SOS capelli, con il cambio di stagione la caduta è alle stelle, e aumentano anche le patologie. Ecco i rimedi!
Escludendo la presenza di patologie genetiche o dermatologiche, la crescita dei capelli è di 0,35 mm al giorno, equivalenti a 12-15 cm annui, e a una produzione di 2-4 milioni circa di capelli nel corso di una vita.
Ogni giorno subiamo una perdita fisiologica dei capelli giunti alla fase finale del proprio ciclo vitale; tale caduta è favorita da traumi meccanici come lavaggi e spazzolature: chi pratica lavaggi quotidiani perderà circa 50 capelli ogni volta, mentre, diradando l’azione di shampoo, spazzola e phon, si può arrivare a perdere anche 400 capelli alla volta.
IL MEDICO SPIEGA – Abbiamo consultato il medico chirurgo Eugenio Pasquinucci per fare chiarezza sulla struttura e sul ciclo vitale del capello, in modo da distinguere una sequenza di crescita-caduta sana, rispetto a una patologica.
“Il capello è un organo in miniatura costituito da vari elementi e strutture accessori”, inizia a spiegare il Dr. Pasquinucci, “Si compone di una parte esterna, detta fusto, e una interna, detta radice, che termina con un ingrossamento tondeggiante detto bulbo. E’ proprio dentro quest’ultimo, alloggiato dentro il follicolo pilifero, che si trova la papilla germinativa, ricchi di vasi sanguigni fondamentali per apportare l’ossigeno, e centro di tutte le sostanze nutritive necessarie alla “vita” del capello stesso. In una condizione sana”, prosegue il medico, “il follicolo è circondato da un anello di cellule che, producendo costantemente cheratina, concorrono alla formazione e alla crescita del fusto; il ciclo vitale si articola quindi in 3 fasi (anagen, catagene e telagen), al termine delle quali il capello si stacca automaticamente ‘facendo posto’ a quello nuovo. Per poter parlare di ricambio fisiologico”, conclude il medico, “si deve rimanere entro i 100 capelli caduti al giorno; dopodiché insorge la patologia.”
LE PATOLOGIE PIU’ COMUNI – “Le patologie più comuni in tema di capelli,” riprende il dottor pasquinucci, “si possono dividere in 2 grandi categorie: quelle di origine genetica, e quelle di origine dermatologica.
“Tra le prime, la più diffusa è indubbiamente la calvizie, detta anche ‘alopecia androgenetica’. Oltre a essere causata da una predisposizione ereditaria, può venire implementata da situazioni di stress, alimentazione sbagliata, assunzione di farmaci e un’igiene del capello non idonea. Ciò che accade,” prosegue il medico, “è una progressiva miniaturizzazione del bulbo pilifero che, diventando sempre più sottile, riduce anche la propria forza di ancoraggio al derma. In questo modo, i capelli che nascono sono sempre più fini e inconsistenti, facendo seguire al diradamento una rapida caduta.
“Tra le patologie dermatologiche, invece,” spiega ancora il dottor Pasquinucci, “si possono annoverare la forfora (causata da un ricambio accelerato delle cellule epidermiche che, proprio a causa della velocità, non riescono a raggiungere la piena maturazione prima del proprio distaccamento), e la seborrea (l’eccesso di produzione di sebo ad opera delle ghiandole sebacee collegate al bulbo pilifero).
“Tali patologie, pur non essendo di per sé gravi sono comunque da tenere sotto controllo,” precisa il medico. “Poiché, infatti, sono principalmente correlate alla produzione di ormoni, e possono denotare pericolose disfunzioni. Per questo, in loro presenza, si consiglia di consultare un tricologo o un dermatologo.”
L’AIUTO DELL’ALIMENTAZIONE – “Siccome i capelli sono costituiti per il 65-95% da proteine, e per il rimanente da acqua, lipidi, pigmenti e oligoelementi,” spiega ancora il dottor Pasquinucci, “l’alimentazione è il modo più ‘semplice’ per fornire il giusto nutrimento per una crescita sana ed equilibrata.
“Assumere alternativamente carni bianche, rosse o pesce, almeno 2 volte alla settimana, è un buon aiuto per aumentare la robustezza del fusto, costituito da cheratina, a sua volta costituita da 2 amminoacidi essenziali quali la cistina e la lisina, presenti appunto nel pesce, nel fegato, nella selvaggina e in frutta e verdure crude. Inoltre,” prosegue il medico, “si consigliano i carboidrati (meglio se integrali), ed è di primaria importanza l’apporto del ferro, fondamentale per la sintesi dell’emoglobina del sangue e quindi dell’ossigenazione dei tessuti. Da non dimenticare anche lo zinco il magnesio e il rame, che partecipa al processo di formazione della melanina, ovvero della proteina alla quale si devono le diverse colorazioni dei capelli.
“Se si dovesse notare un diradamento anomalo della chioma, finché non si sia ristabilita un’alimentazione corretta si può ricorrere all’uso di integratori alimentari specifici, costituiti dagli amminoacidi necessari per la sintesi della cheratina, oppure composti da minerali o vitamine A, C, E e H”.
L’AIUTO DELLA COSMESI E DELLA MEDICINA – “Sebbene non curativi, i cosmetici aiutano a ritardare e ridimensionare l’evoluzione naturale delle patologie del cuoio capelluto”, chiarisce il dottor Eugenio Pasquinucci. “Esistono svariati prodotti dall’azione sempre più specifica; facendo solo qualche esempio, possiamo citare shampoo e trattamenti in grado di fornire un ottimo aiuto per riparare la punta sfaldata (tramite la levigazione della cuticola e l’eliminazione dei residui di calcare), per ridurre le zone porose e restituire la lucentezza (grazie agli estratti di perle e pro-vitamina B5), per chiudere le squame e uniformare la fibra capillare (sfruttando l’azione di semi di lino, acidi di frutta e ceramici), nonché ad effetto purificante, anti-prurito e anticaduta.
“All’intensificarsi delle problematiche si consiglia però di consultare tempestivamente un medico, al fine di avvalersi delle tecniche più sicure e d’avanguardia. La ricerca, infatti, non si ferma mai,” conclude il dottor Eugenio Pasquinucci, “e anche contro problemi ritenuti comunemente invincibili, quali ad esempio la calvizie, esistono armi efficaci come le molecole di finasteride e di minoxidil che, se i bulbi capillari sono ancora presenti, possono portare risultati incoraggianti. In assenza dei bulbi, l’unica soluzione rimanente è il trapianto chirurgico.
Valentina Pirovano