La corrida, origini storiche, curiosità, normative europee e posizione delle associazioni animaliste
Nell’ultimo secolo sono morti più di 40 fra toreri e picadores, a fronte di una media di circa 30.000 tori uccisi ogni anno. Da tempo le associazioni animaliste si battono per dire no a questa insensata carneficina che, forte del sostegno delle lobby taurine, continua a essere praticata in alcuni Paesi e aree della Spagna.
ORIGINI STORICHE – La corrida, o più precisamente “corsa de toros” (corsa di tori) affonda le sue radici nella Tauromachia (dal greco “battaglia di tori”), uno spettacolo che ha origini antichissime, presumibilmente intorno all’800 d.C., e oggi come allora consisteva in un combattimento selvaggio fra uomini e bovini (in alcune culture, oltre ai tori venivano impiegati vacche, vitelli o buoi castrati);
– La battaglia era apprezzata da Greci, Etruschi e Romani. In particolare, nell’Antica Grecia si praticava il rito del Tauròlio, durante il quale gli esemplari maschi di toro venivano immolati come omaggio alle divinità sacre. L’uccisione del toro – che, come testimoniano molti affreschi del passato, era considerato un animale sacro – simboleggiava la forza dell’uomo sulla natura;
– Un’altra cerimonia diffusa nell’Antichità era la Taurocatapsia (letteralmente “salto del toro”), durante la quale il sacerdote si scagliava contro un toro in corsa, nel tentativo di afferrargli le corna e sopprimerlo per sacrificarlo alle divinità;
– La corrida come tutti noi la conosciamo risale, però, al XIX secolo, ed è solo nel 1670 che a Siviglia viene aperta la prima scuola di tauromachia dedicata agli aspiranti toreri. Nonostante i tentativi della dittatura Franchista di non trasmettere un’immagine violenta del Paese, la corrida diventa la manifestazione più viva del folclore iberico, la fiesta nacional della Spagna.
CERIMONIALE DI UNA CARNEFICINA – La corrida ha generalmente luogo di pomeriggio e si svolge all’interno di un’arena (“plaza de toros”, piazza dei tori);
– I tori, normalmente sei, sono assegnati a tre “espadas” o “matadores”, che dovranno affrontarli e successivamente ucciderli;
– Il combattimento si svolge sotto la direzione di un presidente, che siede in un palco a lui riservato, e ha inizio con il “paseo”, la sfilata di apertura. Il corteo è suddiviso in tre file: in testa, a cavallo e con i costumi dell’epoca di Filippo II, due delegati del presidente (“alguaciles”), che hanno la funzione di ricevere e trasmettere i suoi ordini ai toreri; a seguire le tre squadre (“cuadrillas”) che affronteranno i tori, composte da un matador, due picadores (giostratori a cavallo) e tre “banderilleros” (giostratori a piedi);
– Il corteo multicolore attraversa l’arena per fermarsi e salutare il presidente. A quel punto inizia il combattimento e il toro viene fatto uscire dalla stalla. L’animale è visibilmente e comprensibilmente inferocito, pronto ad aggredire tutto ciò che incontra lungo il suo cammino;
– Il combattimento vero e proprio si divide in tre parti (“tercios” o “suertes”), rispettivamente affidate ai “picadores”, ai “banderilleros” e ai “matadores”. Al suono delle trombe entrano cavalcando i “picadores”, che montano cavalli appositamente addestrati e hanno il compito di affievolire l’ardore del toro, ferendolo nei muscoli del collo con una lunga asta di legno (“pica”);
– Il tormento del toro non finisce qui: dopo i “picadores” è, infatti, la volta dei “banderillos”, che conficcano le loro “banderillas” (asticelle di legno con la punta di ferro) nel fianco dell’animale;
– La terza fase del combattimento coincide con l’uccisione del toro (“aplomado”). Il matador entra nell’arena con il drappo rosso (“muleta”) e, dopo aver dedicato il toro al pubblico, si accinge a finirlo. Il colpo finale deve essere inflitto con lo stocco e penetrare fra le scapole del toro;
– Il corpo martoriato dell’animale viene, quindi, trascinato lungo l’arena e salutato dalle ovazioni del pubblico delirante.
PERCHE’ LA CORRIDA E’ DA CONDANNARE – La Lav (Lega Anti Vivisezioni), Onlus che dal 1997 si batte per l’abolizione della vivisezione, la protezione degli animali e l’affermazione dei loro diritti, denuncia:
– Prima di entrare nell’arena, il toro è segregato in una stalla buia, dove viene drogato e ripetutamente percosso con sacchi colmi di sabbia. Come se non bastasse, gli viene applicata vasellina negli occhi per annebbiargli la vista e trementina sulle zampe per impedirgli di stare fermo durante il combattimento. Per indebolirlo ulteriormente e impedirgli di respirare, gli viene infilata anche della stoffa nelle narici e nella gola;
– Una volta fatto il suo ingresso nell’arena, il corpo del toro viene martoriato dalle “picas” e dalle “banderillas” che, una volta conficcati nella carne, provocano dolori lancinanti. Il colpo di grazia inferto dal matador con la spada provoca, infine, un’emorragia polmonare, che soffoca lentamente l’animale;
– Il corpo viene trascinato via, spesso ancora agonizzante ma incapace di muoversi. Quando il toro è ancora vivo e cosciente, gli vengono tagliate coda e orecchie, macabri trofei di un’ingiusta vittoria. Il macabro rituale si conclude, infine, con la macellazione.
L’ABOLIZIONE DEL MACABRO SPETTACOLO E GLI INTERESSI ECONOMICI NASCOSTI – Dal primo gennaio 2012 è entrata in vigore la legge che abolisce la corrida dalla Catalogna (le isole Canarie sono state le prime a mettere al bando il sanguinoso spettacolo, già dal 1991);
– La legge, approvata dal Parlamento regionale di Barcellona (68 favorevoli, 55 contrari e 9 astenuti) il 28 luglio 2010, è applicabile solo alla Regione della Catalogna dove però, purtroppo, è presente un’unica “plaza de toros” (nell’intero continente iberico si contano ben 400 arene, ndr);
– Come denuncia anche l’IMAB (International Movement Against Bullfights, Movimento internazionale contro i combattimenti dei tori), la corrida continua, infatti, a essere praticata in alcune aree della Spagna, in Portogallo e in molti Paesi dell’America Latina (come il Messico, dove a fine aprile migliaia di persone sono scese in piazza per protestare);
– L’abolizione universale della corrida del resto, è sicuramente auspicabile, ma non certo di facile realizzazione. Dietro a quello che molti si ostinano a considerare uno “spettacolo folcloristico”, si nasconde infatti un business economico, politico e turistico tutelato da numerose lobby (ricchi latifondisti, mafia taurina, allevatori di bestiame, agenzie turistiche). A conferma di ciò, basti pensare che in seguito all’abolizione della tauromachia varata dal Parlamento autonomo della Catalogna, i proprietari della plaza de toros di Barcellona sono stati risarciti dal governo catalano per un importo stimato tra i 300 e i 500 milioni di euro;
L’INVITO PER I TURISTI: BOICOTTATE GLI SPETTACOLI NON ANDANDO A VEDERLI – Condannando fermamente la corrida, la Lav e l’Enpa (Ente nazionale protezione degli animali) invitano i turisti italiani a boicottare gli spettacoli con animali e a “non accettare la cultura come una scusa per la crudeltà” (più della metà delle corride vengono, infatti, organizzate per dilettare i turisti). Torturare e uccidere il toro, che peraltro è un animale erbivoro e non da combattimento, non significa “vincere il male e le forze avverse della natura”, ma solo sadismo, ignoranza, violenza e barbarie fine a se stessa;
– Quanto al nostro Paese, le due associazioni animaliste ricordano che, in virtù di una serie di disposizioni normative, sono vietati tutti gli spettacoli o trattamenti pubblici che comportano strazi o sevizie agli animali.
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