Minacciare l’ex partner non conviene per niente: in merito, per la Cassazione non ci sono dubbi
Chi, una volta finita una relazione sentimentale, non ha mai augurato “ogni male” al proprio ex partner? Secondo quanto stabilito dalla Cassazione contro una ragazza di 27 anni, è decisamente meglio tacere!
La storia è una di quelle vecchie come il mondo: la coppia scoppia e chi viene lasciato si trasforma nella reincarnazione di Freddy Kruger. Minacce, dispetti, magari pure uno scappellotto ben assestato nell’evenienza di trovarsi vicino ai connotati dell’odiato ex.
Tuttavia, non sempre ciò porta a sedare vendette e suturare ferite, e cedere alle lusinghe delle ritorsioni ha procurato solo guai a Maria A., una 27enne dell’Oltrepo’ Pavese che proprio non ha digerito di essere stata mollata da Vittorio C.
I fatti risalgono al marzo di 5 anni fa quando la coppia, dopo una breve relazione, era inesorabilmente “scoppiata” e Lui aveva lasciato Lei.
Ma Lei non aveva incassato il colpo come un’eroina ottocentesca… e aveva iniziato piuttosto un contrattacco in stile “La Guerra dei Roses”, che mirava a stendere ko Vittorio C.
Ora l’iter giudiziario della spiacevole vicenda sembrerebbe conclusosi definitivamente (perlomeno tra le aule del Tribunale), poiché la Cassazione ha convalidato nei confronti della ragazza una multa a 800 euro, oltre al risarcimento dei danni, riferendosi soprattutto alla minaccia pronunciata da Maria nel bar dell’ex fidanzato: “te la faccio pagare!”
Con la sentenza n.23.218 della Prima Sezione Penale si è quindi rigettato il ricorso che aveva fatto Maria A. contro una precedente condanna che le era stata inflitta per ingiuria, minacce e percosse contro Vittorio C. e, il Collegio Giudicante ha stabilito che le ritorsioni messe in atto “per i comportamenti privi di riservatezza lesivi della dignità femminile” che il ragazzo avrebbe avuto nei suoi confronti “durante e dopo” il rapporto sentimentale, non possono beneficiare di uno sconto di pena.
La Suprema Corte ha così condannato Maria A., alla luce delle dichiarazioni dell’ex partner “dettagliate e coerenti” che hanno trovato “piena conferma non solo nelle dichiarazioni dei testi oculari, ma anche nelle parziali ammissioni dell’imputata, che ha riconosciuto di essere stata molto adirata”.
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