA QUESTIONE SPINOSA: LE TASSE – Cerasa ha chiesto a entrambi un parere sulle tasse;
– “La giunta Pisapia ha aumentato il carico di circa 200 milioni di euro – ha detto Sala –, perché ha finanziato opere straordinarie come le metropolitane e perché ha finanziato gli interessi sul debito”.
– “Le tasse vanno abbassate a parità di bilancio – ha replicato Parisi –, quindi abbasseremo le tasse, ma dovremo prima di tutto ridurre i costi dell’Amministrazione pubblica. Pisapia ha aumentato le tasse del 120%, salite a 700 milioni di euro rispetto al gettito dell’ultima giunta Moratti, quando era di 590 di milioni”. Inoltre, “Non si finanziano gli investimenti con le tasse – prosegue impetuoso Parisi –, perché sennò si fanno dei disastri, e questo è il grande, grave errore che è stato fatto da Pisapia e dal suo assessore al bilancio”. Inoltre “nella spesa sociale sono stati spesi molti più soldi di prima senza mai neanche una gara, perché tutto è stato dato a trattativa privata, e questo ha alimentato in modo importante i costi di questa amministrazione”.
– Rispetto ai trasferimenti depauperati agli enti locali da parte del Governo, attraverso la Città Metropolitana, Parisi afferma poi che ci vuole “un sindaco con la schiena dritta, che vada a Palazzo Chigi, e non un lobbista che abbia buoni rapporti con i ministri”. “Se non cresce l’economia a Milano – conclude la domanda Parisi – non cresce ovunque”.
LE LISTE E I CANDIDATI “DISCUSSI” – L’atmosfera si scalda ancora in tema di liste, quando Cerasa chiede chiarimenti sulle candidature che in entrambe le liste hanno portato scompiglio.
– “Io sono stato molto chiaro – ha voluto sottolineare Parisi riferendosi a un candidato di destra nella lista del Consiglio di Zona –, mentre dall’altra parte ho riscontrato una forte ambiguità. Io ho detto parole chiarissime su questo punto, e il mio candidato non è nelle liste del Consiglio comunale, quindi non potevo negargli la candidatura. Io non capisco cosa pensino Beppe Sala e il PD sulla loro candidata – ha osservato Parisi riferendosi alla candidata musulmana nelle liste per Sala – e mi auguro che si esprimano in modo inequivocabile. Se noi non siamo chiarissimi su questo punto, io penso che rischiamo molto. E la chiarezza delle parole del candidato sindaco è una
tutela per il futuro della città”.
I MIGRANTI: IL PROBLEMA ESISTE, OPPURE NO? – È poi il turno della questione dei migranti: “La penso come Papa Francesco – ha risposto Sala -, ma ciò non vuol dire che non bisogna gestire questo fenomeno”. “Il tanto deprecato Majorino (assessore alle politiche sociali con l’attuale giunta Pisapia, ndr) l’anno scorso ha fatto un’opera straordinaria perché l’anno scorso ne sono arrivati 80.000 e la città quasi non se né accorta” (contestazione dei cittadini).
– “Nella storia millenaria di Milano siamo sempre stati accoglienti – ha specificato ancora Sala –. Il problema c’è e si gestirà con strutture adeguate”.
– La replica di Parisi è iniziata con un riferimento a Pisapia, in quanto il candidato di centrodestra ha spiegato di aver chiesto a Pisapia di creare un tavolo per gestire l’emergenza, fuori dalla campagna elettorale.
– “Forse non se n’è accorto Majorino di quello che è successo l’anno scorso in Stazione Centrale – ha osservato il candidato del centrodestra. – Ho chiesto un tavolo operativo per concordare come agire al di là della campagna elettorale, per avere un accordo da mettere in atto dopo. Chi diventerà sindaco poi lo implementerà – ha continuato riferendosi, ora, a Sala. – Parlare soltanto di accoglienza senza avere la capacità di gestione alimenta odio e insicurezza, con un problema di rifiuto dell’immigrazione. Si tratta di condividere un piano di emergenza che sarà poi messo in atto da chiunque vinca. Accoglienza punto e basta serve solo ad alimentare la paura, una paura che deve essere sciolta. Bisogna cercare di gestire questi problemi, e non fare finta di niente”.
– Secca, in merito, la replica di Sala: “Hai una strana idea di ciò che devono fare i candidati sindaco. Questo è il lavoro del Prefetto, del Questore e del Sindaco. I candidati sindaco facciano i candidati sindaco”.
CULTURA, PRIVATI START UP – Ancora grande apertura alla cultura e ai privati, nonché alle start up da parte di Parisi, che parla di una digitalizzazione dell’Amministrazione con un sistema che renda concreto poter raggiungere obiettivi fondamentali grazie a un modello già attuato in Germania e volto a risolvere la mancanza di Venture Capital in Italia, e il confronto si è avviato al termine.
IL FINALE, CON LE DICHIARAZIONI DI VOTO – Dopo un dibattito che ha visto un Beppe Sala un po’ sottotono, e un Parisi pieno di impeto e passione, il confronto si è concluso con le dichiarazioni di voto chieste da Cerasa ad entrambi i partecipanti.
– Inizia Sala: “Penso che si debba votare per me per tutto il lavoro fatto fino ad adesso dalla giunta e con Expo. Milano vive un periodo assolutamente positivo e io ho personalmente dimostrato l’onestà e la dedizione al lavoro molto molto milanese, e ciò che scrivo nel programma elettorale non sono parole, ma ci metterò la mia grandissima volontà per renderle realtà, e metteremo mano come nessuno ha mai fatto alla Milano della periferia. Se dovessi perdere io riconoscerò come mio sindaco chi verrà eletto e mi metterò al servizio della città, come negli ultimi 7 anni”.
– Ultima parola a Parisi: “A Milano stiamo ricostruendo un programma di governo liberale-moderato, che serve all’Italia e soprattutto, oggi, a Milano. Serve perché è necessario che l’amministrazione comunale liberi le energie positive che ci sono in città, nel senso di persone, aziende, patrimoni, risoluzioni delle fratture. A Milano si può ripartire affrontando i gravi nodi che ci sono nel paese, come una pubblica amministrazione inefficiente, una burocrazia pesante, una pressione fiscale eccessiva. Milano ha bisogno di cambiare passo e accelerare, perché Milano merita un governo aperto e liberale, che creda nel cambiamento, nelle grandi opportunità e nello sviluppo. Noi stiamo ricostruendo le basi culturali di una piattaforma politica, che deve riprendersi, intendendo il liberalismo in modo popolare, e non elitario. Ovunque ci sia un bisogno deve essere risolto, e ovunque ci sia un’opportunità deve essere liberata. Da Milano passerà un grande cambiamento per l’intero paese”.

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio