Pil Italia, cos’è, cosa misura, le stime Istat e la situazione dell’Eurozona
L’Istat ha diffuso nel pomeriggio di ieri le stime del Prodotto interno lordo italiano per il terzo trimestre 2013. Le previsioni parlano di un – 0,1% e mettono in evidenza il nono calo congiunturale consecutivo del Pil italiano. L’unica nota lieta è che la caduta del Pil è rallentata se si analizzano gli otto periodi precedenti.
LE STIME DELL’ISTAT – Nonostante il terzo trimestre del 2013 rappresenti il nono periodo consecutivo negativo, il Pil sta vedendo un rallentamento della sua decrescita. In Italia, nei mesi luglio-settembre, il Prodotto interno lordo è calato dello 0,1% rispetto al trimestre precedente e dell’1,9% rispetto allo stesso periodo del 2012.
– Prosegue il lento recupero del Pil che era reduce, nel secondo trimestre dell’anno in corso, da una variazione negativa dello 0,3%. Dato migliore delle attese che erano fissate ad un calo dello 0,2%.
– L’Istat spiega che il calo rispetto al trimestre precedente è motivato dalla “sintesi di una diminuzione del valore aggiunto nei comparti dell’agricoltura e dei servizi e di un aumento del valore aggiunto nell’industria”.
COSA SUCCEDE NEL RESTO D’EUROPA? – Non solo Italia. Nella giornata di ieri, infatti, sono stati pubblicati i dati delle principali economie dell’Eurozona.
– Rallenta la Germania che nel terzo trimestre mette in mostra una crescita del Pil dello 0,3% rispetto al trimestre precedente quando era aumentato dello 0,7%.
– Trend molto simile al nostro per la Francia che nel periodo luglio-settembre, vede una contrazione del Prodotto interno lordo dello 0,1% contro una crescita dello 0,5% nel secondo trimestre dell’anno. Economisti delusi visto che la release è stata disattesa: si prevedeva un Pil sostanzialmente pari al periodo precedente.
– Notizie positive arrivano da Olanda e Portogallo. La prima vede l’uscita dalla recessione con un Pil aumentato dello 0,1% rispetto ad aprile-giugno (su base annuale resta il calo dello 0,6%), mentre l’economia lusitana è aumentata dello 0,2% anche se su base tendenziale cede l’1%.
– Nel complesso, l’Eurozona ottiene risultati in miglioramento anche se negativi: il Pil del 2013 dovrebbe attestarsi ad un – 0,4% contro il precedente – 0,6%; nel 2014 dovrebbe tornare la crescita: + 1%.
– Discorso molto diverso per Regno Unito e Stati Uniti cresciuti, rispettivamente, dello 0,8 e dello 0,7% nel terzo trimestre rispetto al periodo precedente.
SCOPRIAMO IL PIL – L’acronimo Pil sta per Prodotto interno lordo. Si tratta del valore complessivo dei beni e dei servizi finali che vengono prodotti all’interno di un Paese in un definito intervallo di tempo. Sostanzialmente il Pil rappresenta il benessere di uno Stato.
– Nel computo del Pil rientrano quindi tutti quei beni o servizi finali che vengono prodotti nel Paese in questione, a prescindere dalla nazionalità dell’azienda che li produce. Quindi nel Pil vengono conteggiati i profitti realizzati in Italia da imprese straniere, mentre non vengono contati i profitti realizzati dalle imprese italiane all’estero.
– A partire dal Pil si può ottenere il reddito pro-capite che è calcolato come il rapporto tra il Pil di un Paese ed il numero di cittadini che vi risiedono.
CHE INFORMAZIONI CI FORNISCE? – L’andamento del Pil è una misura macroeconomica molto importante che ha dei riflessi sia sul reale che sullo scenario finanziario visto che è in grado di sintetizzare l’andamento dell’intera economica in un semplice numero.
– Una crescita imprevista del Prodotto interno lordo ha sicuramente degli effetti positivi per i mercati azionari, dal momento che implicitamente porta con sé un aumento degli utili aziendali e, quindi, dei prezzi di tali titoli.
– D’altra parte un aumento imprevisto ed eccessivo non è valutato altrettanto positivamente visto che può condurre ad una rapida crescita dell’inflazione.
LE CRITICHE – Parlando di critiche al Pil non si può non citare parte del discorso tenuto da Robert Kennedy il 18 marzo del 1868 alla Kansas University.
– “Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell’indice Dow Jones né i successi del Paese sulla base del Prodotto Interno Lordo. Il PIL comprende l’inquinamento dell’aria, la pubblicità delle sigarette, le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine del fine settimana… Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari. Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione e della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia e la solidità dei valori familiari. Non tiene conto della giustizia dei nostri tribunali, né dell’equità dei rapporti fra noi. Non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio né la nostra saggezza né la nostra conoscenza né la nostra compassione. Misura tutto, eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta”.
– Un altro aspetto che viene criticamente imputato al Pil è di non considerare il derivante dalle attività a titolo gratuito (settore non-profit) e di considerare qualsiasi transazione come positiva, anche quelle derivanti da criminalità o da catastrofi naturali.
QUALCHE ALTERNATIVA AL PIL – Se il Pil viene spesso criticato per gli elementi descritti nel paragrafo precedente, ecco che nel corso degli anni gli studiosi hanno individuato alcune alternative.
– Tra queste possiamo menzionare il Prodotto interno lordo verde; sviluppato in alcune province della Cina, consente di tenere in considerazione le conseguenze ambientali derivanti dallo sviluppo economico.
– Merita una citazione anche la Felicità nazionale lorda (Fil) o l’Indice di sviluppo umano. Per il primo l’esempio tipico è quello del Bhutan, un piccolo stato montuoso dell’Asia che adotta questo indicatore per misurare il benessere della popolazione.
– Il secondo, l’Indice di sviluppo umano, è stato sviluppato nel 1990 da Mahbub ul Haq e dall’economista indiano Amartya Sen. L’Organizzazione delle Nazioni Unite lo adotta dal 1993 per misurare la qualità della vita dei Paesi membri. Negli ultimi dieci anni sono stati soprattutto Islanda e Norvegia a comandare questa speciale classifica.
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Matteo Torti