Cassazione, non c’è danno morale se l’animale muore per colpa dei veterinari
“La morte d’affezione di un animale per colpa del veterinario non configura la lesione di un diritto inviolabile della persona e, quindi, la Legge non prevede il risarcimento del danno morale patito dal padrone”.
È quanto stabilito dalla Cassazione 3 anni fa in una causa per il decesso di un cavallo.
Ora tale principio è stato richiamato dal giudice civile nel rigettare la richiesta di danni morali avanzata dalla proprietaria della cagnolina Maya, un’adorabile siberian husky di 9 anni operata l’11 marzo 2003 per un tumore alla mammella.
La cagnolina, purtroppo, a causa di un concorso di colpa tra due veterinari è morta dissanguata.
E la vicenda giudiziaria, su cui si sono spesi anche dei periti per svolgere una consulenza medico-legale, ha dato torto alla padrona dell’animale, che esasperata dalla grande sofferenza patita aveva chiesto un risarcimento riconducibile a danni morali.
Così, dopo la morte per dissanguamento dell’animale che aveva accudito e amato per 9 anni, la signora si è vista negare anche la sussistenza di quanto sofferto.
E’ giusto? Non è giusto?
Invitiamo tutti i lettori a esprimere la propria opinione.
Leggi anche:
Vietato l’ingresso in ospedale per i cani guida, e anche i padroni non vedenti rimangono fuori
Gatti uccisi a bastonate a Bareggio, taglia di 5000 euro su chi ha compiuto un tale abominio