La musica del Novecento con il Chigiana Percussion Ensemble

Riflettori puntati sul Chigiana Percussion Ensemble in occasione della terza edizione dei Monza Music Meetings, la manifestazione organizzata nel capoluogo della Brianza dall’Orchestra da Camera Canova con l’Accademia Musicale Chigiana di Siena e l’associazione culturale Musicamorfosi con l’obiettivo di fare rete per favorire e facilitare la diffusione della cultura musicale (grazie a concerti, performance, conferenze e incontri con gli artisti) attraverso l’esperienza, l’ascolto e la riflessione.
Venerdì 4 aprile, per la prima volta a Monza, il Chigiana Percussion Ensemble, gruppo di percussioni a organico variabile dell’Accademia Musicale Chigiana di Siena diretto da Antonio Caggiano, per l’occasione in formazione di quartetto (con Giulio Ancarani, Francesco Conforti, Roberto Iemma e Matteo Lelii), si esibirà nella Sala degli Specchi della Villa con un programma dedicato alla musica del Novecento.
In scaletta brani di Philip Glass (Opening), uno degli alfieri del cosiddetto minimalismo americano; John Cage (Trio, che riprende la forma in tre movimenti della classica composizione di musica da camera: Allegro, Marcia e Waltz), Toru Takemitsu (Rain Tree, in cui l’immaginazione poetica segue i flussi musicali apparentemente ininterrotti), Julia Wolfe (Dark Full Ride, composizione che invita al ballo libero), Lukas Ligeti (Pattern Transformation, in cui il materiale sonoro si deforma nel tempo), Giovanni Sollima (Millennium Bug, tra suggestioni di musica globale ed echi di progressive rock), David Friedman & Dave Samuels (Carousel, dalle atmosfere jazz) e Steve Reich (Drumming caposaldo del minimalismo americano e del repertorio percussionistico moderno).
Il concerto del Chigiana Percussion Ensemble
Offrirà agli spettatori un racconto sul concetto che per i compositori del Novecento ha rappresentato il principale oggetto di interesse filosofico ed estetico: il rapporto fra l’ordine del tempo, la sua mobilità irrefrenabile e la posizione dell’ascoltatore al suo interno. Si può dire che dal secondo Dopoguerra in poi, da una parte e l’altra dell’Atlantico settentrionale, quasi tutti abbiano tentato di dare una risposta propria e originale al dilemma dell’alterità fra il tempo musicale e quello in cui scorrono le nostre vite.