Agnese di Dio 27 e 28 ottobre, ore 21.00, Teatro Derby, Via Pietro Mascagni, 8
‘Agnese di Dio’ tratta una vicenda che ha tutte le caratteristiche e il fascino dei grandi gialli; il confronto e lo scontro tra fede e ragione aggiunge spessore alla vicenda e, a tratti, ne sostituisce la storia.
Poco alla volta vengono sviscerati i temi con naturalezza e maestria, pronti per essere raccolti dal pubblico.
La valenza dei miracoli – credere o dubitare -, la forza della scienza – che fornisce risposte ma crea nuove domande -, quanto la ragione può dare la felicità se si perde la forza del mistero e, soprattutto, se la ricerca della verità tangibile non tolga poesia rispetto alla verità della fede, sono alcuni dei temi portanti del testo.
In un momento storico di grandi difficoltà umane, nel quale si fatica a vivere perché il relativismo ha spaccato il concetto di valore, un testo come quello di John Pielmeier porta al confronto con se stessi e al proprio bisogno di spiritualità.
Madre Miriam Ruth, una donna che ha vissuto la vita in tutte le sue sfaccettature (moglie, madre, lavoratrice) ha scelto la fede divenendo madre superiora, e Martha Livingstone, una psicologa con una formazione cattolica che ha ripudiato, sono le splendide figure che si contrappongono sulla scena.
Difficilmente si può rimanere distaccati di fronte al conflitto e alla complicità che si crea tra le protagoniste.
Al di sopra di tutto si staglia la figura di Agnese, che assume connotati differenti secondo l’angolazione dalla quale si guarda: santa, carnefice, vittima, divinità.
Al finale si lascia una risposta che arriva potente ma che dà allo spettatore la possibilità di essere interpretata.
Da un’idea di Luca Elmi, la regia è di Andrea Narsi e la traduzione di Flavia Tolnay. Interpreti sono Cristina Cavalli, Ilaria Pardini e Lucilla Tempesti, costumi Luisa Orlotti e Lilla Caprì.
Di Redazione