L’innovazione e la formazione per il rilancio italiano
I dati recenti sottolineano come il Bel Paese abbia meno scienziati ed ingegneri degli altri stati europei (un quarto di quelli francesi fino ad un ottavo rispetto a quelli tedeschi). Tuttavia la loro redditività è più alta, nonostante il fatto che ricevano un ammontare di finanziamenti, tra pubblico e privato, ben inferiore rispetto ai loro colleghi esteri.
Benché gli investimenti siano ridotti, riusciamo in rari casi a innovare i nostri prodotti e a brevettarli in molti casi. Tra le eccellenze ricordiamo ad esempio il cloud computing (un investimento low-cost) e la stampa 3D (che tuttavia rimane ancora in una fase embrionale). Però la digitalizzazione dei processi e dell’economia è ancora lungi dall’essere raggiunta: infatti la maggior parte delle aziende non comprano né acquistano online. L’Italia rimane un paese manifatturiero che non riesce ad innovare e che, se non cambia il trend in corso, rischia di non mantenere il passo dei suoi maggiori competitor esteri. Da sempre il nostro paese ha attratto meno investimenti rispetto a Francia e Germania anche per via del fatto che queste due economie sono più legate a settori ad alta tecnologia e più complessi come ad esempio la chimica, la farmaceutica, l’elettronica e l’automotive.
La già bassa innovazione che caratterizza il sistema Italia sta registrando addirittura un rallentamento nella fascia delle piccole e medie imprese. Come ben noto, queste stanno attraversando un momento difficile, anche per via della stretta sul credito da parte delle banche, che soffrono nell’economia reale e nei mercati finanziari (come facilmente riscontrabile sui vari broker come IG).
Oltre a ridurre la quota di investimenti in ricerca e sviluppo, si registra una cattiva gestione delle poche risorse a disposizione. Alla luce di ciò, è auspicabile una migliore interazione tra aziende ed università, centri di ricerca pubblici e privati.
Ma non solo: occorre ripartire dalla scuola e dalle università per formare le menti del futuro instradando i giovani ad una digitalizzazione efficiente ed efficace. Altro scommessa da vincere è quella dell’internazionalizzazione che passa a sua volta dall’innovazione e dalla digitalizzazione ma anche da una conoscenza adeguata delle lingue straniere. Da questo punto di vista è raccomandabile per tutti, studenti in particolare, di fare un’esperienza all’estero come l’Erasmus.
I punti chiave per il rilancio del nostro paese sono, dunque, l’innovazione, la formazione, la digitalizzazione e la conoscenza delle lingue. Infatti, mai come ora occorre offrire ancor di più la qualità che finora ci ha caratterizzato a livello mondiale. Tale offerta deve saper mantenere i legami con le tradizioni ma deve allo stesso tempo rimanere al passo con la tecnologia e alle esigenze delle persone.
(foto: Archeologo)