Sparatoria Milano e questione sicurezza, le reazioni e il punto delle indagini
Continuano le indagini per risalire al movente del duplice omicidio, avvenuto lunedì 10 settembre 2012, in mezzo ai passanti della movida di Porta Romana, di Carolina Ortiz e del marito Massimiliano Spelta.
La sera stessa dell’omicidio (per tutti i dettagli CLICCA QUI), gli agenti della Squadra Mobile della PS hanno rinvenuto un sacchetto contenente 47 grammi di droga nella camera da letto della coppia; la conferma che si trattasse di cocaina è giunta ieri.
Nonostante siano ancora aperti vari campi di indagine, tra i quali quella del riciclaggio, quella di un episodio “nell’ambito del traffico di droga” ha detto stamani il Questore di Milano, Alessandro Marangoni, al termine della riunione di coordinamento in Prefettura dove era presente anche l’assessore alla Sicurezza di Milano, Marco Granelli (PD), “riteniamo che in questo momento sia l’ipotesi più apprezzabile”.
“Ovviamente non possiamo escludere altre ipotesi”, ha precisato Marangoni, ma “in questo momento l’ipotesi del traffico di droga è quella predominante su altre”.
Dalle indagini intanto emerge una situazione finanziaria poco florida della coppia, almeno per quanto concerne i redditi percepiti regolarmente.
Una somma in contanti, 3mila euro in tutto, è stata trovata in un mobile di casa, lo stesso in cui sono stati rinvenuti i 47 grammi di cocaina, di un grado di purezza pari al 60%.
Intanto, dopo la nuova sparatoria avvenuta in via Giacosa alle 15 di ieri pomeriggio, a neanche 24 ore dall’esecuzione di via Muratori e ancora una volta nel pieno del traffico cittadino, a Milano torna ad esplodere la questione della sicurezza.
In questo senso, molte sono le richieste del ripristino degli oltre 600 uomini dell’esercito impiegati nei pattugliamenti misti varati nel 2008 (secondo i dati della Questura, nelle strade presidiate i crimini erano scesi del 48%), ma eliminati dalla Giunta Pisapia per volere del Sindaco stesso e del suo presidente della Commissione Sicurezza, Mirko Mazzali (SEL).
Era stato proprio Mazzali, infatti, a motivare la richiesta affermando che “Milano non è Beirut”.
Le indagini proseguono.
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di Redazione