Salute e Benessere

Aids e Hiv, le nuove scoperte del San Raffaele di Milano per elaborare una cura

Lo studio è stato pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS), una delle più importanti riviste scientifiche internazionali: il lavoro è stato svolto da un team di ricercatori coordinati da Maria Vittoria Schiaffino dell’Istituto Scientifico Ospedale San Raffaele e da Guido Poli dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano.

 

LO STUDIO: COME SI DIFENDONO, LE CELLULE, DALL’ATTACCO DEI VIRUS? – Lo studio, principalmente svolto nelle due istituzioni rispettivamente da Ilaria Palmisano e Giulia Della Chiara (primo e secondo autore), in collaborazione con Antonello Mai dell’Università “la Sapienza” di Roma, indaga i meccanismi molecolari con cui le cellule si difendono da virus e da altri parassiti genetici (tra cui alcuni dei vettori utilizzati in terapia genica) che si inseriscono nel genoma.

 

L’ANALISI DEL COMPORTAMENTO DEL VIRUS HIV, RESPONSABILE DELL’AIDS – È da tempo noto che in presenza di DNA virale, o comunque estraneo, le cellule dei mammiferi si attivano spegnendo le sequenze esogene, al fine di impedirne l’espressione e la diffusione.

– Tale meccanismo protettivo presenta però alcuni inconvenienti, poiché riduce l’efficacia delle terapie antivirali.

– I ricercatori hanno esaminato, in particolare, il virus HIV-1, responsabile dell’AIDS.

– Dopo essersi inserito nel genoma cellulare, HIV viene spento in una percentuale dei casi, andando a costituire una riserva di cellule infettate invisibili e quindi non attaccabili, né dal nostro sistema immunitario, né dalla terapia antivirale corrente.

 

LA SCOPERTA: UNA NUOVA STRATEGIA PER AFFRONTARE IL PROBLEMA – Il team del San Raffaele ha identificato un nuovo meccanismo epigenetico che permetterà di disegnare una possibile strategia per affrontare questo grave problema.

– Secondo quanto spiegato, infatti, è stato scoperto che, quando vengono deprivate di componenti necessari per la loro crescita (ad esempio gli aminoacidi essenziali), le cellule riattivano il DNA esogeno prima silenziato

 

L’ELEMENTO CRUCIALE: L’ENZIMA “ISTONE DEACETILASI 4” – Un elemento cruciale in questa risposta cellulare è dato dall’inattivazione di un enzima, chiamato “istone deacetilasi 4 (HDAC4)”, che normalmente contribuisce alla regolazione epigenetica dell’espressione dei geni.

– La soppressione della sua attività determina sorprendentemente anche la riaccensione delle sequenze virali estranee al genoma.

 

PROTOCOLLI SPERIMENTALI PER ELIMINARE IL VIRUS HIV – Poiché per questo enzima esistono già inibitori specifici, essi potrebbero essere ulteriormente sviluppati per protocolli sperimentali finalizzati alla cura, ovvero dell’eradicazione, di HIV.

 

IL COMMENTO DEL PROF. GUIDO POLI – Il professor Guido Poli, responsabile dell’Unità di Immunopatogenesi dell’AIDS e impegnato proprio in questi giorni nella presentazione dello studio alla Conferenza Mondiale sull’AIDS di Washington commenta:

– “L’attuale terapia antivirale disponibile contro l’HIV è assai efficace nel controllare e bloccare la diffusione del virus attivato, ma non riesce a riconoscere ed eliminare le cellule infettate in cui il virus è temporaneamente spento (latente). Quindi non è possibile arrivare a una vera guarigione, perché il virus latente può sempre riattivarsi a seguito della sospensione della terapia, come in effetti avviene nella maggioranza dei pazienti”.

– L’utilizzo di inibitori specifici dell’enzima HDAC4 potrebbe invece, associato alla terapia antivirale, riattivare i virus latenti rendendoli visibili e quindi eliminabili, limitando gli effetti tossici sull’organismo, dato che nello studio del San Raffaele gli inibitori di HDAC4 si sono dimostrati, almeno in vitro, ben tollerati dalle cellule.

 

IL COMMENTO DELLA DOTT.SSA MARIA VITTORIA SCHIAFFINO – Maria Vittoria Schiaffino, genetista e biologa cellulare, conclude: “la scoperta di un efficiente meccanismo molecolare che regola la riattivazione del DNA estraneo all’interno della cellula ha una potenziale ricaduta importante anche per la terapia genica, perché l’utilizzo di farmaci che inibiscono l’enzima (o altre strategie utili a inattivarlo) potrebbe evitare che le cellule spengano i vettori virali utilizzati a scopo curativo, aumentandone così l’efficacia a lungo temine”.

 

INFORMAZIONI – Per ulteriori informazioni:

– Fondazione San Raffaele del Monte Tabor,

– via Olgettina 60,

– 20132 Milano,

– telefono 02-26.431

 

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di Redazione

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