Economia

L’infinita corsa delle PMI: dalla crisi alla strategia

Intervento di Luciana Ciceri, Presidente di A.P.I. Associazione Piccole e Medie Industrie

Il 2026 si avvicina. Lasciamo alle spalle un anno complesso, segnato da una permanente instabilità geopolitica e da trasformazioni rapide. Le PMI manifatturiere entrano in un’altra fase decisiva: dobbiamo reagire con coraggio, sviluppando nuove competenze e strategie per crescere.

Il sistema produttivo è sempre più affaticato, lo mostrano segnali evidenti che, troppo spesso, non vogliamo vedere.

L’Ufficio Studi di A.P.I. ha rielaborato i dati per fotografare il quadro in cui lavorano le PMI associate.

Tra il 2022 e il 2025 nelle province di Milano, Monza Brianza e Lodi hanno chiuso oltre 3.000 imprese manifatturiere, se ipotizziamo una media di 10 dipendenti, parliamo di una perdita di oltre 30.000 posti di lavoro.

Sono numeri che urlano una deindustrializzazione profonda o una ristrutturazione del sistema produttivo?

Guardiamo alle cause. La politica industriale assente da anni, la fiscalità tra le più alte d’Europa – il 43,1% è il peso del carico fiscale in Italia, 1,9 punti sopra la media UE -, il costo dell’energia elettrica vale 5,4 miliardi in più rispetto alla media UE, la difficoltà nel reperire manodopera qualificata e un accesso al credito non più orientato alle idee e alla capacità imprenditoriale, ma sempre più costoso e selettivo.

Guardando più a fondo, possiamo sommare criticità di lungo periodo: la glaciazione demografica che ridurrà del 20% la popolazione in età lavorativa entro il 2050, una burocrazia che frena il 74% degli imprenditori, tempi della giustizia troppo lunghi e servizi pubblici non all’altezza; un contesto internazionale sfavorevole: l’UE ha perso il 6,8% della quota sul PIL mondiale in vent’anni e i dazi statunitensi rischiano di frenare ancora la crescita. L’automotive, settore chiave della nostra manifattura, continua a contrarsi.

Nonostante questo scenario, nel triennio 2021-2024, in piena crisi tra guerre e inflazione, il PIL italiano è cresciuto in media del +2,1%, contro il +1,6% dell’UE. Infatti, le imprese stanno investendo nella transizione digitale e sostenibile – per alleggerire i costi energetici e per competere a livello internazionale – aumentano l’export, assumono e restano il primo motore occupazionale d’Europa nella manifattura.

Dalla legge di bilancio 2026, che punta positivamente sul rigore, però le PMI si aspettavano un sostegno più deciso, a partire dalla Transizione 5.0 per gli investimenti in tecnologia, una maggiore semplificazione burocratica, azioni per ridurre i costi energetici e misure per il ricambio generazionale.

Se vogliamo far parte del nuovo assetto produttivo, noi imprenditori non possiamo restare soli, la rappresentanza degli interessi è fondamentale. Il ruolo di A.P.I. è sempre più strategico a tutela delle scelte degli imprenditori attraverso progetti per sostenere il fare impresa con strumenti concreti, formazione mirata e occasioni di confronto.

L’anno prossimo festeggeremo 80 anni di attività associativa con lo stesso impegno: riaffermare il valore delle PMI manifatturiere come motore dell’economia lombarda ed essere il punto di riferimento al fianco degli imprenditori per scelte più consapevoli.

Insieme possiamo trasformare le sfide in opportunità per le PMI.

Articoli Correlati

Pulsante per tornare all'inizio