Salute e Benessere

Elogio dello spinello: farsi una canna fa davvero così male? Sentiamo le risposte dei medici

Secondo un’indagine condotta in 272 classi negli istituti superiori delle province di Torino, Biella, Milano, Perugia, Siena, Rieti, Roma, Latina, Foggia e Ascoli, coinvolgendo 4.569 ragazzi tra i 14-18 anni, il consumo di droghe parte già a 11 anni, nella completa inconsapevolezza.

Tra le risposte più frequenti, infatti: “Mi serve per stare bene con gli amici”, “Non sono mica un tossico, smetto quando voglio!”, “Non fa più male di una sigaretta normale”.
Quanto c’è di vero in tutto questo? “Farsi una canna” è davvero dannoso per l’organismo, o è solo un allarme bigotto e perbenista?
Per capirlo, vediamo cosa ci dice la scienza.

QUAL E’ IL PRINCIPALE MOTIVO PER CUI CI SI FA UNA CANNA?

Aspetto mentale “Il principale effetto della cannabis è il senso di disinibizione.” Ci spiega Gaetano Di Chiara, tossicologo e preside della Facoltà di Farmacia di Cagliari.
Per questo hashish e marijuana sono chiamate anche “droghe dal riso facile”: con il loro effetto inducono a cogliere l’aspetto comico di qualsiasi situazione, a ridere, a sentirsi euforici, rilassati, privi di ansie, aumentano la loquacità e consentono di lasciare il pensiero assolutamente libero.
Aspetto fisico L’assunzione di cannabis porta l’aumento di produzione di “dopamina”: un neurotrasmettitore che fissa nella memoria dell’organismo tutto quando provoca piacere, come ad esempio l’assunzione di determinati cibi o bevande. In questo modo l’individuo è portato a ripetere quell’azione.
In condizioni normali, la dopamina viene rilasciata solo la prima volta che si verifica la circostanza; con l’abitudine, il neurotrasmettitore non viene più rilasciato, permettendo al cervello di individuare nuove sensazioni che generino piacere. Le sostanze stupefacenti, invece, riescono ad ingannare il cervello e, presentandosi come uno stimolo di piacere sempre nuovo, provocano conseguentemente un rilascio costante di dopamina, e con essa la sensazione di piacere collegata.
“Occhi, bocca e naso mandano importantissimi segnali al nostro cervello dicendogli di stare attento, desiderare, consumare o provare piacere.” Spiega Gian Luigi Gessa, direttore del Dipartimento di Neuroscienza all’Università di Cagliari. “Quando si è sazi, dicono di smettere per evitare di stare male poiché, lo stimolo naturale, è equilibrato. Le sostanze stupefacenti al contrario generano una sensazione illusoria e falsa. Riescono a creare una “chiave di tolleranza”, cioè un bisogno continuo di nuove sostanze in quantità sempre maggiori, necessarie perché lo stimolo venga sempre interpretato dal cervello come nuovo, producendo così ancora piacere.”

 ESISTONO CONSEGUENZE SULL’ORGANISMO?

Generlmente tv, cinema, deejay e personaggi dello spettacolo, mostrano quanto ci si senta “da sballo” appena ci si fa una canna. Ma come ci si sente una volta passato l’effetto auforico? Ancora bene?

Effetti a breve termine a livello mentale

Subentra un calo nella capacità di attenzione, coordinamento e memoria, soprattutto entro le 12 ore successive all’assunzione. In questo lasso di tempo:

  • è estremamente pericoloso mettersi alla guida di qualsiasi mezzo, poiché i movimenti diventano lenti e scoordinati. Si verificano difficoltà a concentrarsi e incapacità a svolgere attività complesse e di precisione, come ad esempio guidare una moto o un’automobile.
  • è disastroso sia mettersi a studiare, che affrontare compiti in classe o esami, poiché si provano difficoltà a concentrarsi, interferenze con la memoria a breve termine, e difficoltà di apprendimento, di modo che studiare diventa una fatica enorme e completamente inutile, poiché non ci si ricorda praticamente nulla.

“Il principio della cannabis agisce sul cervello nelle zone della corteccia e dell’ippocampo, dove inibisce l’attività della molecola che permette il processo di memorizzazione e apprendimento”, precisa Gessa.

  • l’articolazione del pensiero diventa lenta e confusa, facendosi sostituire da una sensazione di sonnolenza e apatia (le analisi hanno dimostrato che l’elettroencefalogramma di chi ha fumato uno spinello ha un tracciato che assomiglia a quello del sonno e del sogno), di modo che anche seguire una semplice lezione diventa impossibile.

Chi ha assunto cannabis, è fermamente convinto di stare bene, al massimo delle sue potenzialità.” Spiega lo psicologo Furio Ravera, “Per questo è necessario lasciare passare parecchio tempo dall’assunzione, non solo se si è studenti o sportivi, ma anche se si svolgono attività connesse alla vita delle persone come la professione chirurgica e medica in generale”


  • un uso massiccio di cannabis può portare al delirio tossico, scatenare malattie psichiatriche in chi è predisposto e moltiplicare i sintomi di follia negli schizofrenici

Effetti a breve termine a livello fisico

  • aumento del battito cardiaco
  • dilatazione delle pupille e occhi arrossati
  • aumento di appetito (la cannabis fa decisamente ingrassare)
  • bocca impastata o secca
  • nausea, vomito, emicrania, talvolta svenimenti

 Effetti a lungo termine a livello mentale

  • nascita di paranoia, manie di persecuzione, gravi disturbi  dell’umore;
  • grave danneggiamento della memoria e della capacità di apprendimento.

Effetti a lungo termine a livello fisico

  • riduzione degli ormoni sessuali maschili con atrofia degli organi sessuali;
  • azione sul feto con ritardi nella crescita;
  • danneggiamento all’apparato respiratorio (uno spinello non è paragonabile a una sigaretta: rispetto ad essa contiene una quantità di catrame superiore del 400%);

E’ CORRETTO PARLARE DI DIPENDENZA?

Dipendenza significa che la sostanza piace tanto da indurre a ripetere ancora l’esperienza, indipendentemente dalla frequenza con cui lo si fa.” Risponde  ancora Gaetano Di Chiara. “Anche un cibo molto buono è in grado di provocare il rilascio di dopamina e la conseguente sensazione di piacere ma, a differenza dell’assunzione di droga, in uno stato normale, con l’abitudine la dopamina non viene più rilasciata, e l’organismo è libero di ricercare nuove sensazioni di piacere.”
Le sostanze stupefacenti, invece,” aggiunge Gian Luigi Gessa, “ingannano l’organismo e ogni volta il piacere diventa più allettante, lasciando una sensazione di malumore, ansia e depressione se non si assume la sostanza. L’individuo, in questo modo, desidera fortemente ripetere l’azione. E ciò che ne consegue,” conclude Gessa, “è che non ha senso limitare il concetto di “dipendenza” alle sole droghe pesanti o all’assunzione quotidiana di sostanze. Dipendenza, è desiderare ripetere l’azione. Fumando uno spinello tutti i giorni o anche una volta sola alla settimana, al sabato sera con gli amici.

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                                                                                             Di Redazione

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